A scuola con i changemakers #6
La scuola è pronta a sviluppare un curricolo di Educazione Affettivo Relazionale a scuola?

La scuola è pronta a sviluppare un curricolo di Educazione Affettivo Relazionale a scuola?

E’ di pochi giorni fa la notizia che la Camera dei deputati si è espressa positivamente sulla proposta di legge che abilita all’utilizzo e alla valorizzazione delle competenze non cognitive in ambito didattico, il testo ora passa all’esame del Senato.

La proposta nasce da un’iniziativa bipartisan perché è stata ideata e sostenuta dall’intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà e prevede una sperimentazione che valorizzi e incrementi le cosiddette ‘life skills’, ossia le abilità che conducono a comportamenti positivi e di adattamento grazie alle quali ogni individuo può riuscire a far fronte efficacemente alle richieste e alle sfide della vita di tutti i giorni.

Le capacità per la vita, ovvero gestire le emozioni e lo stress, riuscire a comunicare efficacemente, sviluppare l’empatia, il pensiero creativo e quello critico, oltre che l’abilità di prendere decisioni e risolvere problemi diventano importanti quanto saper leggere, scrivere e far di conto.

Le competenze non cognitive sono infatti tutte quelle abilità non direttamente legate al processamento delle informazioni e si riferiscono alla sfera emotivo-relazionale. La proposta di legge prospetta anche l’avvio, a partire dal prossimo anno scolastico, di una sperimentazione nazionale triennale per attività finalizzate allo sviluppo delle competenze non cognitive nei percorsi delle scuole di ogni ordine e grado.

Quando ho letto la notizia ho pensato che finalmente sia stata riconosciuta una parte del lavoro di sperimentazione che la scuola dove insegno porta avanti da tanti anni e che se questa proposta diventerà legge, sono parole della presidente della VII commissione della Camera, sarà un seme d’innovazione della scuola italiana, un elemento di trasformazione che adegua il nostro sistema ai grandi cambiamenti in corso. Come ha scritto Francesca Traclò in un recente articolo, dal titolo “Una visione lunga per la trasformazione della scuola: educarci (in gruppo) per educare”, pubblicato proprio su questo ambiente digitale,

fra qualche anno le scelte che i nostri ragazzi dovranno affrontare riguarderanno temi complessi di bioetica, di robotica e intelligenza artificiale, le cui ricadute riguarderanno la vita quotidiana di ciascuno di noi, le relazioni ed il pianeta.

Perfino il premio Nobel dell’economia, il professor James Heckman di Chicago ha dimostrato l’importanza e la decisività delle competenze non cognitive: l’affidabilità, la capacità di lavorare in gruppo, la perseveranza, l’impegno, la disponibilità ad imparare nel processo di apprendimento e nel lavoro.

Come ho già scritto, a Scuola-Città Pestalozzi, dove sono docente, già da trent’anni si discute su questo tema e all’educazione affettiva e relazionale è dedicata addirittura un minimo di un’ora settimanale di lezione dalla prima primaria alla terza secondaria di primo grado ed è stato sviluppato un vero e proprio curricolo verticale di otto anni in merito. A Scuola Città Pestalozzi l’educazione affettiva non è un argomento che viene sviluppato all’interno di una materia come potrebbe essere l’educazione civica, è lei stessa una vera e propria materia. Allo stesso tempo l’educazione affettiva e relazionale è un approccio metodologico-didattico perché, se nell’ora settimanale a lei dedicata si affrontano temi legati allo sviluppo psico sociale dei bambini come la creazione del gruppo classe, l’esplorazione delle emozioni, imparare a mediare i conflitti e a tollerare le frustrazioni, costruire e rispettare le regole di una comunità e da preadolescenti si impara a riflettere sulle diversità di genere e sull’educazione all’uso dei media, nel resto del tempo la scuola e i suoi insegnanti continuano a lavorare secondo il principio che ogni tipo di conoscenza presuppone una relazione di fiducia e di affetto, ce lo diceva Don Milani sessant’anni fa.

La scuola è un luogo di relazioni, è una comunità dove ogni studente impara, attraverso l’incontro con l’altro, a conoscere e a capire sé stesso.

Con la pandemia abbiamo capito quanto sia importante la costruzione sociale dell’apprendimento, si può studiare in ogni luogo, si può studiare da soli a casa ma solo la scuola è un luogo di confronto, una palestra dove si impara a convivere e condividere non solo la conoscenza in termini di saperi disciplinari ma soprattutto quella relativa alla propria coscienza. In un mondo in continuo mutamento, la cui complessità aumenta in modo esponenziale, quanto è importante avere medici, avvocati, insegnanti, politici, imprenditori, ricercatori, (…) che non solo siano preparati nelle loro discipline ma che abbiano anche e soprattutto competenze relative alla comunicazione empatica ed efficace, alla flessibilità, alla creatività, all’apertura mentale, alla stabilità emotiva, alla capacità di argomentare, interagire, discernere e di capire e accettare il punto di vista dell’altro?

Per l’attuazione della proposta di legge sull’insegnamento e sulla valorizzazione delle life skills è prevista anche un’attività di formazione dei docenti, la nostra scuola è pronta ad offrire il suo know how al servizio delle scuole che parteciperanno alla sperimentazione. Noi siamo pronti da tanto tempo: collaboriamo!

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