Le linee guida dei nuovi Istituti Professionali

Le linee guida dei nuovi Istituti Professionali

Con la pubblicazione ufficiale delle “Linee Guida per favorire e sostenere l’adozione del nuovo assetto didattico e organizzativo dei percorsi di istruzione professionale” (di cui al decreto interministeriale 24 maggio 2018, n. 92, Regolamento ai sensi dell’articolo 3, comma 3, decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 61), è stato reso pienamente ufficiale un cammino di rinnovamento che è in corso già da un anno e mezzo, e che ha visto già al lavoro 11 reti di scuole corrispondenti ai diversi percorsi di studio, oltre alla rete Fibra con in compito di accompagnare in modo unitario l’intero cammino.

Il nucleo centrale da cui discende la necessità di un riassetto dell’Istituto professionale, e che spiega la struttura del documento sulle linee guida dei nuovi Istituti Professionali, è costituito dalla necessità di fornire ad esso un’identità sua propria, poiché i precedenti passi della riforma, prolungandone il percorso a cinque anni e soprattutto introducendo un numero esorbitante di discipline, molte con impegni orari limitati, l’hanno progressivamente resa opaca, fino a farlo diventare una sorta di copia dell’istituto tecnico.
Queste Linee Guida dei nuovi Istituti Professionali non intendono restaurare l’antica configurazione di natura prevalentemente addestrativa, ma delinearne un’identità formativa, come “Scuole dell’innovazione e del lavoro”, un paradigma che considera il lavoro come un’occasione preziosa, e rilevante, in cui la persona umana possa cercare la sua propria realizzazione, specie il compimento della sua vocazione professionale, impegnandosi nella costituzione di rapporti sociali significativi e nella promozione del bene comune.

Le Linee Guida sono state elaborate avendo come riferimento la visione complessiva sull’intero quinquennio. L’attenzione principale è peraltro rivolta al biennio unitario, tenuto conto della progressiva applicazione del d.lgs 61/2017 che ha interessato, a partire dell’a.s. 2018/2019, le prime classi dei nuovi percorsi formativi. Anche per questo motivo è stata posta particolare attenzione soprattutto alla parte metodologica.
La piattaforma dedicata appositamente a questo comparto del sistema educativo consentirà di documentare progressivamente il cammino della riforma tramite contributi, esperienze, buone pratiche che conferiranno a questo atto normativo un profilo dinamico e di arricchimento a partire dalle esperienze degli istituti e delle loro reti.

Le Linee guida sono strutturate in due parti:

La parte prima ha per oggetto il quadro di riferimento interpretativo e metodologico e si articola in tre ambiti:
Introduzione generale al Decreto legislativo 61/2017: viene evidenziato il quadro normativo di riferimento e si presentano le misure di accompagnamento previste dal riordino.
Scenario e contesto: si chiarisce innanzitutto l’Identità dell’istruzione professionale definendolo “nuovo paradigma”; successivamente vengono presentati i nuovi profili in uscita specificando il processo di elaborazione, la nuova domanda di competenze, il riferimento ai codici Ateco, ai settori economico professionali e ai NUP, i processi e gli strumenti per declinare il profilo dell’indirizzo nei percorsi formativi. Infine viene chiarito il modello di sussidiarietà, i raccordi e i passaggi tra i percorsi di IP e i percorsi di IeFP.
Il nuovo assetto organizzativo e didattico. L’assetto organizzativo è esplicitato nei seguenti fattori: l’orario complessivo annuale delle attività e degli insegnamenti, i periodi didattici, gli strumenti per l’attuazione dell’autonomia, le collaborazioni di esperti esterni, il Comitato Tecnico Scientifico, i partenariati territoriali, i Dipartimenti. L’assetto didattico prevede: la progettazione didattica, la valutazione degli apprendimenti, la personalizzazione degli apprendimenti.

La parte seconda ha per oggetto la declinazione dei risultati di apprendimento intermedi nel quinquennio e si articola in due ambiti:
Strumenti per la declinazione dei percorsi di IP. Quest’ambito tratta della metodologia utilizzata per la declinazione dei risultati intermedi, della declinazione intermedia delle competenze dell’area generale, della declinazione dei risultati di apprendimento nelle aree di indirizzo.
Declinazione dei risultati di apprendimento intermedi. Sono presenti in quest’ambito: la tabella sinottica dei risultati di apprendimento intermedi del profilo di uscita dei percorsi di istruzione professionale per le attività e gli insegnamenti di area generale; la tabella dei risultati di apprendimento intermedi del profilo di uscita dei percorsi di istruzione professionale per le attività e gli insegnamenti di area generale riferiti ai livelli QNQ e agli assi culturali; infine le schede riepilogative dei risultati di apprendimento intermedi relativi ai vari indirizzi di studi.

