Parità di genere, Differenza, Intersezionalità… parole importanti, che negli ultimi mesi sono diventate imprescindibili. Deascuola propone una parola “paritaria” al mese: partendo dal linguaggio, l’analisi si allarga alla storia, alla sociologia, alla filosofia e si completa con diverse proposte di approfondimento. Uno strumento in più per aiutare ragazze e ragazzi a sviluppare il senso dell’inclusione e dell’unicità e a riconoscere la scuola come luogo di crescita della persona.
Gender pay gap: il divario retributivo di genere
Il divario retributivo di genere, in inglese gender pay gap, indica la differenza media nei salari orari lordi percepiti da uomini e donne. È una differenza che manifesta, e al tempo stesso riproduce, le diseguaglianze tra i generi nella società.
Nell’Unione europea, nonostante il principio di parità di retribuzione a parità di lavoro sia stato introdotto già nel Trattato di Roma del 1957, le donne guadagnano in media il 12,7% in meno all’ora rispetto agli uomini. Si tratta di un valore aggregato, che rispecchia il divario medio, tenendo insieme situazioni molto diverse tra loro per condizione contrattuale, ambito lavorativo, età e titolo di studi.
Tra il lavoro e la casa
Le cause del divario sono riconducibili a fattori economici, sociali, politici e culturali. Il fatto che le donne percepiscano salari inferiori rispetto a quelli maschili per lo stesso lavoro può dipendere dall’esistenza di pregiudizi e discriminazioni di genere. Ma la diseguaglianza nelle retribuzioni medie chiama in causa anche le norme familiari e le politiche pubbliche in materia di cura dell’infanzia, che obbligano le donne a interruzioni di carriera in caso di maternità e portano più donne che uomini a lavorare part-time. Inoltre, i settori lavorativi con la più forte presenza femminile – per esempio in ambito sociale, sanitario o educativo – sono spesso poco remunerativi. Mentre i lavori che assicurano guadagni più elevati e le posizioni dirigenziali vedono una prevalenza maschile.
Le donne non solo guadagnano meno degli uomini, ma in media lavorano di più, perché svolgono più lavoro non retribuito, specialmente in ambito domestico: oltre 5 ore al giorno in Italia, secondo l’Istat, a fronte delle 2 ore e 16 minuti che vi dedicano gli uomini.
Si tratta di un divario speculare a quello che riguarda il lavoro retribuito, e che prende il nome di home gender gap.
Il più grande furto della storia
Nel 2018 Anuradha Seth, consigliera per il programma di sviluppo delle Nazioni Unite, chiamò il gender pay gap “il più grande furto della storia”. Un divario a livello globale del 23% significa, infatti, che per ogni dollaro guadagnato dagli uomini, le donne prendono solo 77 centesimi.
Per denunciare questo “furto” e spingere i governi ad agire, il 18 settembre viene celebrato a livello internazionale l’Equal Pay Day. Molte iniziative sono presenti, inoltre, in singoli paesi e nell’Unione europea per marcare il giorno dell’anno a partire dal quale si può dire che le donne lavorino gratis, a causa del divario stipendiale. Nell’Ue, nel 2023, quel giorno è stato il 15 novembre.
Per approfondire:
– Per informazioni sul problema a livello globale, si può leggere l’articolo della rivista Ingenere dedicato all’Equal Pay Day https://www.ingenere.it/video/parita-salariale
– Per sensibilizzare al problema del divario retributivo di genere, il sindacato norvegese Finansforbundet ha diffuso il video di un esperimento sociale in cui bambini e bambine svolgono gli stessi compiti ricevendo ricompense disuguali, con le loro reazioni di sorpresa e disappunto. Si può vedere qui: https://www.iodonna.it/video-iodonna/attualita-video/la-parita-di-genere-nel-lavoro-dovremmo-imparare-dai-bambini/
– Per conoscere i dati relativi al gender pay gap nell’Unione europea, si possono vedere le infografiche sul sito dell’Europarlamento.