Questo l'hai letto? #42
‘L’anno che non caddero le foglie’ di P. Mastrocola

‘L’anno che non caddero le foglie’ di P. Mastrocola

Questo l’hai letto? La rubrica di consigli di lettura di Deascuola.
Ogni mese un suggerimento di lettura per studentesse e studenti della scuola secondaria di primo grado, corredato di materiali per le attività in classe: un utile strumento per la didattica dell’italiano e per sviluppare nelle ragazze e nei ragazzi il piacere di leggere.


Perché leggere questo libro
Paola Mastrocola, autrice del testo e delle illustrazioni di L’anno che non caddero le foglie, narra una vicenda che prende le mosse da uno strano autunno in cui, inaspettatamente, le foglie non si staccano dagli alberi.
Si tratta di una favola ecologista? I temi, spaventosamente attuali, del cambiamento climatico e del disinteresse degli esseri umani verso l’ambiente vengono toccati con leggerezza e ironia; inoltre non manca una profonda riflessione sulle leggi che regolano la natura. Tuttavia questa storia di vento, foglie e scoiattoli è incentrata soprattutto sulla forza dirompente e rivoluzionaria dell’amore.
L’amore dai diversi punti di vista: da un lato, che sovverte le leggi perché vorrebbe non finire mai e, dall’altro, che vorrebbe iniziare ma non osa.

Protagoniste sono non soltanto Lina e Ippi, le due foglie innamorate e ribelli, ma anche una scoiattola timida e inquieta, che ricerca la verità, scoprendo che siamo tutti, per qualche motivo, interconnessi agli altri esseri viventi e le nostre azioni si riverberano sul prossimo, anche se non ce ne rendiamo conto. Magari, ciò che rende felice qualcuno compromette il benessere di un altro. E questo accade perché i sentimenti sono semplici, eppure, allo stesso tempo, estremamente complessi: le ragioni degli altri, però, non possono impedire l’avvicendarsi delle stagioni e la magia di un nuovo inizio.

«Basta con questo signor Autunno! Io mi sono innamorata e non posso più cadere! Mi capisci?»

P. Mastrocola, L’anno che non caddero le foglie, Guanda, 2016, pp. 168

La vicenda
In uno strano autunno, accade qualcosa di inatteso: le foglie, anziché cadere a terra, restano tenacemente aggrappate ai rami. 
Gli adulti, che vanno sempre di fretta, all’inizio non ci fanno caso, mentre i bambini, sempre pronti allo stupore, iniziano subito a domandarsi che cosa stia succedendo, in particolare Federico, deluso perché non può più giocare con le foglie secche, uno dei suoi passatempi preferiti.
Con il trascorrere dei giorni, anche un giardiniere di nome Giacinto, rimasto senza lavoro, e Meo, il vasaio che sceglie con cura le foglie secche per il Presepio, si rendono conto dell’anomalia, tale da sconvolgere il microcosmo del sottosuolo, con i lombrichi che, privi di rifugio, diventano prede facili per gli uccelli. E che dire di questi ultimi? Nel giro di pochi mesi ingrassano a dismisura!
Tra coloro che soffrono per via delle foglie rimaste attaccate ai rami c’è anche Squirri, una scoiattolina timida e innamorata, che non può più ammirare Volpo, il giovane volpacchiotto appassionato di basket nonché vicino di casa. Com’era bello osservarlo di nascosto mentre tirava a canestro! Peccato che ciò non sia più possibile perché, in mezzo al cortile che divide l’albero cavo di Squirri dalla tana di roccia di Volpo, ci sia un enorme platano… pieno di fronde.
La scoiattola decide allora di intraprendere un’indagine per svelare il mistero delle “foglie persistenti”: consulta il Gufo delle Nevi, noto per la sua saggezza, interpella gli Studiosi della Biblioteca e persino un medico, ma nessuno è capace di fornirle una risposta, né tantomeno una soluzione.
Solo il Vento, in grado di vedere ogni cosa, conosce la causa di questa rivoluzione stagionale: la responsabile è Lina, una giovane foglia di tiglio, innamorata di Ippi, la fogliolina di ippocastano del ramo di fronte al suo. Pur di continuare a starle vicino, ha convinto le altre foglie a rifiutarsi di cadere, alterando l’equilibrio dell’intero ecosistema e impedendo alle nuove foglie di spuntare.
Che fare allora? Solo il Vento e la Pioggia, che conoscono i ritmi della natura, possono sistemare tutto.

Attività
1) “Leaf” a message
Questa è un’attività da svolgere individualmente. Può essere presentata sotto forma di challenge, cioè una gara, una competizione. L’espressione inglese leaf a message suona molto simile a leave a message, che significa «lascia un messaggio». Però la parola leaf vuol dire «foglia». 
Dunque, in che senso foglia un messaggio? Si tratta di una sfida creativa, volta a diffondere parole gentili, frasi o pensieri tratti dai propri libri e film preferiti, dalle canzoni più amate.
L’attività, in sintonia con lo spirito del romanzo di Paola Mastrocola, può essere svolta in autunno e prevede che ogni studente raccolga una o più foglie cadute (possibilmente grandi e integre, in modo da poterci scrivere sopra). Si possono cercare foglie nei dintorni della scuola o durante una passeggiata. Dopo aver scelto una citazione significativa o aver pensato a una frase personale, le alunne e gli alunni scrivono con pennarelli indelebili il messaggio sulla foglia, per poi “lasciarla andare” nella natura: in un parco, su un sentiero o nel proprio quartiere.
Il tutto può essere documentato con delle fotografie e rientrare nelle iniziative previste per la Giornata della Gentilezza, che ricorre il 13 novembre: il gesto simbolico, infatti, serve a diffondere pensieri gentili nel mondo, immaginando che qualcuno possa imbattersi in quelle frasi e sentirsi ispirato.

2) Dalla Favola al Fumetto animato: Storie in Movimento
Questa è un’attività da svolgere a gruppi. È volta ad approfondire la comprensione di una favola attraverso la drammatizzazione e la rielaborazione della stessa in forma di sceneggiatura per fumetto.
L’insegnante assegna una favola tradizionale (per esempio di Esopo, Fedro o de La Fontaine) a ogni gruppo, che legge il testo individuando le scene e i dialoghi più significativi, al fine di realizzare una drammatizzazione fotografica per fumetto.
Dopo aver redatto delle bozze con i disegni e i testi, aver stabilito i ruoli e aver provato le scene, escogitando anche modalità creative (per esempio, uso di costumi realizzati con materiali di recupero), le alunne e gli alunni eseguono la drammatizzazione del loro “fumetto teatrale” sotto la supervisione del docente, che fotografa i momenti salienti e in seguito, avvalendosi di una app specifica (per esempio, MomentCam, Cartoon Photo Editor) trasforma le fotografie in immagini stile fumetto.
L’insegnante inserisce le didascalie e i balloon con i dialoghi dei personaggi all’interno delle immagini trasformate in fumetto in base alle bozze consegnate dalle studentesse e dagli studenti.
Successivamente i gruppi collaborano per assemblare le proprie immagini-fumetto in sequenza, creando dei video che raccontino le favole, aggiungendo effetti di transizione tra le immagini ed eventualmente suoni o musica. I video finali vengono proiettati in classe.

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