
“Quando mi chiedono quale sia il modo migliore per insegnare, posso solo dire che secondo me il metodo più efficace… è non averne uno! Nel senso che, in uno stato un po’ più caotico, si possono utilizzare tutte le strategie, tutti i diversi ganci possibili per conquistare l’attenzione di studenti diversi tra loro…”.
Se non si conoscesse l’autore di questa affermazione, si potrebbe pensare che a parlare sia qualcuno ben poco esperto di didattica, un insegnante a cui piace soprattutto improvvisare. Tutt’altro, invece, perché si tratta di Richard Feynman, importante e popolare fisico teorico statunitense del XX secolo, premio Nobel per la Fisica nel 1965 per la sua Teoria Quantistica dell’Elettromagnetismo (QED). Oltre che uno scienziato brillante ed eclettico, Feynman è stato anche un grande, innovativo divulgatore scientifico – talento per il quale divenne noto come The Great Explainer – e un ispirato insegnante, passione, questa, sancita dalle sue famose “Lezioni di Fisica”, un’opera in tre volumi diventata presto uno dei più conosciuti e consultati libri di fisica al mondo.
Il suo approccio in aula, o davanti ad un pubblico generico, era in effetti molto originale e a volte teatrale, come ricordano i suoi stessi studenti. Tuttavia, Feynman non lasciava nulla al caso, a ben vedere. Era convinto, invece, dell’importanza di seguire un metodo, semplice ma solido, nel processo di apprendimento. La celebre tecnica Feynman, infallibile per imparare velocemente un contenuto, interiorizzare un concetto o preparare un esame, era la sintesi in pochi punti del suo stesso metodo di studio, sviluppato in anni di ricerca, insegnamento e riflessioni annotate con cura sui suoi preziosi quaderni di appunti: 1. stabilire l’oggetto di studio e semplificarlo; 2. pensare di doverlo spiegare a un bambino; 3. individuare le lacune che emergono; 4. tornare su questi aspetti e riorganizzare.
Gli ultimi passi di questo metodo, dedicati, si potrebbe dire, all’autovalutazione e al ripasso, lasciano spazio alle possibili, più efficaci strategie per rafforzare l’attenzione e l’interesse per l’argomento da studiare, al fine di correggere i punti critici e colmare le lacune rilevate, sempre con l’intento di evitare un apprendimento puramente mnemonico.
La scuola, le metodologie di insegnamento e gli stessi studenti, appaiono oggi piuttosto diversi dai contesti in cui operava Feynman. Eppure, in qualche modo, sembrano andare nella direzione da lui preconizzata.
Verso un ecosistema di didattica digitale
È in particolare nella dimensione digitale che la didattica sta indubbiamente vivendo una trasformazione epocale, che mette alla prova diversi attori coinvolti nel trasferimento delle conoscenze, soprattutto nell’ambito delle discipline scientifiche, legate alle tecnologie da un rapporto più stretto e, in parte, privilegiato.
In effetti, non è difficile constatare che l’irruzione e la pervasività di nuovi media e di nuovi linguaggi, oltre a plasmare di continuo i codici espressivi e di comunicazione, hanno anche dato vita a forme originali di assimilazione e costruzione del sapere. La parola chiave per descrivere queste dinamiche, inedite fino a pochi anni fa, potrebbe essere reticolarità, che interessa ovviamente i più giovani, l’ultima generazione digitale, ovvero studenti delle scuole di I e II grado, abituati fin da subito, come noto, ad essere circondati da fitte connessioni e stimoli digitali, oltre a quelli più “fisici”.
In questo scenario di grande fermento, la scuola si trova a dover gestire i nuovi processi cognitivi nel modo più adeguato, aprendo quindi a prospettive di insegnamento innovative e all’incontro tra didattica e multimedialità.
