Camminare all’indietro per orientarsi

Camminare all’indietro per orientarsi

Il senso dell’orientare e dell’orientarsi come narrazione di sé

L’esistenza non è una realtà fissa, già data, ma un’apertura all’insieme di possibilità tra le quali si sceglie. Dare senso all’esistenza, comprenderne il significato, ha un importante valore orientativo: significa riflettere sulla natura soggettiva per sceglierne la destinazione, riconoscere gli obiettivi, le priorità, i valori che si vogliono esprimere, il ruolo che s’intende mettere in gioco nella relazione con le altre persone, ciò che si progetta di essere, ciò che s’inventa di essere. L’individuo infatti è ciò che ha da essere in quanto possibilità ed esistenza, intesa come uno stare al di fuori, al di là di sé nella dimensione della progettualità, in una continua e circolare attesa di senso. Un senso che la tradizione ermeneutica colloca all’interno dell’individuo stesso e della sua possibilità di autodeterminarsi e di costruire significati attorno alle esperienze. L’orientarsi si colloca dentro questo processo di costruzione di sé: un processo che richiede un’analisi del proprio percorso per proiettarsi nel futuro, una messa in discussione del significato delle proprie scelte nella loro dinamica esistenziale passata, presente e futura. Orientarsi è da concepirsi come una pausa nella vita per analizzarne le traiettorie, per rappresentarsi scenari di vita possibili, per raccontarsi integrando parti di sé con il mondo. Narrare di sé è darsi forma, è camminare all’indietro (C. Josso C., Formarsi in quanto adulti: sfide, rischi, poste in gioco, risorse e difficoltà, in Adultità, 2, 1995, pp. 23-32) rileggendo la propria storia e ri-attribuendole valore e significato. Attraverso la memoria il vissuto è ri-memorato per costruire il proprio futuro. 

In questo senso è significativo l’utilizzo delle storie di vita, tipiche dell’orientamento narrativo, attraverso le quali stimolare il soggetto a diventare attore/attrice della propria storia: ripercorrendo parti della propria esistenza è possibile scegliere e dare significato al progetto futuro, riscoprire la propria natura per coglierne la destinazione possibile.

Questa prospettiva autorale, nel processo di scelta, è l’obiettivo dell’accompagnamento orientativo che figure adulte – insegnanti, genitori, educatori/educatrici – possono svolgere. Orientare significa infatti accompagnare gli studenti e le studentesse verso l’acquisizione di competenze auto-orientative per affrontare i processi di scelta, attraverso un percorso di esplorazione e apprendimento di sé. Significa seguire la propria natura, conoscersi a fondo, valorizzare le proprie peculiarità, i punti di forza e le aree da migliorare, riconoscere i propri interessi, attitudini e capacità, per chiarire i propri desideri e sogni per il futuro. Seguire la propria natura implica anche riflettere sul proprio approccio allo studio, sulle strategie che si adottano e sui metodi che permettono di apprendere più facilmente. 

In questa esplorazione di sé gli insegnanti sono una risorsa importante e possono essere d’aiuto nella scelta, poiché conoscono il modo di essere studente e studentessa di ciascuno/a. Li osservano durante il lavoro in classe, mentre collaborano con i compagni e le compagne, svolgono i compiti, imparano nuove nozioni, si esercitano, studiano, sviluppano abilità, arricchiscono le proprie conoscenze e mettono in pratica le proprie inclinazioni. Inoltre, colgono i momenti di difficoltà e di scoraggiamento di fronte a compiti complessi, le discussioni con gli amici e le amiche, la perdita di motivazione, la distrazione. Ogni docente, in più, è esperto/a della propria materia e ha una visione più chiara delle inclinazioni degli studenti e delle studentesse verso determinate discipline. Restituire agli studenti e alle studentesse questa ricchezza di osservazioni, lasciando spazio alla narrazione di sé, è un’opportunità orientativa importante.

Accompagnare a orientarsi 

Un altro aspetto da considerare nel processo orientativo è la dimensione stessa dell’accompagnamento come azione e come postura degli e delle insegnanti. 

Maela Paul nel testo L’accompagnament: une posture professionnelle spécifique (Editions L’Harmattan, Parigi 2004) presenta una definizione di accompagnamento “Se joindre à quelqu’un pour aller où il va en mȇme temps que lui” (Unirsi a qualcuno per andare insieme nella sua stessa direzione). Si tratta quindi di un “ȇtre avec” e “aller vers”, dove la dimensione relazionale s’intreccia con il movimento e la direzionalità.  Essere con presuppone l’essere disponibili, presenti, attenti, significa accordarsi sul movimento, sollecitare l’autonomia. L’accompagnamento non è una forma di aiuto, ma è da concepirsi come una risorsa. Se il percorso è condiviso, la relazione è cooperativa e la caratteristica di una relazione cooperativa è la competenza: accompagnatore e accompagnato devono sentirsi entrambi competenti e percepire l’altro come competente. Non si tratta di una competenza tecnica, ma della convinzione che ciascuno sia risorsa per sé e per l’altro, dentro una definizione precisa di ruoli in funzione di obiettivi comuni. L’accompagnamento non è un mestiere, ma una postura, un modo di essere nella relazione con l’altro in un determinato momento. È un’attitudine che si esprime all’interno della relazione di un essere umano con un altro essere umano, che privilegia il sapere che nasce dallo scambio, dal dialogo e non da teorie a priori, che si alimenta con le domande e non con le affermazioni. 

Il dialogo, dunque, è la modalità più appropriata della postura di accompagnamento, apre la relazione a una dimensione di scambio tra individui. L’ascolto è l’altra caratteristica da considerare nei suoi aspetti proattivi: è un ascolto che spinge a interagire e a stimolare la riflessione critica. 

L’accompagnamento orienta verso la personalizzazione, la centratura sulla persona e l’autonomizzazione, la possibilità che le persone compiano da sole le loro scelte. Il processo che porta all’autonomia non implica un percorso in solitudine, ma è sempre un procedere in condivisione, nella prossimità: chi accompagna non ha di fronte un soggetto a cui deve trasmettere informazioni, ma un soggetto attore del suo percorso; la persona che si accompagna, in questo caso lo studente o la studentessa, deve pensare al proprio progetto, deve desiderarlo. Chi accompagna, il docente, deve stimolare quelle competenze del soggetto orientate alla costruzione di sé, favorendo lo sviluppo della stima di sé, l’immagine di sé, la fiducia in sé, che sono alla base del rispetto di sé e che diventano essenziali nel momento in cui ci si appresta a fare scelte importanti per il futuro. 

Il docente può accompagnare il processo di scelta anche con l’aiuto di strumenti utili a facilitare il lavoro di esplorazione e narrazione di sé degli studenti e delle studentesse. In questo senso segnalo i percorsi Il sentiero delle scelte e Il sentiero dei progetti presenti nell’antologia di italiano La città dei libri e delle emozioni (Deascuola, 2024) che stimolano la riflessione attraverso spunti narrativi e attività dedicate, oltre al fascicolo Lo zaino dell’orientamento (edito da Deascuola) che offre un percorso completo di accompagnamento alla scelta, con approfondimenti, apprendimenti attivi e stimoli narrativi per facilitare la consapevolezza di sé e l’analisi dei criteri di scelta utili a elaborare il proprio progetto formativo.

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