L’impianto metodologico emergente è così impostato: i percorsi didattici sono caratterizzati dalla progettazione interdisciplinare riguardante gli assi culturali; sono organizzati a partire dalle prime classi, e per tutta la durata del quinquennio, per unità di apprendimento con l’utilizzo di metodologie di tipo induttivo, attraverso esperienze laboratoriali e in contesti operativi, analisi e soluzione dei problemi relativi alle attività economiche di riferimento, il lavoro cooperativo per progetti, nonché la gestione di processi in contesti organizzati.

Sono previste due tipologie di insegnamenti:
– attività ed insegnamenti di istruzione generale, comuni a tutti gli indirizzi, riferiti all’asse culturale dei linguaggi, dall’asse matematico e dall’asse storico sociale (allegato 1 del decreto 92/2018);
– attività ed insegnamenti di indirizzo riferiti all’asse scientifico, tecnologico e professionale (allegato 2 del decreto 92/2018).

Il passaggio al nuovo ordinamento è accompagnato da misure nazionali di sistema per l’aggiornamento dei dirigenti, dei docenti e del personale amministrativo, tecnico e ausiliario. Si prevede inoltre un programma nazionale per l’informazione e l’orientamento dei giovani e delle loro famiglie sulle opportunità offerte dal nuovo ordinamento.

Un’interpretazione

Si possono comprendere queste Linee Guida adottando tre chiavi di lettura: la visione di fondo, la metodologia e le risorse.

La visione di fondo si confronta inevitabilmente con questa alternativa: dobbiamo costruire una scuola di “neo-addestramento” dei giovani tenendo conto delle esigenze crescenti della società e dell’economia, oppure privilegiare l’approccio umanistico che rappresenta il carattere prevalente dalla scuola tradizionale italiana?
La scelta adottata è definibile dall’espressione “umanesimo tecnologico”, una visione centrata sulla cultura e l’etica del lavoro come occasione di umanizzazione e di miglioramento della società, così da favorire i processi generativi, quelli che migliorano ed arricchiscono le persone e la comunità, rispetto a quelli della stagnazione che portano alla decadenza sociale poiché senza stimoli, ovvero passioni, sfide e rischi – opportunità. L’umanesimo tecnologico considera il soggetto umano come fonte di consapevolezza su sé ed il mondo e come motore d’azione significativa e dotata di valore rivolta alla comunità. Il contesto in ci si svolge l’azione del soggetto è ricco di problemi/opportunità, risorse e guide che – se giustamente valorizzati – consentono al soggetto di fare esperienza, comprendere, giudicare ed elaborare il proprio progetto personale di vita, studio e lavoro.

La metodologia è centrata sulla personalizzazione e la laboratorialità.
La personalizzazione dei percorsi formativi mira ad assicurare ad ogni studente adeguate opportunità di crescita e di apprendimento in relazione alle proprie potenzialità, attitudini e interessi. Non si tratta di individualizzazione né di un atteggiamento protettivo, ma di conferire e consentire centralità e protagonismo ai giovani, non solo perché possano scoprire e mettere in gioco i propri talenti peculiari, ma anche perché possano diventare realmente responsabili del proprio cammino personale, assumendosi (progressivamente) il rischio della propria libertà di azione. In altri termini: personalizzare non significa perseguire una formazione “media” ma, oltre che fornire a tutti una cultura di ordine generale, sollecitare la massima espressione dello specifico potenziale di cui ognuno è portatore.
La scelta della laboratorialità anche in riferimento agli assi culturali, è spiegata dalla parola “ingaggio”, che indica l’attivazione degli studenti al fine di promuovere crescenti livelli di autonomia e responsabilità, superando da un lato lo stereotipo dello studente “fragile”, in quanto scarsamente ricettivo di stimoli teorici e di processi di apprendimento “inerti” tipici della didattica tradizionale, dall’altro spingendo la sua valorizzazione quando si mostra capace, con prove tangibili e significative, di mobilitare le proprie risorse –conoscenze, processi e disposizioni – al fine di fronteggiare e portare a termine positivamente i compiti ed i problemi che gli sono proposti.

Le risorse che le Linee Guida mettono a disposizione consistono prevalentemente in spazi più ampi di autonomia e flessibilità, con la conseguente possibilità di realizzare soluzioni curricolari più efficaci dal punto di vista formativo, oltre alla quota oraria (non superiore a 264) da destinare alla personalizzazione degli apprendimenti e alla realizzazione del Progetto Formativo Individuale (P.F.I.). A ciò va aggiunto l’investimento in tema di formazione del personale ed accompagnamento delle scuole tramite le reti istituite.

