Questo l’hai letto? La rubrica di consigli di lettura di DEASCUOLA.
Ogni mese un suggerimento di lettura per studentesse e studenti della scuola secondaria di primo grado, corredato di materiali per le attività in classe: un utile strumento per la didattica dell’italiano e per sviluppare nelle ragazze e nei ragazzi il piacere di leggere.
Perché leggere questo libro
La forza di questa storia emerge con decisione già dalla copertina, nella quale è illustrata una ragazza intenta a correre una maratona per soli uomini, mentre il giudice di gara è intenzionato a fermarla.
Sembra strano (ma forse neanche troppo) pensare a un passato nel quale le donne non potevano accedere a determinate attività sportive, eppure il libro scritto da Silvia Pillin Un miglio al giorno è ispirato a una vicenda realmente accaduta, che ha come protagonista Kathrine Switzer. L’atleta, facendosi strada tra stereotipi e divieti insensati, fu la prima donna a competere nella maratona di Boston del 1967, che al tempo era per soli uomini.
Il suo percorso sportivo e di vita è narrato da Silvia Pillin in prima persona. La storia prende le mosse dall’adolescenza di Kathrine, descrive la sua quotidianità, ma soprattutto la tenacia con la quale, consigliata dal papà, percorre un miglio al giorno per entrare nella squadra di hockey, per poi approdare agli anni dell’università.
Anche in ambiente accademico lo sport femminile non è ben visto e viene scoraggiato: si pensa addirittura che possa nuocere gravemente alla salute delle ragazze! Malgrado ciò la giovane atleta continua a correre e sogna di dedicarsi al giornalismo sportivo, che le permetterebbe di coniugare le sue più grandi passioni, cioè la scrittura e l’atletica. Inizia a gareggiare seriamente, in competizione insieme ai maschi. Fino a giungere, grazie a un escamotage in fase di iscrizione (si iscrive come K.V. Switzer e nessuno immagina che dietro quelle iniziali si celi una donna), alla competizione più importante di tutte: la maratona di Boston.
Le fotografie originali della sua impresa del 1967, con l’episodio discriminatorio da parte del giudice di gara che tenta di spingerla fisicamente fuori dal tracciato, compaiono alla fine del romanzo e testimoniano il ruolo svolto dai media nel dare visibilità a situazioni cruciali: le immagini, diffuse al tempo capillarmente, influirono sulla storia dello sport (dal 1971 la maratona di New York aprì finalmente alle donne). Il pettorale 261, indossato durante la corsa di Boston da Kathrine Switzer, è stato ritirato dalla maratona proprio per onorare questa conquista.
Nell’epilogo la sportiva – che ha compiuto proprio in questo mese di gennaio 78 anni – racconta di aver fondato l’associazione 261 Fearless «per dare alle donne di tutto il mondo l’opportunità di correre in un ambiente sicuro, libero da giudizi»: infatti ai giorni nostri la parità di genere nello sport resta un obiettivo ancora ben lontano dall’essere raggiunto. Eppure, come spiega l’atleta stessa – autrice della postfazione del libro –, gli ostacoli possono essere capovolti e diventare opportunità, occasioni per rivoluzionare il mondo.
«Pensavo si trattasse solo di correre, invece… a quanto pare stiamo facendo la Storia.»
S. Pillin, Un miglio al giorno, MIMebù, 2023, pp. 174
La vicenda
Kathrine Switzer è negli Anni Cinquanta un’adolescente cresciuta in Virginia con una grande passione per lo sport, nonostante le sue insicurezze legate all’aspetto fisico, che la fanno sentire goffa e meno attraente rispetto alle coetanee. Mentre la sua migliore amica le consiglia di fare la cheerleader, il padre la incoraggia ad allenarsi correndo un miglio al giorno per entrare nella squadra di hockey femminile, l’unica possibilità per praticare un’attività sportiva destinata alle ragazze della sua età.
Tuttavia, Kathrine ha qualcosa di speciale: ama correre. Negli anni Sessanta, in America, la corsa non viene considerata uno sport adatto alle donne, e a loro è vietata la partecipazione a gare e competizioni. Kathrine però scopre che correre la fa sentire libera e forte come mai prima d’ora e decide di continuare ad allenarsi.
Grazie alla sua determinazione, negli anni dell’università viene ammessa a correre con i ragazzi e diventa anche una giornalista sportiva, pubblicando i suoi primi articoli. Successivamente, entra alla Syracuse University, dove conosce Arnie, un assistente allenatore di mezza età che si prende a cuore la sua causa e corre con lei, preparandola per la maratona di Boston. Kathrine non dice nulla nemmeno al suo ragazzo Tom e si prepara per l’appuntamento sfidando neve e gelo.
Il giorno della maratona, Kathrine subisce un’aggressione fisica da parte dell’organizzatore, che non la vuole tra i maratoneti, ma riesce a completare i quarantadue chilometri, nonostante i piedi sanguinanti. Con il suo coraggio e la sua risolutezza, Kathrine apre la strada a milioni di donne che seguiranno le sue orme.
Attività
1) Donne e sport
Questa è un’attività da svolgere a gruppi. Lo scopo è approfondire la conoscenza di donne che, attraverso lo sport, hanno affrontato e superato pregiudizi di genere. Dopo un brainstorming sull’argomento, vengono formati dei gruppi. A ognuno è assegnato un compito specifico legato al rapporto tra donne e sport: per esempio, il primo gruppo analizza le modalità in cui il tema è trattato nel mondo del cinema; il secondo, attraverso la lettura di quotidiani, individua e prende in considerazione fatti di attualità; il terzo sceglie alcune figure emblematiche di donne sportive da approfondire; mentre un ultimo gruppo indaga la presenza di pregiudizi e difficoltà affrontate in ambito sportivo dalle proprie coetanee dell’istituto.
Il prodotto atteso è una presentazione multimediale sui risultati della ricerca svolta, per stimolare una discussione sulle lezioni apprese dalle esperienze delle sportive.
2) Maratona… silent
Questa è un’attività da svolgere a gruppi. È un’esercitazione finalizzata alla riflessione sulle immagini che le parole possono suscitare e sulla forza espressiva del genere letterario del silent book, cioè un libro senza parole, basato unicamente sulla sequenza delle illustrazioni. Il prodotto atteso è un silent book che racconti senza parole ma solo con disegni la maratona affrontata dalla protagonista. Dopo la lettura e la discussione della parte finale del romanzo, nella quale è descritta la maratona, vengono formati dei gruppi. Gli alunni discutono le immagini e le emozioni che la lettura evoca in loro, dopodiché creano degli schizzi preliminari delle scene che vorrebbero includere nel silent book, focalizzandosi sui momenti chiave della gara. Quindi i gruppi lavorano insieme per trasformare le loro idee in immagini più dettagliate e complete, fino alla realizzazione di uno o più silent book.