La scuola italiana è la più inclusiva al mondo (con il 99% di alunni BES inseriti nel sistema scolastico) e questo perché l’Inclusione nel nostro Paese non è pensata solo come dovere, ma piuttosto come “valore”. Siamo fortemente convinti che le persone con disabilità non siano un mondo a parte ma una parte del mondo, che “tutte le diversità arricchiscano” e non rappresentino di conseguenza un problema da gestire ma una risorsa da sfruttare.
L’Inclusione scolastica, prodromo dell’inclusione sociale, è un percorso in continua evoluzione nel luogo deputato a “educare al sapere, saper fare, saper essere”. Luogo che in Italia accoglie tutti, che riconosce e rispetta le differenze, le diverse abilità, creando percorsi collettivi e personalizzati.
In questo luogo l’attività motoria e sportiva rappresenta un potente strumento di educazione e inclusione. Sfruttando anche l’aspetto ludico, è un impareggiabile opportunità di relazione, condivisione, confronto, cooperazione, socializzazione gioiosa, con ricadute tra l’altro sul piano emotivo e psicosociale. Ma in molti casi, paradossalmente, è proprio durante lo svolgimento delle attività sportive che si creano in maniera involontaria momenti di esclusione o di separazione, perché chi è più dotato accentra tutto il gioco e marginalizza la partecipazione dei meno capaci (e non mi riferisco solo a studenti con disabilità).
Come fare dunque perché si concretizzi l’inclusione nelle attività motorie e sportive a scuola?
In primis costruendo un “pensiero educativo inclusivo” da cui partire per:
- “Progettare attività e giochi sportivi per tutti e per ciascuno”: tutti insieme, ma per ciascuno in modo adeguato alle proprie abilità, superando la rigidità delle regole uguali per tutti, propri degli sport e giochi tradizionali, “evolvendo dal concetto di uguaglianza a quello di equità, con regole adattate alle capacità e al funzionamento di ciascuno”. Per esempio in un “esercizio, o gara, di corsa in palleggio di Pallacanestro inclusiva” sarà concesso a uno studente in carrozzina di palleggiare secondo le regole del basket in carrozzina, a un altro – con disturbo della coordinazione motoria – di fare qualche passo con la palla in mano, in modo che lo stesso esercizio, o partita, venga disputata con regole stabilite a misura delle abilità di ognuno, generando così “nuovi giochi sportivi scolastici inclusivi” (vedi il baskin, basket inclusivo, in cui è contemplato perfino l’utilizzo di materiali diversi per permettere di giocare tutti insieme).
- “Creare esercizi e giochi motori di ruolo”: attività in cui gli studenti siano bendati, seduti a terra, con mani legate, al fine di “far vivere loro” le condizioni dei compagni con ridotte abilità, inducendo riflessioni guidate che generino empatia, ma al contempo, come l’inclusione presuppone, offrendo l’opportunità anche ai più dotati di sviluppare “diverse abilità”.
Nel mio concetto di inclusione questo non significa eliminare le attività motorie sportive e/o paralimpiche tradizionali, perché inclusione non si traduce nel fare “sempre tutti le stesse cose”, ma contemplare gli uni e le altre in un progetto educativo che favorisca uno sviluppo tanto individuale quanto collettivo.
Foto tratta da Educare al movimento Nuova edizione, Marietti scuola 2023, gentilmente concessa dall’Associazione Baskin odv.