Voci: significati e rappresentazioni della ricerca nella biografia formativa di studentesse e studenti

Voci: significati e rappresentazioni della ricerca nella biografia formativa di studentesse e studenti

L’articolo che segue è il quinto di una serie che racconta l’evoluzione del progetto di ricerca Il corpo e la percezione della corporeità, avviato nel Liceo delle Scienze Umane Erasmo da Rotterdam di Sesto San Giovanni, in collaborazione con la professoressa Angela Biscaldi dell’Università degli studi di Milano. Esso si propone come una sorta di “riassunto” dell’esperienza da parte degli studenti e delle studentesse che vi hanno preso parte in veste di ricercatori e ricercatrici. 

Gli articoli che raccontano le fasi precedenti del progetto sono Identità, ricerca e crescita formativa al Liceo delle Scienze umane; Costruire equilibri. Organizzare un laboratorio co-curricolare di metodologia della ricerca; Il corpo come luogo di narrazione autobiografica; Il corpo come luogo di narrazione autobiografica: gli strumenti di ricerca.  

Durante tutto il percorso, e in modo più sistematico al termine di esso, abbiamo scelto di aprire uno spazio di riflessione metacognitiva per dare l’occasione agli studenti ricercatori e alle studentesse ricercatrici di mettere a fuoco il significato di questo itinerario nella loro biografia di formazione, in modo da cercare e trovare le parole per comunicarlo ad altri e a se stessi. Svariati sono stati i contributi, note di una melodia in uno spartito articolato e complesso. 

Qui di seguito riportiamo alcune di queste voci in rappresentanza di tutte le studentesse e gli studenti ricercatori, grazie ai quali questo progetto è diventato fatto, esperienza, processo formativo, orientativo, culturale.

L’anno scolastico 2023-2024 ha visto noi, studenti e studentesse delle classi 4^ del Liceo delle Scienze Umane Erasmo da Rotterdam, lavorare ad un progetto di ricerca con l’appoggio delle nostre insegnanti e della prof.ssa Biscaldi, antropologa e docente universitaria della Statale di Milano. (Noemi)

Questa esperienza ci ha permesso, come studenti di 4^ superiore, di entrare in contatto con un ambiente diverso, quello universitario, e abbiamo compreso quanto sia complesso organizzare e svolgere una ricerca. […] (Mohamed)

Abbiamo vissuto la ricerca a 360°, non solo le parti più “interessanti”, ma anche quelle più “macchinose” ed infine le parti più umili, ugualmente necessarie al fine della ricerca. (Giulia)

Questa esperienza […] mi ha fatto acquisire una consapevolezza rispetto a ciò di cui c’è bisogno per fare ricerca: molta dedizione. Ho imparato in particolare che la chiave per questa dedizione è la curiosità, non a caso l’elemento di partenza di una ricerca è proprio una domanda che, per quanto semplice possa sembrare, richiede un intenso lavoro analitico. (Emanuela)

Ci siamo ritrovate con delle responsabilità a cui erano connesse delle competenze da acquisire. (Alessia)

L’apprendimento è stato esperienziale e laboratoriale. (Letizia) 

[Fare ricerca] ci ha permesso di capire, per esempio, cosa si cela dietro a ciò che noi sembra un banale questionario, frutto in realtà di un lavoro costante, impegnativo e tutt’altro che semplice. (Alice)

 [Abbiamo colto] l’importanza della pianificazione, del rigore metodologico. (Arianna). 

L’analisi quantitativa mi ha particolarmente colpita perché ho capito quanto la matematica sia importante per la rappresentazione dei fenomeni socio-antropologici. (Giulia)

Questa ricerca mi ha permesso di esplorare un tema di attualità particolarmente “delicato” da un punto di vista antropologico, a partire da due domande: come e perché il corpo racconta di sé e […] di decentrarmi, per “stare” nel punto di vista di chi avrebbe dovuto rispondere alle domande del questionario e “stare” nel punto di vista mio di ricercatrice, lasciandomi provocare dagli altri punti di vista, quelli del campione e quelli delle mie/miei compagni e compagne ricercatori/ricercatrici.(Letizia) 

Siamo riusciti a raccogliere dati, punti di vista che ci hanno aiutato a comprendere come il corpo venga percepito e vissuto dal nostro campione delle classi 1^ e 5^ del nostro Istituto. (Mohamed)

Trattare questo tema in un confronto tra studenti e docenti ci ha permesso, in un certo senso, di “normalizzarlo”. Confidiamo nel fatto che la sensibilizzazione che portiamo avanti parli non solo ai ragazzi ma anche agli adulti. (Ludovica)

Ho potuto apprendere l’importanza della condivisione delle idee e del confronto con i miei compagni, sviluppando così abilità di ascolto attivo e collaborazione, elementi essenziali per il raggiungimento di un obiettivo comune. Questo mi ha reso più consapevole dell’importanza del lavoro di squadra. Questo lavorare insieme, essendo persone con diverse prospettive, mi ha insegnato a valorizzare le differenze. (Martina)

Per quanto abbia trovato interessante questo lavoro e per quanto mi abbia arricchita, ho capito che la ricerca non è la mia strada; quindi, è stato formativo anche dal punto di vista dell’orientamento. (Irene)

Dal non saperne proprio niente del lavoro del ricercatore sono arrivata ad esserne affascinata, in particolare mi affascina la motivazione che spinge ricercatori e ricercatrici: sentire la necessità di interrogarsi su un tema e trovare delle risposte che possano giovare non solo ai diretti interessati. Questo scopo lo trovo bellissimo. (Francesca)

Questo progetto […] ha rafforzato la mia determinazione di perseguire un futuro in cui possa continuare a esplorare e scoprire. (Martina)

Le voci degli studenti e delle studentesse raccontano, dunque, del significato biografico e formativo del fare ricerca come processo di produzione e trasmissione culturale per abitare la contemporaneità. Il percorso, infatti, è stato anche un rilevante itinerario di orientamento, inteso come intreccio di conoscenze, competenze, cura, responsabilità per diventare consapevoli che una scelta […] non riguarda solo “cosa mi interessa” e “che cosa voglio fare”, ma anche “chi sono” e “che contributo posso dare” alla costruzione di futuri scenari di vita responsabile.

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