La frase che si sente ripetere di più quando parliamo di PNRR è “per la scuola è un’occasione da non perdere”. Lo sentiamo dire così spesso che il primo rischio che corre il mondo della scuola è di considerarla una frase fatta, un modo di dire. Invece, forse per una volta, non è così: il PNRR, per la quantità di risorse erogate direttamente alle scuole, per le scelte che sono state fatte per distribuirle, per il loro collegamento diretto con importanti riforme di sistema, rappresenta davvero un’occasione da non perdere. Vediamo nel dettaglio le potenzialità cui ho accennato.
Le risorse che sono state o saranno erogate direttamente alle scuole ammontano a 500 milioni di euro per il contrasto dei divari territoriali e 1.700 milioni per il progetto Scuola 4.0: 1,3 miliardi circa sono destinati per trasformare almeno 100.000 classi in ambienti innovativi di apprendimento e andranno a tutte le scuole, mentre i restanti 400 milioni serviranno per la realizzazione di laboratori in tutte le scuole superiori. Un po’ diverso il discorso sul contrasto ai divari territoriali, dove il finanziamento è stato riservato a circa 3.400 scuole, individuate secondo criteri oggettivi legati ai risultati delle prove Invalsi e altri indicatori volti a individuare le scuole maggiormente investite dal problema della dispersione, sia implicita che esplicita.
Ed è questo il secondo elemento degno di nota di questi interventi: si è scelto infatti di non procedere con un bando, che avrebbe per forza di cose penalizzato le realtà meno a proprio agio con le procedure di assegnazione, con il rischio di un effetto paradossale sull’incremento dei divari. Fino a oggi, infatti, le modalità utilizzate per erogare le risorse sono state la competizione tra scuole (i bandi, appunto) o la distribuzione a pioggia: qui si sceglie invece di individuare prima e sulla base di dati oggettivi le scuole beneficiarie. Anche da questo punto di vista l’occasione è dunque importante per generare cambiamento perché in caso di successo di un approccio non tradizionale potremmo vedere un cambiamento strutturale nella distribuzione delle risorse che potrebbe portare innovazione, condivisione e diffusione delle buone pratiche. E da cosa potremo valutare il successo o meno di questo approccio innovativo nella distribuzione di risorse? Innanzi tutto nel raggiungimento dei target che il PNRR ha assegnato al nostro paese in termini di studenti coinvolti, ma anche nella capacità delle scuole di solito meno coinvolte di attivarsi e raggiungere risultati.
Il terzo elemento sul quale il sistema viene sfidato è quello del collegamento tra le riforme di sistema, i finanziamenti e gli obiettivi sui quali saremo misurati. Si potrà sperimentare il ricorso sistematico ad alcune modalità che molti che già le utilizzano considerano scontate, ma scontate non sono affatto. Non sono nuovi, infatti, i richiami alla necessità di modificare il modo di progettare gli interventi, lavorare in rete, coinvolgere gli altri attori del territorio (terzo settore, enti locali, mondo produttivo), approcciare la didattica per renderla davvero personalizzata alle esigenze di tutti e di ciascuno, modificare gli ambienti di apprendimento, introdurre innovazione anche attraverso un approccio laboratoriale e tanto altro che è previsto da questi bandi. Ciò che è nuovo è che per la prima volta a questi richiami si accompagnano risorse ingenti, mai assegnate prima.
Certamente non mancano le criticità e sono state giustamente evidenziate. Si pensi, per esempio, alla penalizzazione delle scuole del primo ciclo nella assegnazione delle risorse per il contrasto ai divari, oppure alle carenze strutturali sul piano amministrativo, che rischiano di rendere complessa la gestione (non tutte le scuole hanno un DSGA o un DS di ruolo, il personale amministrativo è spesso precario…) e in alcuni casi vanificare l’investimento. Si pensi che molte scuole dovranno gestire risorse per centinaia di migliaia di euro senza averlo mai fatto prima in quelle dimensioni e con un cronoprogramma davvero sfidante. Per ovviare ad alcune di queste criticità e accompagnare le scuole, il Ministero si è impegnato a fare la propria parte con interventi di supporto specificatamente predisposti. Però un ruolo dovranno svolgerlo anche le scuole, condividendo le proprie esperienze e mettendo in comune le soluzioni trovate. Essenziale sarà anche la formazione e i numerosi incontri, online e in presenza, che molte realtà hanno già predisposto.
Sarà importante avere successo. Per il bene degli studenti, innanzitutto, anche in considerazione del fatto che saranno loro a ritrovarsi sulle spalle il debito che stiamo accumulando per realizzare questi investimenti. Ma anche perché se il sistema dimostrerà di saper cogliere l’occasione che ci viene data dal PNRR si potrà generare un cambiamento, che non sarebbe affatto retorico definire «dal basso», nelle modalità con le quali si aggrediscono alcuni dei problemi che attanagliano la scuola italiana.
Di questi temi parleremo insieme durante il ciclo di webinar gratuiti RIGENERIAMO LA SCUOLA. I webinar sono rivolti ai Dirigenti Scolastici e alle figure di staff per riflettere insieme su come innovare la scuola negli ambienti e nella didattica: https://bit.ly/Rigeneriamo_scuola