
Con un articolo pubblicato sulla rivista Mind dal titolo “Computing Machinery and Intelligence”, nel 1950 il matematico britannico Alan Turing inaugurava di fatto il campo di ricerca dell’Intelligenza Artificiale. L’articolo si apriva con la celebre domanda: “Le macchine possono pensare?”.
Oltre a nutrire l’immaginazione dei più visionari autori di fiction letteraria, come Philip Dick con il suo Il cacciatore di Androidi del 1968, questo atto fondativo della IA riusciva già in qualche modo a preconizzare le principali, temibili incognite legate al ruolo che queste tecnologie avrebbero rivestito nelle future società industrializzate. Di lì a poco, lo stesso Turing avrebbe anche messo in guardia sul rischio che macchine intelligenti in grado di superare le capacità umane sarebbero col tempo potute diventare capaci di prendere il controllo delle nostre vite, anche se in realtà si trattava di uno scenario ancora piuttosto lontano.
In effetti, i timori di una deriva imprevedibile delle intelligenze artificiali stanno affollando il dibattito sul loro utilizzo solo oggi, dopo decenni punteggiati da lunghi “inverni” della ricerca nel settore, ovvero periodi privi di risultati incoraggianti, seguiti da riprese repentine e insperate, le cosiddette “primavere” della IA. L’ultima e più impattante di queste, innescata grazie all’esplosione della rete e alla disponibilità di processori grafici capaci di elaborare inedite quantità di dati a una velocità senza precedenti, ha portato alla nascita delle IA cosiddette generative, con cui si riesce a creare testi, immagini, video e suoni a partire da una riaggregazione e rielaborazione autonoma e creativa di informazioni, come gli ormai familiari Chat GPT o Gemini.
L’intelligenza artificiale, inutile dirlo, riguarda ormai tutti da vicino: offre opportunità prima impensabili per la ricerca scientifica, in particolare in biologia e in medicina, così come per l’industria e gli apparati produttivi, mentre la società nel suo complesso può già beneficiare, in varie forme, delle applicazioni di questi avanzamenti tecnologici. Intanto, si fa anche strada l’ipotesi che le IA possano ricoprire ruoli sempre più consistenti in impieghi di solito svolti interamente dalle persone, non solo in funzioni strettamente meccaniche e ripetitive, ma anche di tipo intellettuale e in settori strategici, tra cui quelli legati alla comunicazione e all’istruzione.
Insomma, i progressi in questo campo sembrano essere molto più veloci e imprevedibili del previsto, mentre vanno prendendo forma contesti sempre più simili a quelli paventati dai padri dell’IA.
In un articolo pubblicato su Science nel 2022, per esempio, si evidenzia un dato piuttosto interessante, quanto preoccupante: una IA riesce già a superare, con esiti più brillanti dei nostri, un test di comprensione linguistica costituito da domande su un articolo che si è appena letto, a conferma della capacità straordinaria di archiviare e gestire velocemente informazioni, ovvero di ricordare un testo parola per parola.
Non è un caso se negli ultimi anni, alcuni appelli avallati da centinata di esperti hanno cercato di accelerare un processo di regolamentazione più consapevole delle intelligenze artificiali, per prevenirne evoluzioni ingestibili, se non addirittura catastrofiche.
A fronte di queste comprensibili preoccupazioni, è bene comunque ricordare che, per il momento, i meccanismi di elaborazione artificiale possono rappresentare un utile supporto alle attività intellettuali umane, ma non un loro reale sostituto. Questo è particolarmente rilevante in ambito scolastico e educativo, dove una gestione più attenta delle IA in quest’ottica può favorirne le diverse, possibili opportunità, provando ad arginarne i rischi.
IA e educazione: un rapporto complesso, ma proficuo!
A ben vedere, secondo la definizione stessa data dall’UNESCO le IA vanno in effetti considerate come “sistemi capaci di elaborare dati e informazioni in un modo che ricorda il comportamento intelligente, e tipicamente comprende aspetti di ragionamento, apprendimento, percezione, previsione, pianificazione o controllo”: pur riconoscendo gli eccezionali livelli informativi, organizzativi e decisionali raggiunti dalle IA, va quindi anche sottolineato l’aspetto di sostanziale analogia con i processi cognitivi umani.
Visto il loro impatto così forte e trasversale, dai contesti industriali a quelli comunicativi, non si può comunque più ignorare l’urgenza di doversi aggiornare e attrezzare per gestire con maggiore attenzione queste inedite somiglianze uomo-macchina.
La loro costante presenza quotidiana è naturalmente più sentita tra i ragazzi in età scolastica: i nativi digitali, come noto, dispongono di una vasta gamma di applicazioni dell’IA in modo immediato, libero e gratuito, vivendo in ambienti fortemente permeati e influenzati dalla rete e dal digitale, diventando così protagonisti di un processo che di certo li riguarda direttamente, nell’immediato e in una prospettiva futura.
Le IA sono quindi ormai già nelle mani di studentesse e studenti, fanno capolino in aula e transitano tra i banchi. Per questo, alla stessa scuola, nel suo ruolo storico e riconosciuto di “agenzia educativa”, spetta il compito di offrire il primo, più solido riferimento culturale per imparare a conoscerle meglio (la pervasività delle IA non può, da sola, garantire una adeguata preparazione al loro utilizzo).
