Illusioni percettive e integrazione multisensoriale

Illusioni percettive e integrazione multisensoriale

Percepire suoni o colori potrebbe sembrare una funzione piuttosto basica del nostro cervello. D’altronde, suoni, colori e profumi sono presenti nella realtà, si tratta solo di raccogliere queste informazioni

In teoria. 

In pratica il processo che trasforma qualcosa di reale, presente nel mondo, in una sensazione originatasi nel nostro cervello è piuttosto complesso e affascinante.

L’informazione proveniente dall’ambiente colpisce i nostri recettori, e, provenendo da diverse entità fisiche originarie, è diversa per ogni senso. Un fotone che colpisce la retina lo fa in una determinata posizione e con una specifica quantità di energia corrispondente, ad esempio, al rosso o al blu. Una molecola volatile si stacca da un fiore, arriva nel naso e si lega ai recettori dedicati. Una spina graffia il nostro dito in una posizione molto precisa e l’onda sonora di una voce che parla raggiunge il nostro orecchio vibrando con un determinato spettro di frequenze.

Una volta attivati i recettori, però, queste informazioni in origine così diverse vengono tutte trasformate in impulsi elettrici, che sono i segnali di comunicazione tra i neuroni, e sono tutti uguali tra di loro.

Eppure la nostra esperienza soggettiva quando vediamo un tramonto o mangiamo un gelato è completamente diversa: com’è possibile allora che derivi da segnali indistinguibili?

Il trucco sta nel fatto che questi impulsi elettrici seguono un percorso organizzato con estrema precisione. L’informazione raccolta da uno specifico insieme di recettori segue, impulso dopo impulso, una via precisa, sempre la stessa, che la porterà in un’area del cervello dedicata. Questa organizzazione permette di interpretare degli impulsi elettrici uguali tra loro in diversi modi, ricostruendo così l’informazione trasportata da fotoni, molecole, oggetti e onde sonore.

La nostra esperienza del mondo reale è quindi in realtà una ricostruzione. Molto precisa per i nostri bisogni, ma comunque una rappresentazione parziale. Per fare in modo che questa rappresentazione sia il più accurata e stabile possibile, il nostro cervello usa un trucco: invece di interpretare ogni impulso elettrico singolarmente, usa il contesto come punto di riferimento. È facile notarlo quando ci troviamo di fronte a illusioni percettive.

Prendiamo ad esempio la linea di Muller-Lyer, un’illusione ottica creata nel 1889. In questa illusione una freccia viene percepita come più lunga o più corta a seconda della direzione delle punte (come in Figura 1), mentre in realtà la lunghezza della linea centrale è la stessa.

Figura 1. Illusione di Muller-Lyer (Wikipedia commons)

Un secondo esempio molto interessante è la scacchiera di Adelson (Figura 2). In questo caso il quadrato B della scacchiera sembra più chiaro del quadrato A mentre in realtà sono dello stesso colore (se non ci credete potete guardare questo video o usare Photoshop per controllare il codice Hex del colore nei quadrati A e B). Ci sembra più chiaro perché il nostro cervello usa la presenza, o l’assenza, dell’ombra per capire come interpretare la saturazione del colore grigio. Questo meccanismo è essenziale per percepire i colori in modo stabile. In fondo, un foglio bianco in una casa buia è molto meno luminoso di un foglio grigio in pieno sole, però noi li vediamo comunque con il colore corretto. Questo succede perché il cervello considera il contesto e quanta luce c’è nell’ambiente per decidere qual è il vero colore.

Figura 2. Scacchiera di Adelson (Wikipedia commons)

Questi sono esempi di integrazione dell’informazione all’interno di una stessa modalità sensoriale. Ma nel contesto ci sono molte più informazioni che arrivano a modalità sensoriali diverse. Il cervello, allora, è capace di prendere spunti anche cross-modali.

Una volta che l’informazione di base in una modalità sensoriale è stata ricostruita nelle aree cerebrali chiamate primarie, questa viene passata ad altre aree chiamate associative, dove si combinano, associandosi tra loro, le informazioni cross-modali. Questa integrazione di informazione proveniente da diverse sorgenti ci permette di creare percezioni multisensoriali.

Dato che la ricostruzione della realtà esterna è probabilmente imprecisa, integrare l’informazione proveniente da diverse sorgenti di solito ci aiuta a creare rappresentazioni ancora più realistiche.

Ma ogni tanto anche questo fallisce. È il caso delle illusioni multisensoriali come il McGurck effect.

Nel McGurck effect si vede e si sente una persona che pronuncia una sillaba. Solo che le informazioni uditiva e visiva non sono congruenti. Le labbra pronunciano “ga”, mentre l’audio pronuncia “ba”. Cercando di risolvere l’incongruenza il cervello fa ancora più confusione e noi sentiamo una terza sillaba, “da”, che in realtà non è stata né vista né sentita.

La realtà di cui abbiamo esperienza è a tutti gli effetti una ricostruzione. Questa rappresentazione del mondo è molto efficace, e ci permette di sopravvivere e muoverci nel mondo con successo, ma resta parziale ed è quando fallisce (come nei casi appena visti) che ci rendiamo conto di come sia, in fondo, solo un’illusione.

Attività
Mostrare le illusioni sensoriali descritte in precedenza (Linee di Muller-Lyer, Scacchiera di Adelson, McGruck effect) e calcolare la percentuale di persone in classe che le percepiscono.

Leggi anche

Perché il peperoncino brucia e la menta è fresca?
In cucina con intelligenza: esperimenti con l’IA
La natura in cattedra per professioni all’avanguardia. La robotica bioispirata in versione “soft”
La lunga strada degli RNA
La gestione della cellula dei rifiuti proteici
L’antropofonia e il fenomeno “emergente” dell’inquinamento acustico in mare