Il viaggio di papa Francesco in Svezia, che si è svolto dal 31 ottobre al 1° novembre 2016 per la commemorazione comune luterano-cattolica della Riforma di Martin Lutero, è un evento storico senza precedenti, un simbolo molto forte: Francesco va incontro ai fratelli cristiani.
Il 31 ottobre 1517 nasce la Riforma che nel 2017 compie quindi 500 anni. Questo evento di grande rilevanza spirituale e politica del mondo cristiano naturalmente non nasce in realtà in un solo giorno; è invece il frutto di delusioni, pensieri, aspettative, interessi e desideri di molti, non tutti trasparenti e non tutti maliziosi.
Ma che cosa accade quel 31 ottobre?
Il monaco agostiniano Martin Lutero affigge alla porta della chiesa del castello di Wittenberg le sue 95 tesi, scagliandosi apertamente contro la corruzione e lo scandalo delle indulgenze e affrontando i grandi problemi della fede, il peccato, la grazia e la penitenza.
Ogni giorno gli abusi della Chiesa si facevano più gravi (vita mondana dell’alto clero, ignoranza dei pastori, cumulo di benefici, commende); il papa non solo era padre della spiritualità, ma anche padrone e monarca. La Roma papale autocelebrativa si apprestava a divenire in quegli anni una delle maestose meraviglie artistiche dell’umanità. Già Niccolò V (papa dal 1447 al 1455) aveva in questo senso ribadito e sostenuto l’opportunità per la Chiesa di ricorrere alla forza persuasiva e seducente delle immagini che riteneva capaci di creare consenso e sottomissione popolare, e la sua politica aveva dato avvio alla ricostruzione di una nuova Roma.
La cultura umanistica cristiana si accingeva ora, nei primi decenni del Cinquecento, con i papi Giulio II e Leone X, a sponsorizzare i grandi capolavori dell’arte moderna di Bramante, Michelangelo, Raffaello…
Mentre già il domenicano Savonarola, alla fine del secolo precedente, dalla culla dell’arte umanistica fiorentina, si era battuto con veemenza per un ritorno all’austerità delle raffigurazioni, ora i riformatori d’oltralpe attaccano l’arte sacra con grande violenza iconoclasta e sostengono la necessità di abolire le immagini dalle chiese, al fine di rispettare il precetto veterotestamentario.
Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso […]. (Es 20,4-5).
E ancora:
… poiché non vedeste alcuna figura, quando il Signore vi parlò sull’Oreb dal fuoco, non vi corrompete, dunque, e non fatevi l’immagine scolpita di qualche idolo, la figura di maschio o di femmina, la figura di qualunque animale che è sopra la terra, la figura di un uccello che vola nei cieli, la figura di una bestia che striscia sul suolo, la figura di un pesce che vive nelle acque sotto la terra. Quando alzi gli occhi al cielo e vedi il sole, la luna, le stelle e tutto l’esercito del cielo, tu non lasciarti indurre a prostrarti davanti a quelle cose e a servirle […].(Dt 4, 15-19).
Non così Lutero.
Il suo è un pensiero composto e moderato che non si serve della Parola, bensì cerca di comprenderla. Che sa cogliere con evidenza il vero comando di Mosè che è quello di non adorare le immagini e non quello di non realizzarle.
Le immagini non sono né buone né cattive, ma si deve lasciare alla gente la libertà di averne o non averne, purché sia cacciata la falsa credenza secondo cui, realizzando immagini, rendiamo servizio a Dio e gli facciamo piacere… (da una predica del riformatore datata 12 marzo 1522).
Come dar torto a Lutero? Egli non è un iconoclasta come altri, semplicemente si batte per la subordinazione dell’immagine alla Parola e contro il suo abuso. Il riformatore, inoltre, non solo non è contro l’immagine, ma riconosce e sostiene la funzione pedagogica dell’arte cristiana.
Egli stesso ne fa uso, scegliendo di far illustrare la sua Bibbia stampata e tradotta in lingua tedesca, promuovendo immagini propagandistiche in funzione antiromana e favorendo la nascita di iconografie capaci di alimentare la diffusione della sua concezione teologica.
DANNAZIONE E SALVEZZA
di Lucas Cranach il Vecchio, 1529,
Gotha (Germania), Schlossmuseum.
Il dipinto è molto didascalico, con un’impaginazione netta, divisa in due parti da un albero per metà secco e per l’altra metà frondoso, ritrae per immagini con grande chiarezza il pensiero di Lutero su condanna e redenzione, sul ruolo della legge e della grazia.
LEGGE E GRAZIA
di Lucas Cranach il Vecchio, 1529,
Praga, Galleria Nazionale.
Ancora l’uomo a metà tra la legge indicata dal profeta dell’Antico Testamento e la misericordia indicata dal nuovo profeta Giovanni il Battista.
E così con Lutero si assiste in Germania non alla distruzione dell’arte cristiana, come invece avviene là dove le furie iconoclaste dei seguaci riformatori Zwingli e Calvino volgono a devastare molte chiese, ma a un suo riorientamento. Si sviluppa un’arte che da sacra vuole farsi devota.
L’incontro e l’amicizia tra Lutero e il pittore della corte di Federico di Sassonia, Lucas Cranach, oltre ad averci lasciato molti ritratti del grande riformatore, diventa terreno fertile per la nascita di una pittura della Riforma.
Lucas Cranach è uno tra i principali ideatori della nuova iconografia protestante, la quale vuole operare in direzione della devozione e non più del culto e liberare così l’immagine da ogni sospetto d’idolatria. A questo scopo si scelgono anche pagine di Antico e Nuovo Testamento da privilegiare, perseguendo in specie un senso didattico morale nel segno della Devotio Moderna, di una spiritualità dunque “cristocentrica” che non pone l’accento tanto sulla liturgia, quanto invece sulla meditazione personale strutturata e metodica centrata sulla vicenda di Cristo.
CRISTO BENEDICE I BAMBINI
di Lucas Cranach il Vecchio, 1538,
Amburgo Kunsthalle.
Il tema nell’ottica luterana sottolinea certamente il rapporto diretto tra fedele e Cristo già dalla prima infanzia.