La rubrica Insegnare latino oggi offre spunti di riflessione e suggerimenti utili per una didattica coinvolgente e innovativa, ma soprattutto per ridare centralità a una materia così importante. Grazie al contributo di docenti e di esperti ed esperte di didattica del latino, ogni mese viene lanciata una proposta utile per la discussione e il lavoro con le classi del biennio e del triennio.
Ci sono tanti motivi per mettere in scena uno spettacolo in latino: far sentire allo stesso tempo l’alterità e la vicinanza del mondo antico, insegnare la lingua, emozionare, incuriosire, trasmettere il messaggio che ci si può capire anche parlando lingue diverse, persino morte. Vindices – spettacolo in lingua latina ispirato al Titus Andronicus di William Shakespeare, andato in scena alla Casa del Teatro Ragazzi e Giovani di Torino il 16 e 17 febbraio 2023 – nasce per tutti questi motivi, ma soprattutto dal desiderio di trovarne sempre di nuovi.
“Ho capito che i latini (sic) erano umani”, “Il latino mi fa meno paura”, “Il latino non è così noioso e difficile come sembra”, “Mi ha fatto piacere il latino”. Questo hanno scritto alcuni studenti e studentesse delle scuole superiori dopo aver assistito a Vindices.
È per loro che è nato lo spettacolo, per far loro sentire sulla scena, più che comprendere sui banchi, che il latino non è un monstrum, non è una lingua da subire come una punizione e da studiare con passività e noia, ma una lingua da comprendere, prima che da tradurre.
Nel 2021 Schola Humanistica, istituto per lo studio della cultura classica, indice un bando per spettacoli originali interamente in lingua latina; Ermanno Malaspina, ordinario di Lingua e letteratura latina all’Università di Torino, me lo segnala. Dopo un iniziale tentennamento – perché mai fare uno spettacolo in latino? – la risposta viene dall’individuazione del pubblico: l’operazione avrebbe avuto senso se si fosse rivolta a chi il latino lo sta faticosamente imparando, considerandolo “noioso”, “difficile”, “un inferno”, “inutile”. Per far loro percepire che, se smettiamo di guardarlo con diffidenza, può divenire nostro amico, un potenziale alleato nell’affrontare la vita. O, almeno, il liceo.
William Shakespeare ci ha fornito come punto di partenza per il nostro adattamento il Titus Andronicus, la sua prima e più cruenta tragedia, una storia coinvolgente che abbonda di riferimenti ad autori classici che ci consentono, a partire dal testo, di allargare lo sguardo ad altri aspetti della latinità.
Al concorso, nell’estate 2022, vinciamo una somma di denaro, altri sostegni economici arrivano dalla Fondazione TRG e dall’Università di Torino e così possiamo finanziare lo spettacolo. Andiamo in scena con il “tutto esaurito” per accendere gli occhi di novecento spettatori e spettatrici, facendo loro sentire il latino come “una vera lingua e non come qualcosa di inutile”.
E questo è soltanto l’inizio.
Fotografia nell’articolo di Virginia Mingolla