Questo l’hai letto? La rubrica di consigli di lettura di DEASCUOLA.
Ogni mese un suggerimento di lettura per studentesse e studenti della scuola secondaria di primo grado, corredato di materiali per le attività in classe: un utile strumento per la didattica dell’italiano e per sviluppare nelle ragazze e nei ragazzi il piacere di leggere.
Perché leggere questo libro
La vita di Stella è piena di cose difficili da affrontare quotidianamente: l’incomprensione di una sorella troppo presa da sé e dei genitori, non sempre in grado di provare empatia nei suoi confronti, ma soprattutto la ferocia dei compagni di classe, che la scherniscono in modo crudele, facendola sentire sola, diversa ed emarginata. I continui episodi di bullismo in La panchina delle cose difficili vengono raccontati senza sconti dall’autrice Linda Traversi e durante la lettura non si può non soffrire insieme alla protagonista Stella, provando rabbia per i sorrisini beffardi e le parole pesanti come macigni che le rivolgono i coetanei, difesi a spada tratta da famiglie sempre pronte a minimizzare e a trovare falsi pretesti, ignorando i sentimenti di chi sta dall’altra parte.
Tuttavia la cosa più difficile, quella che costa caro far accomodare su una panchina come se si trattasse di un’amica con la quale confidarsi, è l’accettazione di sé, già complicata per qualsiasi tredicenne, ma ancora più ardua per la protagonista di questa storia. Stella soffre di una malformazione alla mano destra, che nasconde agli altri, ma persino a se stessa, come se quell’arto fosse un corpo estraneo che non la riguarda.
Il richiamo a La Sirenetta, una vicenda colma di dolore e poesia, è chiaro: anche in questo nostro romanzo la sofferenza trova redenzione nella bellezza, e ciò avviene grazie al disegno, attività prediletta da Stella, che illustra un mondo di creature marine, un mondo che la accoglie e rispetto al quale lei si sente affine.
Cercare rifugio da una realtà avvilente può essere un’ancora di salvezza, certo, ma per maturare non basta. Perché da soli non si cresce. Ed ecco che quella di Stella diviene una vicenda corale, costellata da nuovi compagni di viaggio, outsider come lei, accomunati da una panchina speciale, installata nel parco della periferia in cui è ambientata la storia. Quella panchina dedicata, appunto, alle “cose difficili” si trasforma in un insostituibile punto di incontro e trampolino di lancio per amicizie importanti.
Come ha affermato l’autrice, l’intento è quello di «raccontare come una semplice panchina possa diventare lo spazio dove spogliarci dei pregiudizi verso noi stessi e verso gli altri. E su cui, naturalmente, fare amicizia».
«È una cosa difficile cancellare le etichette con quello che ti piace fare davvero?»
L. Traversi, La panchina delle cose difficili, Einaudi Ragazzi, 2022, pp. 320
La vicenda
Stella, una tredicenne timida e appassionata di disegno, ha una malformazione alla mano destra, che cerca di nascondere agli occhi degli altri. Nella sua famiglia la parola disabilità è bandita e sembra davvero impossibile essere compresa da una mamma bigotta, un papà troppo distratto e una sorella egocentrica.
A scuola le cose vanno peggio: la ragazza è la preda perfetta per i bulli, che colgono ogni occasione per metterla in imbarazzo, accusarla e sminuirla. I professori sono incapaci di intervenire o fingono di non vedere: l’unico punto di riferimento è Katy, la docente di inglese, con la quale Stella si sente in sintonia.
Ma la più grande fonte di conforto, per Stella, è l’arte: quella dei disegni raffiguranti creature marine, che ama realizzare; quella di Antonio Ligabue, pittore che ammira e nel quale si riconosce.
Nel parco del quartiere popolare in cui vive, noto per i dodici palazzoni che hanno il nome dei segni zodiacali, un giorno viene installata una panchina, con una targa che la identifica come «la panchina delle cose difficili».
Stella inizia a frequentarla e lì conosce nuovi amici, che le siedono accanto e condividono le loro esperienze: c’è Gerry, un signore che ascolta solo canzoni di Califano; Agatina, una donna sempre intenta a preparare piatti che nessuno mangerà; Emil, un ragazzo poco più grande di lei, ossessionato dai videogiochi e terribilmente insicuro. Dietro ognuno di loro ci sono storie dolorose: il rimpianto per un amore del passato, la sofferenza dovuta al distacco da una figlia, la paura di affrontare il mondo reale. Storie che si intrecciano tra loro, storie che Stella ascolta, iniziando ad aprirsi a sua volta e a sentirsi meno sola.
Forse, immaginare un futuro migliore è possibile quando si siede, insieme, su una panchina speciale, che in un angolo ha inciso il simbolo poco conosciuto del tredicesimo segno zodiacale, l’Ofiuco: una U maiuscola percorsa da un’onda.
Attività
1) Il mio compagno segreto
Questa è un’attività da svolgere insieme a tutta la classe. Ognuno scriva il suo nome su un biglietto, lo inserisca poi in un bussolotto e lo consegni all’insegnante, che ridistribuirà in modo del tutto casuale i bussolotti. Non potrete rivelare per nessun motivo il nome che avete ricevuto, perché è quello del vostro “compagno segreto”, una persona speciale che per sette giorni riceverà da voi gesti di amicizia e gentilezza, attenzione e piccoli favori. Trascorsa una settimana, farete una piccola riunione insieme all’insegnante per scoprire se avete intuito chi sia stato il vostro compagno segreto e se qualcuno a sua volta vi ha individuati.
Lo scopo di quest’attività è potenziare le proprie competenze sociali, imparando che i comportamenti gentili aiutano a migliorare i rapporti con tutti… anche con quelli ritenuti all’inizio meno simpatici.
2) Kamishibai
Questa è un’attività di gruppo. È giunto il momento di mettervi alla prova con una particolare tecnica espressiva, che unisce l’aspetto figurativo a quello narrativo: il kamishibai, metodo giapponese di narrazione conosciuto in italiano come «spettacolo teatrale di carta».
Dopo aver raccolto alcune informazioni sull’argomento, divisi in gruppi, trasformerete alcuni episodi del libro letto in kamishibai da rappresentare in classe.
Lo scopo è quello di attuare un lavoro di rilettura e riscrittura della storia in chiave personale, usando diverse strategie e abilità (per esempio, collaborazione con i compagni, creatività, disegno, costruzione del kamishibai attraverso l’uso di materiali di recupero).