Cuori Intelligenti. La meraviglia del pensiero e delle parole. Introduzione al volume su Leopardi della nuova letteratura

Cuori Intelligenti. La meraviglia del pensiero e delle parole. Introduzione al volume su Leopardi della nuova letteratura

In occasione del lancio di Cuori Intelligenti, la nuova letteratura Garzanti Scuola, DLive vi propone le introduzioni ai volumi del corso dove l’autore delinea i contenuti e le scelte.

Nei giorni scorsi vi abbiamo proposto la lettura dell’introduzione al Volume 1 – Dalle origini al Rinascimento e l’introduzione al Volume 2 – Dal Barocco al Romanticismo

Oggi vi presentiamo l’introduzione al volume su Giacomo Leopardi.

Introduzione al volume su Leopardi

Se chiedessimo chi è Leopardi a un italiano qualsiasi, un italiano che abbia fatto 
le scuole superiori, la risposta che riceveremmo suonerebbe più o meno così: «Leopardi
 è il poeta dell’Infinito, di A Silvia, del Sabato del villaggio». Forse qualcuno aggiungerebbe al ritratto parole come “pessimista”, “triste”, “disperato”; qualcuno direbbe anche “gobbo”, e metterebbe la deformità fisica di Leopardi in relazione con la sua sconsolata visione
del mondo.

Leggendo le pagine che seguono – il profilo e i brani antologici – si capirà che questo non è un ritratto somigliante. Certo, in gioventù Leopardi è stato l’autore di quelli che
si definiscono “idilli”, cioè di poesie che esprimono – secondo le sue stesse parole – «situazioni, affezioni, avventure storiche dell’animo mio». E certamente, le sue malattie contribuirono
 a far crescere in lui un senso di insoddisfazione per la vita che affiora spesso nelle sue opere. Ma la poesia di Leopardi non finisce (e in realtà neppure comincia) con gli idilli. Negli ultimi dieci anni della sua vita Leopardi fa qualcosa che nessuno scrittore italiano prima di lui aveva saputo fare: inventa, per così dire, una poesia filosofica, scrive cioè versi bellissimi che, in maniera memorabile, affrontano non i temi tradizionali della lirica (l’amore, la natura, la virtù) bensì le questioni più gravi dell’esistenza umana: la morte delle persone care, la noia, la transitorietà del piacere, la solitudine, la crudeltà della natura, l’assenza di Dio.
Ma soprattutto, l’opera di Leopardi non è fatta soltanto di poesie. Anzi, i Canti rappresentano solo una piccola parte, un frammento di una prodigiosa attività di scrittore (prodigiosa soprattutto se si considera che Leopardi morì a 39 anni, e fu malato per lunghi tratti della sua esistenza). Leopardi è probabilmente il più preparato filologo classico
 del suo tempo; ma è anche l’autore di un capolavoro della prosa italiana dell’Ottocento, 
le Operette morali; ed è soprattutto l’intellettuale che, nell’arco di quindici anni, scrive
le migliaia di pagine dello Zibaldone, la più profonda e geniale opera filosofica scritta 
da un italiano negli ultimi due secoli.
Leggeremo dunque questo Leopardi poliedrico e multiforme. Cominceremo raccontandone la vita, tra Recanati, Roma, Bologna, Pisa, Firenze, Napoli; proseguiremo cercando di fissare in sintesi alcune idee-guida per capire meglio ciò che ha scritto (e ne approfitteremo anche per correggere altre idee-guida che non hanno vero fondamento nella sua opera, come quella del pessimismo storico/cosmico); e poi gli cederemo la parola: prima le poesie dei Canti, dalle canzoni dell’adolescenza agli idilli, alla Ginestra; poi un’ampia scelta dalle Operette morali; poi alcuni tra i più geniali, folgoranti pensieri dello Zibaldone.
Infine, in un capitolo a parte (Un’idea dell’Italia) approfondiremo lo scritto in prosa di Leopardi forse più straordinario: il Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani, un breve ‘trattato sugli italiani’ che contiene alcune delle pagine più intelligenti (e amare) che siano state mai scritte sul nostro paese e sul nostro popolo: pagine (purtroppo) ancora molto attuali.

Claudio Giunta

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