Parità di genere, Differenza, Intersezionalità… parole importanti, che negli ultimi mesi sono diventate imprescindibili. Deascuola propone una parola “paritaria” al mese: partendo dal linguaggio, l’analisi si allarga alla storia, alla sociologia, alla filosofia e si completa con diverse proposte di approfondimento. Uno strumento in più per aiutare ragazze e ragazzi a sviluppare il senso dell’inclusione e dell’unicità e a riconoscere la scuola come luogo di crescita della persona.
CONSENSO
Quando si parla di consenso, si fa riferimento alla manifestazione di una libera volontà: “acconsentire” significa dare a qualcuno il proprio accordo su qualcosa.
Si tratta di un concetto giuridico fondamentale nella disciplina dei contratti, nelle disposizioni sulla protezione dei dati personali, e in ogni decisione relativa al proprio corpo, per esempio nel campo della salute, dove si parla di “consenso informato” da parte del paziente a ricevere un trattamento sanitario.
La nozione è di particolare importanza quando si parla di relazioni sessuali, per distinguere gli atti consensuali da quelli che non lo sono, e quindi per riconoscere, prevenire e contrastare la violenza.
Consenso e violenza
In ogni cultura segnata da profonde diseguaglianze di potere tra uomini e donne – cioè nelle culture che chiamiamo “patriarcali” – il consenso delle donne ad atti sessuali è spesso dato per scontato, in particolare se esiste un vincolo matrimoniale o sentimentale, oppure considerato implicito se non viene espressa chiaramente una volontà contraria.
Accade così che si stenti a riconoscere la violenza come tale, se esercitata dal partner all’interno di una relazione stabile. E che ricada sulla donna il compito di dimostrare l’assenza di consenso, se denuncia una violenza in qualunque circostanza.
Per questo, l’attivismo femminista contro la violenza sulle donne porta da anni l’attenzione su questo concetto, con l’intento di rovesciare il punto di vista: se non è stato espresso un consenso valido, l’atto sessuale deve intendersi come violenza.
Il consenso deve essere tale nelle intenzioni di chi lo esprime, non dipende dall’interpretazione di chi agisce la violenza: il consenso non si può desumere dal “sì” a un appuntamento, o dall’abbigliamento, o dall’assenza di reazioni a un’aggressione sessuale.
Imparare a riconoscere il consenso
Ma cosa significa riconoscere il consenso come “valido”?
Planned Parenthood, la più grande organizzazione per la salute riproduttiva a livello globale, ha formulato un acronimo, utile per tenere a mente gli aspetti essenziali che lo determinano: FRIES.
Il consenso deve essere:
F – Freely given, dato liberamente: il consenso è una scelta che si fa senza pressioni, manipolazioni o senza l’influenza di droghe o alcool;
R – Reversibile: chiunque può cambiare idea, in qualsiasi momento, riguardo cosa desidera fare, anche se l’ha già fatto in passato o «se si è entrambi nudi a letto»;
I – Informato: si può acconsentire a qualcosa solo se si è informati. Per esempio, se qualcuno dice che userà un contraccettivo e poi non lo fa, non c’è un consenso pieno.
E – Entusiasta: quando si tratta di sesso, si dovrebbero fare solo cose che si vogliono fare, non cose che ci si aspetta che si facciano.
S – Specifico: dire di sì a una cosa (come andare in camera da letto) non significa dire di sì ad altre (come fare sesso).
Il messaggio è che ogni donna debba poter avere sempre la prima e l’ultima parola sul proprio corpo, che si possa in ogni momento dire “basta”, e che ogni rifiuto o cambio di idea debba essere sempre rispettato.
Per approfondire
– Amnesty International ha lanciato una campagna per adeguare le legislazioni degli Stati europei all’interpretazione dello stupro come “rapporto sessuale senza consenso”. I materiali della campagna si trovano qui: https://www.amnesty.it/appelli/il-sesso-senza-consenso-e-stupro/
– Per ragionare di scelte, accordo reciproco, volontà libera, si può leggere il libro di Justin Hancock, Consenso, possiamo parlarne?, edito da Settenove: https://www.settenove.it/articoli/consenso-possiamo-parlarne/3384