A scuola con i changemakers #16
Strade d’Innovazione. Percorrendo la trasformazione dell’educazione in Italia.

Strade d’Innovazione. Percorrendo la trasformazione dell’educazione in Italia.

I risultati dell’indagine “la mappatura dell’innovazione educativa”

Qualche giorno fa, la pubblicazione del 57° rapporto del CENSIS sulla situazione sociale ci ha restituito l’immagine di un Paese in declino, abitato da “sonnambuli” incapaci di osservare e comprendere il proprio futuro. Eppure, prosegue il rapporto, alcune di queste dinamiche sono estremamente evidenti; a partire dal lungo inverno demografico che, se da un lato determina la costante contrazione della popolazione – l’Italia avrà 4,5 milioni di residenti in meno nel 2050 – dall’altro, la riduzione della popolazione attiva metterà sempre più pressione alla sostenibilità del sistema previdenziale e all’universalità delle prestazioni del welfare. 

A queste tendenze evidenti e, purtroppo, consolidate da almeno due decenni, dovremmo poi provare ad associare fenomeni più complessi, a partire dall’impatto della terza rivoluzione tecnologica, legata alla diffusione dell’Intelligenza Artificiale, che contribuirà a ridisegnare in profondità il mercato del lavoro. Il capitolo del rapporto CENSIS dedicato alla formazione evidenzia i noti limiti sistemici: basso tasso di scolarità, uscita precoce dalla formazione, elevata percentuale di giovani nella fascia 15-29 fuori dalla formazione e dal lavoro, disparità di genere nell’accesso alle materie STEM.

 Un’ulteriore distorsione è collegata alla retribuzione docente, ampiamente al di sotto della media europea, a cui però fa da contraltare un’altissima motivazione del corpo docente: il 95,9% dei docenti intervistati dichiara di essere soddisfatto del proprio lavoro

E se il Paese provasse, almeno per un istante, ad aprire gli occhi, immaginando un futuro che non sia all’insegna della rassegnazione ma del cambiamento? Abbiamo, insieme ad un’alleanza di soggetti della società civile, attivisti, istituzioni della ricerca, docenti, di aprire gli occhi, provato a pensare al futuro della scuola. 

Lo abbiamo fatto attraverso una mappatura dell’innovazione educativa del nostro Paese, un’iniziativa che non ambisce ad essere esaustiva, né pedissequamente definitoria (questa è/questa non è innovazione), piuttosto pensiamo rappresenti un primo timido ed incerto passo per pensare che cambiare la scuola, non solo è desiderabile, ma possibile. Il lavoro di mappatura ci ha restituito una scuola viva, non solo nei suoi pilastri tradizionali, ma in una comunità educante che diviene sempre più composita e ampia (genitori, soggetti della società civile e della filantropia, start-up ecc.). C’è una scuola che pensa e agisce il cambiamento, e lo fa dal basso, spesso dai margini, mescolando con sapienza il pensiero pedagogico novecentesco, con soluzioni più “vicine” al nostro tempo. 

L’innovatore/trice ha spesso un background collegato alla gestione di progetti o alla ricerca, in tal senso l’aspetto della documentazione diventa centrale nell’implementazione della nuova soluzione. Da un punto di vista anagrafico, gran parte delle/gli innovatrici/tori si trovano nella fascia d’età nella fascia over 40, un 33% tra il 40 e i 50 anni, mentre più del 37% dichiarano di essere over 50. E dove sono i giovani? Sono certamente un numero esiguo, solo il 6%, molti dei quali agiscono in contesti extra-scolastici, a dimostrare le numerose barriere d’accesso del sistema scolastico nella capacità di intercettare le nuove generazioni. Una nuova figura irrompe nella mappatura: gli “Edu-influencer”. Gli Edu-influencer sono docenti o appassionati di educazione e pedagogia che si dedicano, da una parte, alla divulgazione digitale di contenuti culturali direttamente per studenti e studentesse, dall’altra, di metodologie di innovazione educativa utili ad altri docenti. Per quanto concerne la distribuzione geografica, l’indagine di mappatura evidenzia una prevalenza di esperienze innovative nel Nord Italia. In effetti, il 49% delle proposte innovative proviene dalle regioni settentrionali, mentre il 22% è situato nel Centro Italia. Il 23% delle innovazioni proviene dalle regioni del Sud Italia, a cui si aggiunge un ulteriore 5% dalle Isole. Dalla lettura della mappatura, poi, emerge con forza l’urgenza che le innovatrici e gli innovatori avvertono nel “ripensare l’educazione”, parafrasando un recente lavoro dell’UNESCO. La scuola, quindi, non solo come opportunità di acquisizione di saperi verticali, oggi sempre più “deperibili”, ma come luogo in cui apprendere, insieme agli altri, le competenze per la vita e dove esercitare la relazione con il territorio e con gli altri membri della comunità.  Alla mappatura, seguiranno altre iniziative, sempre con l’ambizione di costruire dal basso, con lentezza, imparando gli uni dagli altri, attivando e abilitando nuove leadership, portando insieme stakeholder diversi in alleanze inaspettate. Senza mai dimenticare che se abbiamo gli occhi ben aperti, cambiare la scuola è davvero possibile. 

Puoi consultare qui il rapporto. 

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