Scuola e media: il ruolo chiave per contrastare la disinformazione digitale

Scuola e media: il ruolo chiave per contrastare la disinformazione digitale

Il progresso tecnologico ha cambiato completamente le nostre vite, il nostro modo di comunicare e di informarci: da un lato permette di restare facilmente in contatto con altre persone, di accedere con facilità e in tempo reale alle notizie, di dare spazio alle voci più emarginate e alle richieste di equità e giustizia razziale; dall’altro contribuisce alla diffusione di notizie false e di discorsi d’odio e alla polarizzazione della società. Secondo il Global risk report realizzato dal World economic forum, la disinformazione e la misinformazione, ovvero la diffusione involontaria di notizie false, sono considerate il rischio più grave che il mondo dovrà affrontare nei prossimi due anni.

A settembre del 2024 le Nazioni Unite hanno firmato, insieme al Patto sul Futuro, anche un Accordo Digitale Globale che include impegni e misure per il contrasto alla misinformazione, alla disinformazione e all’incitamento all’odio, tra cui l’alfabetizzazione informatica, lo sviluppo delle capacità critiche, la responsabilizzazione delle piattaforme dei social media. Alcuni cambiamenti recenti vanno però in un’altra direzione. A gennaio del 2025, ad esempio, Mark Zuckerberg ha deciso di rivedere la politica di moderazione dei contenuti di Meta (di cui fanno parte Facebook, Instagram, Whatsapp e Threads) e di voler porre fine al fact-checking: d’ora in poi la verifica dell’attendibilità delle notizie che circolano sui social sarà affidata direttamente agli utenti. È una questione su cui occorre riflettere attentamente, soprattutto considerando che, come sottolinea il Rapporto ASviS 2024, l’Italia è al quartultimo posto in Europa per competenze digitali: solo il 45,8% della popolazione possiede competenze digitali di base che permettono di utilizzare con dimestichezza e spirito critico gli strumenti tecnologici per il lavoro, il tempo libero e la comunicazione. Anche tra le persone più giovani i tassi sono più bassi rispetto ai livelli europei: solo il 59% dei giovani tra i 16 e i 24 anni possiede competenze digitali di base, in confronto a una media europea superiore al 70%.

La scuola svolge un ruolo fondamentale nell’alfabetizzazione digitale, fornendo agli studenti le competenze necessarie per vivere e lavorare in una società sempre più tecnologica e colmando il divario digitale che persiste ed è spesso legato alle disuguaglianze socioeconomiche presenti tra le famiglie d’origine. Per favorire lo scambio di buone pratiche, Safer internet centre, un progetto co-finanziato dalla Commissione europea nel programma Digital Europe, raccoglie iniziative adottate dalle scuole di tutta Italia e offre consigli e materiali didattici per un uso positivo di internet e della tecnologia. Come sottolinea Openpolis, tuttavia, “premessa di qualsiasi attività educativa in questo ambito è la presenza, in termini infrastrutturali, di ambienti digitali nelle scuole”. In Italia, durante l’anno scolastico 2022/2023, solo il 35,7% degli edifici dichiarava la presenza di aule informatiche, con profonde differenze territoriali: oltre il 50% in Liguria, Piemonte e Val D’Aosta e meno del 30% in Sicilia, Abruzzo, Campania, Calabria e Lazio. A livello nazionale, nel 28,9% dei casi nelle scuole statali non erano presenti aule informatiche, mentre per il 35,4% l’informazione non era disponibile. Per quanto questo sia solo uno dei fattori che contribuisce alla diffusione delle competenze digitali, i dati della presenza di aule informatiche rispecchiano le differenze territoriali nelle competenze digitali.

Se la scuola può formare le ragazze e i ragazzi a usare consapevolmente internet e i dispositivi tecnologici, anche per riconoscere le notizie false, i media hanno un ruolo fondamentale nel fornire un’informazione oggettiva, corretta, trasparente e di qualità, che permetta di costruire un futuro sostenibile. I mezzi d’informazione devono quindi diversificare i propri modi di comunicare per poter raggiungere un maggior numero di persone, anche di età diversa. Per poter aumentare la consapevolezza sullo sviluppo sostenibile è importante evitare un linguaggio troppo tecnico o toni giudicanti che potrebbero far sentire le persone in colpa. Gli articoli che raccontano le soluzioni ai problemi o i progressi che sono stati raggiunti dovrebbero trovare ampio spazio per incoraggiare le persone ad agire e per controbilanciare gli allarmi e le notizie negative da cui siamo circondati costantemente.

Il ruolo della scuola e dei mezzi di informazione nella promozione di una corretta informazione sono i temi che verranno analizzati da Flavia Belladonna e Ivan Manzo, della redazione dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), durante il webinar “Trasformare il nostro mondo, comunicare la sostenibilità” in programma il 5 febbraio. L’incontro è parte del ciclo di webinar gratuiti “L’Agenda si fa insieme: il futuro possibile”, promosso dall’ASviS e Deascuola. 

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