Nonostante si dica il contrario, nella scuola ha sempre prevalso e continua a prevalere una cultura individualista. Presidi e direttori amministrativi vivono spesso chiusi in uffici difficilmente accessibili, impelagati in mille incombenze burocratiche. Gli insegnanti chiudono la porta della loro aula e nessuno sa davvero quello che succede all’interno. La difficoltà a lavorare insieme emerge chiaramente nelle riunioni collegiali. Le discussioni sono faticose, trovare punti di mediazione o concordare attività trasversali è sempre molto difficile.
Eppure la scuola dovrebbe raccontare una storia collettiva, nella quale si mettono insieme le intelligenze e le sensibilità di tutti, adulti e ragazzi. Per superare la cultura individualista che avvelena la scuola, occorre fare scelte precise e mettere in campo iniziative che valorizzino la sua dimensione plurale, pur rispettando la libertà di insegnamento e la riservatezza di alcuni aspetti della relazione tra il singolo docente e la classe. Il Marco Polo di Firenze in questi anni ha provato a muoversi in questa direzione con una serie di azioni concrete volte a promuovere lo spirito di comunità, il senso di appartenenza e il valore della condivisione. Provo a raccontarne alcune.
La politica della porta aperta. Non si può fare comunità se non ci si ascolta gli uni con gli altri, cercando di affrontare insieme i problemi. Per questo al Marco Polo la presidenza è sempre aperta, anche senza appuntamento, e i docenti fanno formazione specifica su temi legati alle relazioni.
La peer education. Nella scuola alcuni studenti delle classi quarte sono preparati per supportare i più piccoli, accompagnandoli durante i passaggi cruciali del loro percorso di crescita, sostenendoli su temi come quelli dell’affettività o della sessualità e cercando di individuare situazioni di disagio.
Le collaborazioni con esperti. Il lavoro di promozione del benessere della comunità è avvenuto anche grazie al contributo di professionalità esterne. Architetti, scenografi e street artist hanno trasformato gli ambienti rendendoli più belli e accoglienti. Psicologi, nutrizionisti, tutor dell’apprendimento, educatori supportano quotidianamente studenti, insegnanti e genitori.
I sì che aiutano a crescere. Nelle scuole si respira spesso un clima di controllo e repressione. Studenti e insegnanti raccontano spesso di sentirsi oppressi, stressati, infelici. Per questo, è importante “liberare” la scuola, consentire a tutti, adulti e ragazzi, di considerare la scuola come casa propria, un luogo che si frequenta volentieri e dove è possibile esprimere le proprie idee, i propri sentimenti, realizzare le proprie proposte.
I fine settimana di team building. Il Marco Polo di Firenze svolge numerose attività volte a migliorare il clima e le relazioni all’interno della comunità. L’iniziativa forse più particolare ed apprezzata sono i weekend con docenti e Ata. Partecipano in tantissimi, circa 60-70 persone, pagando di tasca propria. Siamo stati in tanti posti: Calabria, Genova, Napoli, Perugia, Trieste, Orvieto, Gargonza. Abbiamo incontrato altre comunità scolastiche, visitato luoghi meravigliosi, conosciuto educatori, artisti, pedagogisti. L’idea di fondo è quella di fare insieme esperienze umanamente e professionalmente stimolanti. Ad esempio, abbiamo incontrato attori come Fabrizio Gifuni e Fausto Paravidino, che ci hanno sollecitato sul loro rapporto con la scuola e sulle similitudini tra il lavoro dell’attore e quello dell’insegnante. I fine settimana sono momenti bellissimi che emozionano e trasformano le relazioni. Quando ritorniamo a scuola, siamo diversi. Il modo di parlarci è più sereno, più rispettoso, più intenso.
Per cambiare la scuola, serve innanzitutto prendersi cura delle persone che la vivono tutti i giorni. Sorprenderle, emozionarle, farle diventare protagoniste. I weekend sono questo. Un’esperienza di condivisione che ci restituisce l’idea di una scuola vicina a quella che abbiamo sempre sognato, desiderato.