Il 9 marzo, è stata pubblicata l’ordinanza del Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che definisce l’organizzazione e le modalità di svolgimento dell’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione per l’anno scolastico 2022/2023.
La sessione avrà inizio il 21 giugno con la prima prova scritta, per poi proseguire con la seconda prova scritta, mentre la terza è prevista per alcuni indirizzi, tra cui Esabac, Esabac Techno, licei a opzione internazionale, e il colloquio.
Questo è il primo anno, dopo le deroghe dovute al Covid, in cui viene interamente applicato quanto previsto dalla vigente normativa, il decreto legislativo n. 62 del 2017. Tuttavia, proprio alla luce dell’eccezionalità che ha caratterizzato gli ultimi anni, l’ordinanza prevede che i Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (PCTO) non saranno considerati requisito di ammissione all’esame, ma potranno essere oggetto del colloquio se svolti nell’ultimo triennio. Requisito di ammissione, pur non concorrendo ovviamente alla valutazione, sarà invece aver svolto le prove Invalsi del quinto anno delle superiori.
La prima prova scritta, a carattere nazionale per tutti, è volta ad accertare la padronanza della lingua italiana o della diversa lingua nella quale si svolge l’insegnamento, nonché le capacità espressive, logico-linguistiche e critiche del candidato. La seconda prova scritta ha per oggetto una disciplina caratterizzante il corso di studio ed è intesa ad accertare le conoscenze, le abilità e le competenze attese dal profilo educativo culturale e professionale dello studente dello specifico indirizzo. Essa sarà in forma scritta, grafica o scritto-grafica, ma anche pratica, compositivo/esecutiva musicale e coreutica, a seconda dei diversi indirizzi di studio.
Per gli istituti tecnici, i licei e i serali, anche la seconda prova sarà predisposta dal ministero; diverso, come vedremo, il discorso per i professionali di nuovo ordinamento, visto che gli studenti che completano il proprio percorso quest’anno sono i primi ad aver iniziato il percorso con la normativa introdotta con il d.lgs. 61/2017 dall’allora ministra Valeria Fedeli.
Le discipline oggetto della seconda prova scritta sono state individuate dal decreto ministeriale n. 11 del 25 gennaio 2023 e in nessun caso, per quest’anno, si sono indicate due discipline, come fece invece il ministro Bussetti nel 2019, sfruttando la possibilità data dal predetto decreto legislativo, che precisa che la prova “ha per oggetto una o più discipline caratterizzanti il corso di studio”. Le materie individuate sono state per tutti le più prevedibili (Latino e non Greco al Classico, Matematica e non Fisica allo Scientifico e così via). Il motivo di questa scelta più “tradizionale” è da ricercare probabilmente nella decisione del ministero di tenere conto della particolare situazione che ha caratterizzato gli studenti interessati dall’Esame negli ultimi anni a causa della pandemia.
La più importante innovazione di quest’anno riguarda l’istruzione professionale di nuovo ordinamento. Debutta infatti il secondo scritto come prova integrata, la cui parte ministeriale sarà recapitata alle commissioni il 20 giugno e conterrà solo la cornice, ovvero la tipologia della prova da costruire e i nuclei tematici fondamentali di indirizzo. Saranno poi i docenti della commissione, titolari degli insegnamenti che concorrono al conseguimento delle competenze oggetto della prova, a predisporla, tenendo conto delle specificità del Piano dell’offerta formativa e della dotazione tecnologica e laboratoriale d’istituto. L’ordinanza dispone che le commissioni elaborino tre proposte di traccia; il giorno della prova viene poi sorteggiata quella che dovrà essere effettivamente svolta.
La prova d’esame sarà d’ora in poi predisposta dalla scuola proprio in ragione della personalizzazione e flessibilità dei percorsi di studio introdotta proprio dalla riforma Fedeli. Oggetto dell’esame non dovranno essere tanto le singole discipline, infatti, quanto le competenze effettivamente possedute e i nuclei fondamentali di indirizzo a esse correlati.
L’attenzione alla personalizzazione la si trova anche nelle indicazioni per lo svolgimento del colloquio, che è finalizzato ad accertare il conseguimento del profilo educativo, culturale e professionale della studentessa o dello studente. Il materiale di partenza, infatti, dovrà essere pensato per ciascun candidato e assegnatogli tenendo conto del percorso didattico effettivamente svolto. L’ordinanza fa riferimento alla scelta, da parte della commissione d’esame, tra un testo, un documento, un’esperienza, un progetto, un problema: si archivia quindi il metodo delle tre buste scelto dal Ministro Bussetti per l’esame del 2019, che però non era contenuto nella disciplina di riferimento. In sede di colloquio saranno valorizzate le competenze di Educazione civica maturate durante il percorso scolastico e l’esperienza nei percorsi della ex alternanza scuola-lavoro (PCTO).
Infine, particolare attenzione viene data, come nelle ordinanze precedenti, alle situazioni delle studentesse e degli studenti più fragili: con disabilità, con Disturbi Specifici di Apprendimento, con bisogni educativi speciali e che hanno frequentato corsi di istruzione funzionanti in ospedali, in luoghi di cura o nelle case di reclusione.
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