Acquistando un elettrodomestico di qualsiasi tipo è facile notare un’etichetta colorata che riporta le lettere dalla A alla G, come quella mostrata in figura. Si chiamano etichette energetiche (o energy labels) e sono un indicatore della quantità di consumo di un elettrodomestico e della sua efficienza. Sono etichette obbligatorie in tutti i paesi dell’Unione Europea, che possono aiutare il consumatore a scegliere prodotti che consumano meno elettricità, risparmiando sulle bollette e contribuendo in parte alla riduzione dell’impatto sull’ambiente.
Nelle etichette energetiche, la classificazione parte dalla lettera G (colore rosso, bassa efficienza) alla lettera A (colore verde, alta efficienza). A volte si trovano anche i livelli A+, A++ e A+++. Ad esempio, un frigorifero di classe energetica A consuma meno di uno di classe C per mantenere la stessa temperatura interna.
La fisica gioca un ruolo importante per capire il concetto di “efficienza energetica”. Un’unità di misura importante è il Watt (W), definita come la quantità di energia utilizzata in un secondo e che serve a misurare la potenza. Dati la potenza P e il tempo di utilizzo t, è possibile anche calcolare il consumo di energia E con la semplice formula:
E = P× t
Sulle etichette energetiche il consumo di energia E è espresso in kWh (kilowattora) perché è comodo riferirsi all’energia consumata in un certo tempo (un’ora, appunto). Un elettrodomestico da 1 kWh, ad esempio, consuma 1000 Watt in un’ora.
Gli elettrodomestici che utilizziamo quotidianamente, come frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie, asciugatrici, ecc. sono tra i maggiori responsabili del consumo di energia nelle nostre case, e il loro utilizzo può pesare sulla bolletta se non sono efficienti. Scegliere un prodotto in classe A, anche se costa un po’ di più al momento dell’acquisto, significa risparmiare nel tempo grazie a consumi più bassi. Ad esempio, un frigorifero A può consumare circa 100 kWh all’anno (corrispondente a una spesa di circa 20-30 euro), mentre uno in classe G ne consuma oltre 400.
Un altro esempio che dà prova dell’importanza dell’efficienza energetica è dato dal confronto tra le lampadine a LED e quelle a incandescenza. Le lampadine a incandescenza, ormai quasi scomparse, funzionano facendo passare la corrente elettrica in un filamento che si riscalda fino a emettere luce. Il problema è che quasi il 90% dell’energia consumata da una lampadina di questo tipo è dissipata (cioè, “sprecata”) sotto forma di calore e solo il 10% è utilizzato per illuminare. Provando a toccare una lampadina a incandescenza accesa da tempo, ci si può addirittura scottare. Le lampadine a LED (Light-Emitting-Diode), invece, sfruttano un materiale semiconduttore (che conduce elettricità in modo controllato, situandosi tra un conduttore, come il rame, e un isolante, come il vetro) per emettere luce e sono molto più efficienti: una lampadina LED da 10 Watt produce la stessa quantità di luce di una lampadina a incandescenza da 60 watt, consumando quindi un sesto dell’energia. Questo significa che, se usi una lampadina LED per 10 ore, consuma solo 0,1 kWh, mentre una a incandescenza ne consuma 0,6 kWh.
Fare attenzione alle etichette energetiche non significa solo risparmiare denaro, ma anche contribuire in parte alla riduzione dell’impatto ambientale. Produrre elettricità, infatti, spesso significa bruciare combustibili fossili che rilasciano anidride carbonica nell’atmosfera. Usare elettrodomestici efficienti significa quindi ridurre questa richiesta di energia e, di conseguenza, le emissioni di gas serra. Che si tratti di un frigorifero, una lavatrice o una semplice lampadina, sapere leggere queste etichette ci permette di risparmiare e di fare scelte più sostenibili.
Fonti:
https://europa.eu/youreurope/business/product-requirements/labels-markings/energy-labels/index_it.htm
https://www2.enea.it/it/Ricerca_sviluppo/documenti/ricerca-di-sistema-elettrico/adp-mise-enea-2015-2017/processi-e-macchinari-industriali/rds_par2015-056.pdf