Aumenta drasticamente, anno dopo anno, tra giovani e giovanissimi, il consumo di integratori, stimolanti, sostanze dopanti e spesso veri e propri cocktail di farmaci assunti per finalità varie come il miglioramento delle prestazioni sportive o scolastiche, ovvero come meri anti-stress. Tali sostanze sono sempre più frequentemente assunte e acquistate con facilità e noncuranza, senza prescrizioni o consulti medici, per lo più in base al semplice passaparola di amici e conoscenti, e finanche familiari e genitori.
L’ultima relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia, della Presidenza del Consiglio – Dipartimento Politiche Antidroga (anno 2023), riporta dati allarmanti: circa 460 mila studenti, nella fascia di età tra i 15 e i 19 anni, pari al 19% del totale, hanno utilizzato almeno una volta nella vita, psicofarmaci senza prescrizione da parte del medico per dimagrire, dormire, rilassarsi, regolare l’umore o frenare l’iperattività o migliorare l’attenzione. Molti di loro assumono tali sostanze con frequenza e regolarità, ignorandone o sottovalutandone gli effetti, diretti o anche indiretti, sul sistema nervoso e sul funzionamento degli organi vitali. Comportamenti questi che inducono e favoriscono l’insorgere di vere e proprie forme di dipendenza o addirittura polidipendenza, che portano l’individuo ad assuefarsi e quindi a dipendere contemporaneamente dall’assunzione e dal consumo di più sostanze. È questo il classico caso dei giovani che assumono eccitanti o stimolanti per passare una notte da sballo in discoteca e poi il giorno dopo assumono sostanze di diverso tipo per bilanciarne gli effetti, o per recuperare la fatica o la forma fisica, oppure per sostenere un allenamento. Soluzioni facili per “stare meglio con se stessi”, superare ostacoli e situazioni difficili, ma che sono il sintomo di un disagio profondo e diffuso, tra molte fasce della popolazione, e in modo particolare tra i giovani, più fragili e spesso attratti dalla logica del “tutto e subito”, poco propensi, proprio per la giovane età, a valutare i rischi e i pericoli associati all’uso e all’abuso di tali sostanze. Ma anche espressione dell’incapacità manifesta di affrontare le sfide della vita con impegno e dedizione, sacrificio e passione senza percorrere pericolose scorciatoie, che possono lasciare segni indelebili sul fisico e sulla psiche delle persone.
Compito degli educatori, nella scuola come in ambito sportivo, è quello di curare il dialogo con i ragazzi. Lo sport è per sua natura uno straordinario veicolo di comunicazione, in grado di trasmettere emozioni e al contempo proporre stili e modelli di vita positivi, alternativi e antitetici rispetto alla prospettiva delle dipendenze da sostanze o comportamentali. Accrescere la centralità della pratica sportiva nella vita quotidiana di milioni di individui vuol dire contrapporre alle dipendenze patologiche una sana “dipendenza” dall’attività sportiva, rafforzando, per così dire, le “difese immunitarie dell’intera collettività”. Comunicare e informare attraverso lo sport, dunque, non solo è possibile ma è sempre più importante e necessario, per migliorare le strategie di prevenzione, vero e proprio argine contro la diffusione crescente delle varie forme di dipendenza.
Per un approfondimento si legga l’articolo Effetti avversi delle sostanze dopanti sull’organismo degli individui del Direttore Generale di NADO Italia, Alessia Di Gianfrancesco.
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