La proposta De Agostinilibro istituti professionali

> Al fine di contribuire ad un positivo cammino del rinnovamento degli Istituti professionali, l’Editrice ha innanzitutto pubblicato recentemente un volume edito da Utet, a cura di Dario Nicoli e Carmen Gatto dal titolo Il nuovo Istituto professionale. Visione, metodo, organizzazione.

> Propone inoltre un webinar gratuito, e successivi tre a pagamento:

Webinar gratuito (16/10 h. 17.00): Dalle linee guida: le innovazioni utili e realizzabili.
Facendo tesoro di questo indispensabile “bagno di realtà”, nel corso del webinar saranno proposte quelle innovazioni che si sono dimostrate effettivamente utili e realizzabili nei tre ambiti in cui si orienta il rinnovamento degli Istituti professionali: personalizzazione, metodologia dei compiti di realtà, valutazione e valorizzazione.

PERCORSO DI APPROFONDIMENTO “LA RIFORMA POSSIBILE NEI PROFESSIONALI”

1° APPUNTAMENTO (6/11 h. 17.00): Come impostare un curricolo personalizzato entro un’organizzazione flessibile.
Si focalizza sulla necessità che la scuola disponga di una visione di insieme del suo compito, in modo da favorire un’effettiva personalizzazione del curricolo, evitando di procedere per innovazioni parziali ed estemporanee, adottando invece quelle che risultano coerenti con una prospettiva autenticamente formativa, oltre ad essere rivolte alla totalità degli allievi e siano durature nel corso del tempo.
Il curricolo sarà presentato in chiave operativa nella forma del canovaccio, una mappa sintetica nella quale strutturare il percorso formativo di ogni anno, organizzato per assi culturali ed area di indirizzo, come un cammino motivante la piena partecipazione degli allievi alle attività formative proposte, proprio perché rende chiari i benefici che ne potranno ricavare sia lungo il percorso sia al suo termine ed anche successivamente al diploma.
Fondamentale è la possibilità di variare tempi e luoghi dell’apprendimento, prevedendo nel corso dell’anno diversi periodi didattici, conformi alle tappe di crescita degli allievi.

2° APPUNTAMENTO (15/11 h. 17.00): Progettazione e modularità didattica: moduli formativi, compiti di realtà UdA.
Ha lo scopo di fornire ai partecipanti alcune linee guida essenziali per il rinnovamento metodologico dell’Istituto professionale, secondo la prospettiva formativa, ovvero orientata all’accrescimento dei benefici, e della consapevolezza, degli allievi. Tre sono i poli della metodologia: la modularità, i compiti reali, l’unità di apprendimento.
Soprattutto i compiti reali costituiscono la parte consistente della didattica, nella quale gli allievi sono chiamati a rispondere ad un compito-sfida aperto, tendenzialmente complesso (non risolvibile unicamente adottando procedure standard), legato a bisogni di specifici beneficiari che intervengono nell’azione formativa come terzo soggetto, e che richiede loro di mobilitare le proprie risorse per comprendere la situazione, delineare un piano d’azione, realizzarlo compiutamente, valutarlo, riflettere su quanto realizzato e comunicare quanto appreso lungo l’intero percorso.

3° APPUNTAMENTO (28/11 h. 17.00): Valutazione e valorizzazione.
È il tema più impegnativo di ogni approccio formativo. Nel corso del webinar verrà presentata una metodologia di valutazione coerente con il modello curricolare proposto dall’inizio del percorso, centrata sui seguenti criteri:
– ampliamento della responsabilità valutativa dell’insegnante, comprendendo anche quella condivisa con i colleghi dell’équipe, quando sono in gioco le competenze di cittadinanza “trasversali”, le UdA interdisciplinari e tutte le attività comuni, la vita di classe e di scuola;
– centratura della valutazione sulle evidenze, ovvero segnali dell’apprendimento e della crescita che si prestano ad un’analisi e ad un’inferenza tramite strumenti come le scale (numeriche o nominali), le griglie di osservazione ed anche la maestria provata dell’insegnante;
– distinzione tra la fase rilevativa della valutazione (che si risolve spesso nell’indicazione di un punteggio, di una parola o di un segno) riferita alla singola prova, e la fase di espressione del giudizio, che si pone al termine del periodo didattico, dell’anno o dell’ammissione all’esame finale del corso, che consiste nell’attribuzione di valore all’apprendimento ed alla competenza in quanto padronanza delle risorse cognitive e di processo, oltre alle disposizioni all’azione evidenziate dalla specifica persona;
nel passaggio dalla rilevazione all’espressione del giudizio finale va superato l’uso della media aritmetica o ponderata, per poter apprezzare in modo unitario l’intero percorso dell’allievo, tenendo conto sia delle acquisizioni raggiunte nei vari ambiti del sapere sia della progressione successiva al profilo iniziale.


articolo di Dario Nicoli

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