La valutazione appare spesso come un momento del lavoro dell’insegnante costretto e irrigidito all’interno di un insieme di assiomi, convinzioni implicite, consuetudini, rituali che impediscono qualsiasi ripensamento e modificazione dei propri comportamenti. Si tratta di una vera e propria zona franca, rinchiusa all’interno di mura impenetrabili che, da un lato, tentano di proteggere nei confronti di possibili attacchi esterni (colleghi, allievi, genitori …), dall’altro inibiscono qualsiasi potenziale cambiamento. Il risvolto paradossale, ma forse anche il grimaldello attraverso cui provare a smuovere qualcosa, è che molti insegnanti vivono la valutazione come qualcosa di insoddisfacente, riduttivo, squalificante, ma non riescono a liberarsi da questi lacci, innanzi tutto mentali, che limitano la loro azione.
Per queste ragioni risulta urgente, e non solo per le innovazioni normative introdotte con il DL 62/2017 sia nel primo che nel secondo ciclo di istruzione, problematizzare e mettere in discussione alcune tipiche scorciatoie con cui la scuola tende ad affrontare il proprio compito valutativo; laddove il termine “scorciatoie” vuole richiamare la ricerca di soluzioni al problema legittimate dalla consuetudine ma drammaticamente inadeguate ad affrontare in termini professionali il delicato momento della valutazione scolastica.
Proviamo a richiamarne alcune particolarmente evidenti:
Il primato della quantificazione. Il processo valutativo viene visto in chiave “ragionieristica”, lo sforzo pare tutto teso a tradurre in numeri o percentuali l’apprendimento dei propri allievi, come forma di autotutela e di protezione della responsabilità valutativa dietro il manto della presunta scientificità e imparzialità del numero.
Il voto come unico codice valutativo. Andando oltre il dettato normativo, che vincola all’uso del voto solo nel momento del giudizio conclusivo, la scala in voti diviene spesso l’unico modo con cui comunicare la valutazione: dal compito a casa, al lavoro in classe, alla prova di verifica intermedia; più realisti del re, si potrebbe commentare.
Il giudizio come sommatoria dei voti. Il giudizio valutativo di fine anno diviene la sintesi, più o meno aritmetica, di un insieme di prestazioni dello studente nel periodo considerato; ci sono gli esiti delle verifiche periodiche, si tratta di metterli insieme per arrivare ad un giudizio complessivo. L’esclusiva attenzione alle prestazioni, in particolare a livello di formazione di base, lascia in ombra lo sviluppo dei processi (cognitivi, metacognitivi, affettivi, relazionali) che risultano centrali nella maturazione di una competenza; può essere legittima a livello agonistico, ma non in ambito formativo.
L’archetipo dell’esame. Una prova valutativa viene naturalmente associata ad un setting asettico ed isolato, nel quale lo sforzo dell’insegnante è teso ad isolare potenzialmente l’allievo dal resto del mondo, lasciandolo solo con la sua mente e il foglio da completare. In una prospettiva di competenza questa ambientazione valutativa risulta incongruente, in quanto l’essere competenti si manifesta anche nel saper usare funzionalmente al proprio scopo le risorse e i vincoli del contesto in cui ci si muove: l’asetticità del contesto, quindi, impoverisce la prova valutativa anziché rafforzarla!
Lo studente oggetto di valutazione. Nella dinamica valutativa lo studente tende ad essere relegato ad oggetto della valutazione, senza alcuna possibilità di essere coinvolto nel processo che conduce al giudizio; il massimo diritto che è riconosciuto è quello all’informazione. Tutto ciò non può che rafforzare le dinamiche deresponsabilizzanti con cui gli allievi si approcciano alla valutazione, di inganno e di elusione, in puro stile “io speriamo che me la cavo!”.
Ce n’è abbastanza per invitare gli insegnanti e la scuola reale ad una pausa di riflessione su qualche domanda di fondo: cosa significa valutare gli apprendimenti? Come integrare il proprio compito formativo con quello valutativo?
A tale proposito con Deascuola ho sviluppato un corso online che vuole essere un momento di riflessione e di formazione sul grande tema della valutazione.
Il corso, dal titolo Valutazione per competenze, partirà a breve e consiste in un percorso formativo di tipo laboratoriale supportato da un tutor che consente di fare i conti con i significati e le conseguenze operative di un riorientamento della valutazione degli apprendimenti in una prospettiva di competenze.
Questa proposta formativa si caratterizza come un percorso di accompagnamento alla costruzione di strumenti valutativi utili ad accertare e valutare le competenze degli allievi: compiti autentici, strumenti autovalutativi, strumenti osservativi, rubriche di competenza.