Gli strumenti e le strategie per affrontare al meglio questa sfida, non mancano. Il supporto della ricerca in ambito educativo si è attivato ben prima dell’arrivo del web e del digitale: basti pensare alla prima “Teoria di riferimento per le tecnologie didattiche” (Skinner, 1954) o alla scoperta delle “Intelligenze multiple” (Gardner, 1983), che riconoscevano la valenza cognitiva dei nuovi mezzi e le potenzialità delle soluzioni multimediali per differenziare l’insegnamento, in particolare per colmare le lacune e personalizzare l’educazione – un po’ come cercava forse di fare lo stesso Feynman, nelle sue geniali e pioneristiche lezioni di fisica.
Le più recenti esperienze di didattica a distanza hanno di certo impresso un’accelerata in direzione di un ecosistema di istruzione digitale più efficiente, nelle forme indicate dall’ultimo Piano Nazionale per la Scuola Digitale (PNSD) e dal Piano d’Azione per l’istruzione Digitale della Commissione Europea.
Nel frattempo, è anche cresciuta e maturata un’operosa comunità di scienziati, divulgatori e docenti che mettono a disposizione la loro creatività a servizio della scuola, non solo in aula, con un contributo di primaria importanza che passa dalla rete e in altri luoghi di educazione più informale. Poter contare su preziose risorse complementari ai libri di testo e in diverso formato, forti delle potenzialità del testo, dell’immagine, del video e del suono, è assolutamente cruciale in questo passaggio, soprattutto per accompagnare lo studio di discipline ad alta complessità come la fisica, la matematica e le scienze naturali.
Gli insegnanti e gli studenti hanno oramai solo l’imbarazzo della scelta.
Deaflix: l’alleato “interattivo” per lo studio della Fisica
Deaflix Fisica è una proposta eccezionale per venire incontro a tutte queste esigenze di cambiamento della scuola. In un percorso di oltre 450 video d’autore si possono ripassare, recuperare e consolidare tutti gli argomenti della fisica, dalla meccanica alla fisica moderna.
Le playlist accompagnano il nuovo progetto editoriale Sistema Fisica – I Colori dell’Universo di Bocci, Malegori, Milanesi, Toglia (Petrini, 2025) per i licei scientifici. Ciascuna playlist è dedicata a un singolo argomento, dalle grandezze della fisica fino alla fisica subatomica e alle proprietà quantistiche della materia.
Con i video d’apertura, “Visione d’insieme”, si indica a studentesse e studenti la strada che verrà seguita, procedendo con i video delle lezioni vere e proprie, insieme ai video dedicati alla risoluzione di esercizi e agli esperimenti di laboratorio, intervallati dagli esercizi autocorrettivi.
Autore dei video è Alan Zamboni, divulgatore scientifico e youtuber molto apprezzato. Esperto in comunicazione multimediale, Zamboni conosce bene le dinamiche e il linguaggio della rete, sa come intercettare l’interesse e stimolare la motivazione delle ultime generazioni di studenti. Una delle strategie che rendono i video delle playlist di Fisica Deaflix godibili ed efficaci, sta proprio nella formula comunicativa scelta: una spiegazione dei grandi temi della fisica sempre autorevole ma leggera, scandita da un ritmo simile a quello delle comunicazioni social, mantenendo al contempo rigore, chiarezza e completezza, e senza trascurare un pizzico di vivacità e di ironia. Riuscire in pochi minuti ad essere esaustivi e a tenere alta l’attenzione e l’interesse è un valore aggiunto che fa la differenza, come ben sanno gli insegnanti di fisica.
I percorsi digitali risultano così multifunzionali: oltre che come supporto multimediale in aula, per il ripasso autonomo e il recupero per gli studenti in difficoltà, questi contenuti sono adatti anche per eventuali lezioni in modalità flipped classroom, per un approfondimento e un potenziamento più generale e, naturalmente, per la preparazione alle verifiche.
Le nuove playlist di fisica contenute in Deaflix – che si avvalgono anche dei contributi di Elia Bombardelli, matematico, docente e divulgatore di successo – possono inoltre contare su una struttura rinnovata della piattaforma, ancora più versatile e agile da utilizzare, più intuitiva anche nella veste grafica.
Le possibilità che si intravedono all’orizzonte, per studenti e insegnanti, sono davvero molte.
Parafrasando Richard Feynman, si potrebbe dire che “c’è ancora tanto spazio lì… nel digitale!”