Lo sviluppo del pensiero critico per orientarsi

Lo sviluppo del pensiero critico per orientarsi

Michel de Montaigne e l’auto-riflessione

“Per un figlio di buona famiglia che si volga alle lettere, non per guadagno […] e non tanto per i vantaggi esteriori quanto per i suoi personali, e per arricchirsene e ornarsene nell’intimo, se si desidera farne un uomo avveduto piuttosto che uno dotto, vorrei anche che si avesse cura di sceglierli un precettore che avesse piuttosto la testa ben fatta che piena” e che “cominciasse a metterlo alla prova, facendogli gustare le cose, sceglierle e discernerle da solo. A volte aprendogli la strada, a volte lasciandogliela aprire”. Con queste parole Michel de Montaigne (1533-1592), uno dei maggiori filosofi e pedagogisti del Rinascimento francese, descrive in Dell’educazione dei fanciulli (Saggi, Bompiani, 2017) l’importanza di un’educazione che permetta di sviluppare competenze e non solo conoscenze; in particolare Montaigne ritiene essenziale sviluppare la capacità d’introspezione e di auto-riflessione intesa come saggesse ovvero come comprensione della propria natura a partire dalla riflessione su di sé e sulle proprie esperienze. 

Montaigne riteneva che questo processo di auto-riflessione fosse un modo per sviluppare un pensiero critico, utile per mettere in dubbio le certezze assolute, un allenamento essenziale di continua interazione con se stessi per scoprire le proprie inclinazioni, i propri limiti e le proprie contraddizioni. Nei Saggi, Montaigne approfondisce il significato di concetti come dubbio e incertezza che sono fondamentali per un pensiero critico autentico capace di non accettare passivamente le verità date, ma di interrogarsi continuamente sulla validità delle proprie convinzioni e delle interpretazioni della realtà imposte dalla società.

Per Montaigne il pensiero critico è strettamente legato alla libertà individuale: una “testa ben fatta” è libera di scegliere, di capire e di orientarsi secondo una propria visione del mondo, non imposta dall’esterno e costruita attraverso un continuo dialogo interiore. 

Edgar Morin e il pensiero complesso

A distanza di secoli, Edgar Morin (1921), filosofo e sociologo francese, sviluppa in modo affine a Montaigne un approccio al pensiero che chiama pensiero complesso, necessario per affrontare la complessità del mondo contemporaneo, i suoi intrecci e le sue contraddizioni. Nel suo testo “La testa ben fatta. Riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero” (Raffaello Cortina Editore, 1999) Morin sottolinea come il pensiero critico non debba limitarsi a un’analisi lineare, ma debba abbracciare la complessità, la varietà dei fattori che influenzano un fenomeno, riconoscendo che ogni scelta e orientamento si colloca in un contesto ampio, fatto di variabili interconnesse.

Morin, come prima di lui Montaigne, invita i docenti a insegnare agli studenti e alle studentesse a pensare “oltre” le apparenze e a considerare le relazioni tra le diverse dimensioni della vita, soprattutto in prossimità delle scelte importanti, come quelle legate al progetto di vita. In questo senso ritiene fondamentale non limitarsi a valutare i singoli aspetti, ma a riflettere sulla rete di connessioni che lega il nostro desiderio di realizzazione personale con le esigenze sociali, le condizioni economiche e le influenze culturali, in una visione globale della realtà. Morin ritiene che pensare criticamente significhi riconoscere e affrontare la complessità del mondo, senza cercare risposte facili o soluzioni immediate. L’intelligenza critica è quella che sa navigare tra le incertezze, i conflitti e le ambiguità, che non cerca certezze universali, ma impara a convivere con l’incertezza, consapevole dei limiti della propria conoscenza. “La prima finalità dell’insegnamento è stata formulata da Montaigne: è meglio una testa ben fatta che una testa ben piena. Cosa significa una testa ben piena è chiaro: è una testa nella quale il sapere è accumulato, ammucchiato, e non dispone di un principio di selezione e di organizzazione che gli dia senso. Una testa ben fatta significa che, invece di accumulare il sapere, è molto più importante disporre allo stesso tempo di: un’attitudine generale a porre e a trattare i problemi; principi organizzatori che permettano di collegare i saperi e di dare loro senso”. Il ruolo del docente è allora quello di “fornire una cultura che permetta di distinguere, contestualizzare, globalizzare, affrontare i problemi multidimensionali, globali e fondamentali; preparare le menti a rispondere alle sfide che pone alla conoscenza umana la crescente complessità dei problemi; preparare le menti ad affrontare le incertezze, in continuo aumento, non solo facendo loro conoscere la storia incerta e aleatoria dell’Universo, della vita, dell’umanità, ma favorendo l’intelligenza strategica e la scommessa per un mondo migliore”.

Lo sviluppo del pensiero critico per scegliere e orientarsi

Per gli studenti e le studentesse della scuola secondaria di secondo grado, avere l’opportunità di sviluppare una “testa ben fatta” grazie alla formazione scolastica significa poter sviluppare competenze necessarie per orientarsi nella vita, fare scelte consapevoli e affrontare il futuro con responsabilità. Nella società contemporanea, dove l’accesso alle informazioni è ampio e sempre a disposizione, è essenziale saper selezionare, analizzare e interpretare in modo critico le informazioni. Ma il pensiero critico non è semplicemente un processo razionale e analitico, coinvolge invece anche aspetti autoriflessivi, che permettono alle studentesse e agli studenti di comprendere meglio se stessi e il mondo che li circonda. 

Le riflessioni di Montaigne e Morin offrono importanti chiavi di lettura per sviluppare un pensiero critico che aiuti a scegliere e orientarsi nel mondo. Per Montaigne, l’importanza del pensiero critico è legata al fatto che esso nasce dalla riflessione sulla propria esperienza e aiuta a mettere in discussione le convinzioni e i pensieri stereotipati, a esplorare i timori, i desideri e i dubbi, senza fornire risposte definitive, ma aprendo possibilità. Montaigne invita a diventare più consapevoli delle inclinazioni personali e a fare scelte che siano in armonia con la propria natura più autentica, cogliendo a pieno il senso dell’orientarsi che richiede la capacità di fermarsi e riflettere su di sé. Morin invece stimola a guardare il mondo con uno sguardo complesso, capace di andare oltre la superficialità e la frammentazione delle informazioni, che contraddistingue spesso l’ambiente dentro cui si muovono i ragazzi e le ragazze. La capacità di orientarsi e scegliere in modo consapevole è una competenza fondamentale e non è solo un’abilità intellettuale, ma una pratica che coinvolge la riflessione su di sé, sulle proprie inclinazioni, sulla propria posizione nel mondo e sul legame con le altre persone. Una pratica che va quotidianamente coltivata, anche attraverso strumenti di riflessione, di narrazione di sé come le autobiografie. Solo stimolando una continua auto-riflessione e un approccio complesso alla realtà i/le docenti possono contribuire a preparare gli studenti e le studentesse ad affrontare le scelte della vita con maggiore lucidità e responsabilità.

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