Insegnare (e imparare) la letteratura a scuola è difficile per molte ragioni, ma principalmente per due.
1) Non è ben chiaro se l’obiettivo è far sì che gli studenti imparino la storia letteraria (Poliziano è vissuto nella seconda metà del Quattrocento, Guicciardini è nato dopo Machiavelli, eccetera) oppure far sì che assorbano l’interesse per i libri, la voglia di leggerli anche una volta finita la scuola. «Le due cose insieme», si potrebbe rispondere, e certo questo sarebbe l’optimum. Ma sempre di più ci stiamo accorgendo che «le due cose insieme» non si possono fare.
2) Abbiamo la fortuna (culturale) o la sfortuna (scolastica) di avere, come italiani, il più meraviglioso Medioevo e il più meraviglioso Rinascimento del mondo. Con che coraggio ‘tagliare’ le opere minori di Dante? Con che coraggio accontentarsi di un paio di pagine di letteratura umanistica, quando l’Umanesimo italiano ha fecondato la cultura umanistica di tutto il mondo occidentale per secoli?
In più, c’è quella che potremmo chiamare la ‘pressione dei tempi’. Non il tempo-scuola (che è poco e non è destinato a dilatarsi), o anche questo, ma soprattutto quella domanda di contemporaneità, di cultura spendibile oggi che sembra provenire dalla società nella quale noi e gli studenti viviamo. Con tutti i nuovi, meravigliosi oggetti culturali che ci circondano (libri, film, programmi televisivi, videogiochi), è ancora possibile tener fede al solido, tradizionale, canone umanistico che abbiamo ereditato dai nostri antenati, i quali vivevano, ci sembra, in un mondo culturalmente più semplice, e nel quale quel canone aveva una centralità che oggi ha in parte perduto? E concretamente: a decidere che la Commedia andasse letta sgranandola su tre anni e che I promessi sposi andassero letti integralmente al secondo anno del liceo furono i ministri dei governi italiani tra gli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento. È ora di cambiare qualcosa?
Rifletteremo su tutto questo, non in astratto ma cercando di considerare qualche concreta proposta di intervento (che cosa sacrificare, del canone scolastico? Come studiare il Novecento? Che spazio dare alle nuove arti che così tanto spazio hanno nella vita intellettuale degli studenti?), un po’ concedendo allo spirito dei tempi, un po’ cercando di opporre a questo spirito il molto di buono che c’è nei vituperati ‘programmi scolastici’.
Su questi temi avremo modo di confrontarci durante i convegni “Lettere al futuro – Variazioni sul canone. Percorsi per la didattica dell’italiano nella scuola secondaria di secondo grado”.