Laboratorio di Scrittura Italiana per la primaria: sei schede da usare in classe

Laboratorio di Scrittura Italiana per la primaria: sei schede da usare in classe

Quante volte in classe si chiede agli alunni di descrivere un oggetto, una persona o un animale? Troppo spesso le descrizioni risultano piatte, banali, troppo sintetiche? La giornalista, traduttrice e scrittrice Beatrice Masini ha realizzato alcune schede di lavoro per il nuovo sussidiario “Tanti Modi per Leggere” per le classi quarte (http://bit.ly/2lm1Fnb). Si tratta di un vero e proprio Laboratorio di scrittura che ha l’obiettivo di stimolare e guidare i piccoli scrittori nella loro fase creativa.


 

Nessuno si aspetta che un bambino o una bambina di quarta scriva un romanzo. Ci mancherebbe altro. Però c’è qualcuno tra chi sta leggendo queste righe che sicuramente ha pensato di scrivere un romanzo. O magari anche solo una storia, o un racconto.

Tu? O tu? Magari qualcuno ci ha anche provato.
Non c’è bisogno di alzare la mano o di dirlo. Gli aspiranti scrittori hanno qualcosa negli occhi, una lucina che si accende e brilla. Spesso restano in incognito per anni, come le spie, e poi bam, ecco il libro. È bella, questa cosa dell’incognito. Gli scrittori sono come spie del mondo.
Se sei uno o una che già scrive, è una bella cosa. Complimenti. Vai avanti così. Se ci hai provato, avrai capito che non è facile. È bello, ma non è facile. Ed è un lavoro solitario, da fare con pazienza, in silenzio, nella propria camera. Bastano un quaderno e una penna. Un computer, volendo. Ma soprattutto bisogna avere la testa accesa. Il libretto di istruzioni non esiste, e se anche esistesse non si trova qui.
E allora che cosa c’è in queste pagine? Stiamo consumando alberi per niente?
No. Anche se tu, tu e tu non vorrete mai scrivere un romanzo – e non c’è niente di male: magari costruirete un’automobile che va ad aria, e tutto il mondo vi ringrazierà – una cosa che tutti dovremmo fare è imparare a trattare bene la nostra lingua.
Le parole sono importanti. Hanno un senso e un suono. Sono belle (quasi tutte: ce ne sono anche di meno belle, non è colpa loro). Servono per comunicare. Usarle bene è fondamentale.

 

Beatrice Masini

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