Serviranno 132 anni per raggiungere la parità di genere secondo il Global gender gap index del 2022 pubblicato dal World economic forum. L’indice monitora annualmente il divario di genere nella partecipazione economica e politica e nei livelli di salute ed educazione. Su 146 Paesi l’Italia si è posizionata 63esima, in particolare a causa delle disuguaglianze in ambito lavorativo ed economico.
Entrare nel mondo del lavoro per una donna può essere difficile. Ancora di più è essere impiegata in un settore con salario alto e accedere alle posizioni apicali. Queste difficoltà si riflettono nel divario retributivo di genere, ovvero la differenza media tra i salari orari percepiti da uomini e donne. Nel 2020 in Italia era pari a 4,2%, in confronto alla media europea del 13%. A contribuire al divario c’è anche una distribuzione non equa del carico di lavoro non retribuito: sono le donne ad occuparsi principalmente dei figli, degli anziani e della casa.
Da opportunità per la crescita professionale e l’indipendenza economica, il lavoro può diventare tuttavia luogo di discriminazioni. Secondo un sondaggio condotto dalla Fondazione Libellula nel 2022, una donna su due dichiara di aver sperimentato, sul posto di lavoro, una o più forme di molestia, come battute volgari, complimenti e contatti fisici indesiderati.
La violenza continua a manifestarsi anche nell’ambiente famigliare. Nel 2022 in Italia sono morte 120 donne: 97 sono state uccise in ambito familiare o affettivo e 57 di queste sono morte per mano del partner o ex partner.
Progressi lenti
L’occupazione femminile e l’indipendenza economica rappresentano una sfida chiave da affrontare per contrastare forme di discriminazione e violenza. Alcuni progressi incoraggianti sono stati fatti: il Rapporto ASviS 2022 rileva, ad esempio, un maggior numero di donne ai vertici delle aziende e in politica e una ripresa del tasso di occupazione. Positivo è stato anche l’inserimento del gender procurement nei bandi di gara, uno strumento per favorire gli investimenti nelle imprese che garantiscono la parità di genere. È stata inoltre introdotta la certificazione di parità di genere, volta a incentivare le aziende ad adottare politiche per ridurre il divario fra uomini e donne. Tuttavia, l’attribuzione di una premialità per la partecipazione ai Bandi pubblici collegata al requisito della certificazione di genere rischia una battuta d’arresto, che può essere fronteggiata ad esempio attraverso deroghe in grado di venire incontro alle difficoltà delle aziende e soprattutto promuovendo forme di accompagnamento alle imprese.
Il ruolo della scuola
Per raggiungere la parità di genere, oltre alle norme, occorre promuovere una nuova cultura fondata sul rispetto. La scuola ricopre un ruolo fondamentale per contrastare gli stereotipi e per insegnare a ragazze e ragazzi a riconoscere ed evitare le discriminazioni di genere.
La scuola può anche orientare le scelte formative delle ragazze, incentivando lo studio delle materie Stem. Come evidenzia il Rapporto ASviS 2022, tra le persone di età 20-29 anni laureate la percentuale di uomini specializzati in discipline Stem è pari all’1,9%, percentuale che scende all’1,3% per le donne. Questo si riflette in una minor partecipazione delle donne nelle professioni in ambiti tecnologici e scientifici, sempre più richieste dal mondo del lavoro.