Life skills: come promuoverne lo sviluppo in classe

Life skills: come promuoverne lo sviluppo in classe

«Sto al primo piano e me la godo, oppure salgo al secondo e faccio fatica?» 

Alberto Pellai e Barbara Tamborini nel saggio Destinazione vita pongono questo interrogativo in modo da farci riflettere con la mente delle ragazze e dei ragazzi. Secondo i neuroscienziati, infatti, il cervello di adolescenti e preadolescenti resterebbe sempre al “piano terra”. E allora, come potremmo noi adulti essere i “corrimano” di queste scale, dei facilitatori per i nostri studenti così da renderli consapevoli dell’importanza di acquisire le competenze per la vita e, dunque, salire al “secondo piano”?

È l’Organizzazione Mondiale della Sanità ad affermare che la scuola svolge un ruolo cruciale nello sviluppo delle life skills, in quanto essa è il luogo in cui si gettano le basi per affrontare le sfide della vita. Le life skills sono state individuate e suddivise dall’OMS in tre categorie: emotive, relazionali e cognitive.

Le life skills emotive riguardano:

  • la consapevolezza di sé, dei propri bisogni, dei propri punti di forza e di debolezza, dei propri desideri e delle proprie insofferenze;
  • la gestione delle emozioni, ossia la capacità di riconoscere le emozioni in sé stessi e negli altri; la consapevolezza di quanto le emozioni influenzino il comportamento e la capacità di rispondere alle emozioni in maniera appropriata;
  • la gestione dello stress, ovvero la capacità di riconoscere le cause che creano tensione, di saper mettere in atto dei cambiamenti, di sapersi adattare alle situazioni.

Quelle relazionali comprendono:

  • la comunicazione efficace, ossia la capacità di sapersi esprimere in modo opportuno e funzionale  nelle diverse situazioni, saper esprimere sentimenti, bisogni e stati d’animo in modo appropriato; essere in grado di ascoltare l’altro;
  • la capacità di relazionarsi con gli altri, ovvero l’abilità di stabilire e mantenere relazioni significative in modo efficace; 
  • l’empatia, ossia la capacità di “mettersi nei panni dell’altro”, cioè di ascoltare cercando di capire il punto di vista dell’individuo con cui ci si confronta e di immaginare come possa essere la vita per un’altra persona, anche in situazioni con le quali non si ha familiarità.

Quelle cognitive concernono:

  • la capacità di risolvere problemi (il problem solving), cioè di affrontare in modo costruttivo i problemi della vita quotidiana;
  • la capacità di prendere decisioni, ossia il processo che si occupa della selezione tra alternative possibili;
  • il pensiero critico, cioè la capacità di analizzare le informazioni e le esperienze in maniera obiettiva  e di rielaborarle in modo autonomo; 
  • il pensiero creativo, ovvero la capacità di esplorare le alternative possibili in ogni situazione e di vedere le conseguenze che derivano dal fare o dal non fare determinate azioni.

Parte di queste life skills possono essere esercitate automaticamente grazie allo svolgimento della propria materia, ognuna con le sue specifiche particolarità e necessità. Ma il dubbio può sorgere spontaneo: come possiamo insegnare le nostre discipline in classe e occuparci anche di far acquisire tutte queste competenze trasversali? Se ci poniamo questa domanda, forse rischiamo di andare fuori strada. È il caso di iniziare a dimenticare la dicotomia conoscenze/competenze: le une non possono fare a meno delle altre e viceversa. L’insegnamento disciplinare dovrebbe diventare il veicolo per lo sviluppo di diverse competenze, tra cui le life skills.

Per esempio, scegliere testi di qualità e riflettere su di essi in classe ci consente di instaurare un dialogo con le studentesse e gli studenti e di dare loro l’opportunità di esprimere le proprie idee, di riconoscere le sensazioni provate, paragonandole a quelle dei protagonisti delle letture proposte, di provare a identificare le emozioni, comprenderle, accettarle. Tutto ciò è fondamentale per la crescita dei nostri alunni. 

Acquisire consapevolezza di sé permette inoltre di instaurare relazioni efficaci, anche nel contesto di quell’educazione affettiva e sentimentale di cui si sente parlare ultimamente, soprattutto in riferimento ai gravi e spiacevoli eventi recenti.

Attraverso un’accurata scelta di testi si possono introdurre, infatti, temi importanti sui quali riflettere, portando i ragazzi e le ragazze a immedesimarsi nelle situazioni. In questo modo, quindi, si sollecita una competenza per la vita che spesso riteniamo esclusivamente innata e che invece può essere allenata e potenziata: l’empatia.

Ancora, si può proporre la realizzazione di un prodotto creativo, per esempio nel contesto di un lavoro di gruppo per un compito di realtà o per un compito autentico, stimolando, così, non solo l’acquisizione delle competenze della disciplina, ma anche quelle trasversali, come il pensiero critico e creativo. Integrare attività che stimolino la riflessione, la creatività e la risoluzione di problemi complessi è indispensabile per preparare gli studenti alle sfide future o che quotidianamente sono portati ad affrontare all’esterno del protetto ambiente scolastico, soprattutto nelle realtà più difficili e complesse.

Infine, l’autovalutazione diventa uno strumento potente per monitorare il proprio progresso: attraverso rubriche di valutazione appositamente create da noi docenti, i ragazzi possono imparare a riflettere sul proprio apprendimento, così da prendere coscienza del percorso già svolto o ancora da intraprendere per arrivare in cima, ognuno la propria, secondo il principio della personalizzazione e dell’individualizzazione degli apprendimenti.

Non bisogna mai dare per scontata l’efficacia dell’autovalutazione: anch’essa deve essere insegnata attraverso l’esempio. Uno degli strumenti più utili è sicuramente l’impiego della valutazione descrittiva, che consente di esprimere – meglio se per iscritto – non un numero in sé, ma un resoconto chiaro su quanto svolto, un’indicazione, una direzione da prendere per il progresso dell’alunno, da un punto di vista non solo legato alla disciplina che insegniamo, ma anche trasversale con l’acquisizione delle life skills.

Imparare ad autovalutarsi significa imparare a conoscersi, ossia crescere, costruendo ogni giorno il proprio percorso. Fare questo vuol dire anche orientarsi e di conseguenza prendere delle decisioni, fare delle scelte in modo consapevole e, quindi, auto-orientarsi per la vita.

Proposte di attività didattiche
Far leggere alcune vignette della graphic novel Per sempre di Assia Petricelli e Sergio Riccardi e far riflettere le studentesse e gli studenti guidati dagli esercizi proposti nelle pagine allegate, tratte dal percorso di accoglienza e orientamento dell’antologia per la scuola secondaria di primo grado Il grande gioco delle storie (volume 3) di Garzanti Scuola. In particolare si consiglia la realizzazione della vignetta aggiuntiva unitamente a un ampio confronto all’interno della classe, ai fini dell’allenamento di molteplici life skills, come pensiero critico, creativo ed empatia.

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