Del resto, sono proprio le ultime linee guida ministeriali per le discipline STEM a indicare le IA come strumenti preziosi per una integrazione delle risorse didattiche più tradizionali. Più in generale, è il piano di investimento per la modernizzazione della scuola “Scuola 4.0”, nel suo complesso, a guardare in direzione dell’innovazione e della digitalizzazione dei percorsi scolastici.
L’avvento delle IA sembra essere stato però troppo repentino per essere accolto senza dubbi e incertezze su come implementarle nei processi educativi, come già successo con i social media o la didattica a distanza.
C’è ad ogni modo un aspetto molto importante, se non irrinunciabile, che trova d’accordo la maggior parte degli esperti: soprattutto a scuola, va adottato un approccio critico e “umanistico” come principio guida nell’utilizzo delle IA. Nel rapporto tra gli studenti e queste tecnologie, bisogna cioè sforzarsi di tutelare la riflessione, i processi di metacognizione e di valutazione, le relazioni sociali e comunicative, ovvero le caratteristiche proprie dell’ambiente scolastico.
Esplorare la Fisica con l’Intelligenza Artificiale
Le esperienze sul campo di lezioni condotte con l’ausilio delle IA sono ancora relativamente limitate, gli insegnanti hanno perciò necessità di affidarsi a delle guide esperte, per comprendere meglio vantaggi e insidie di questi strumenti.
Il nuovo progetto editoriale Sistema Fisica – I Colori dell’Universo di Bocci, Malegori, Milanesi, Toglia (Petrini, 2025) per i licei scientifici, offre appunto la possibilità di consultare delle schede didattiche, curate dal prof. Marco D’Isanto, dedicate interamente alle IA, progettate per accompagnare passo dopo passo all’uso dei chatbot per l’apprendimento della Fisica.
In contiguità con i contenuti per l’Educazione Civica, le schede “Esplora con l’Intelligenza Artificiale” permettono di approcciarsi alle IA generative in un’ottica di trasversalità rispetto alle altre discipline.
Dalla produzione di energia elettrica sostenibile e pulita, alle tecnologie di diagnostica e terapia nella cura dei tumori, i temi proposti vengono affrontati guardando alle loro diverse implicazioni, non solo scientifiche, e tecnologiche, ma anche sociali e educative.
Secondo gli autori, infatti, è fuorviante cercare nelle IA degli strumenti strettamente rivolti alla risoluzione di problemi fisico-matematici. Si tratta in fin dei conti di applicazioni basate sulla generazione di linguaggio, con cui si può simulare una interazione dialogica, appunto, quindi più efficaci nell’approfondimento a largo spettro degli argomenti di studio.
L’obiettivo specifico di questi contenuti è naturalmente anche tecnico, ovvero scoprire l’aspetto più operativo delle IA, per consentire a docenti e studenti di acquisire abilità e sviluppare competenze utili ad utilizzarle nel modo più proficuo e vantaggioso. Questo vuol dire imparare a interrogare un chatbot ponendo le domande in modo efficace ed essere pronti a leggere e interpretare le risposte fornite con sguardo critico, ricordando sempre che i chatbot più diffusi non sono affatto infallibili.
Le schede prevedono quindi una introduzione di contestualizzazione teorica secondo la prassi di una lezione “tradizionale”: agli studenti viene chiesto di leggere attentamente un testo, di seguire un approfondimento multimediale e di rispondere a delle domande di verifica delle competenze o di risolvere un esercizio.
Nella seconda parte, viene poi proposto di sottoporre al chatbot le stesse domande, per riflettere sulla correttezza delle sue risposte e sulle eventuali differenze, utilizzando una griglia di confronto già predisposta nella versione online del libro.
Infine, l’attività didattica, da svolgere singolarmente o in gruppo, si conclude con un problem solving, attraverso la descrizione di uno scenario di realtà o immaginario in cui applicare idealmente le conoscenze acquisite (per esempio: come e dove progettare un impianto energetico basato sul moto ondoso?). Con il suggerimento di un prompt iniziale da sottoporre al chatbot, si chiede di provare a fare anche in questo caso un confronto con la prestazione dell’IA.
In questo percorso, il ruolo del libro si conferma fondamentale e insostituibile: oltre a fornire un ricco apparato di contenuti di riferimento, tra le espansioni online e gli approfondimenti nelle Guide per il docente, l’intermediazione del libro tra insegnanti, studenti e IA, garantisce che queste non vengano usate come mero escamotage nello studio, riuscendo a riportarle invece su un piano di confronto critico e di sostanziale collaborazione con i discenti, ed evitando quindi che questi ne vengano sovrastati.
La risposta alla storica domanda di Alan Turing, quindi, potrebbe diventare: sì, le IA pensano… ma solo se gli utenti riflettono e le usano nel modo corretto!
Scopri le schede “Esplora con l’Intelligenza Artificiale” e i contenuti dedicati alle IA nel nuovo corso Sistema Fisica – I Colori dell’Universo