Conclusi gli scritti dell’Esame di Stato, è tempo di bilanci e riflessioni per preparare al meglio le future quinte alla prossima Maturità.
Quest’anno il brano proposto al classico, riconducibile alla scuola platonica (Minosse 319c) impone spesso, in forza delle frequenti prolessi, una resa “libera” per rendere più scorrevole l’italiano e, al contempo, restituire la tipica posa conversazionale che anima lo stile dialogico. Ne proponiamo una traduzione accessibile a livello liceale.
Questa è la lode a Minosse espressa in breve da Omero, quale riservò a nessun altro eroe. D’altronde, che Zeus sia maestro di sapienza e che questa sia un’arte splendida, lo rivela spesso qui e pure altrove: sostiene che Minosse ogni nove anni conversasse con Zeus e lo frequentava per istruirsi, come da un maestro. Pertanto il fatto che Omero non abbia riservato a nessun altro eroe, fuorché a Minosse, il dono d’essere stato educato da Zeus, è certo una lode stupenda. E poi ancora nell’Odissea, nel passo in cui si evocano i morti, rappresentò nei panni di giudice, con uno scettro d’oro in mano, Minosse, non già Radamanto: quanto a Radamanto, né qui lo raffigurò in qualità di giudice, né altrove intento a conversare con Zeus. Perciò io sostengo che Minosse fu lodato da Omero più di tutti gli altri. Perché non esiste motivo di vanto maggiore dell’esser figlio di Zeus ed essere stato il solo a ricevere un’educazione direttamente da Zeus.
In un’ottica di valorizzazione delle competenze, oltre a esercitarsi nella pratica traduttiva, occorre concentrarsi sull’integrazione sintetica di conoscenze pluridisciplinari.
È utile selezionare i termini chiave che circoscrivono gli snodi tematici fondamentali: emerge la ricorsività dei verbi ποιέω, παιδεύω e συγγίγνομαι, che l’autore ripropone in poliptoto (ἐποίησεν, παιδευθησόμενον, πεπαιδεῦσθαι, πεποίκεν, συγγίγνεσθαι, συγγιγνόμενον) o in iteratio (πεπαιδεῦσθαι). Ogni sintagma concorre a rivelare la quintessenza della maieutica socratica che, attraverso la relazione (συγγίγνομαι) con docenti esemplari (addirittura Zeus!), garantisce una solida preparazione culturale (παιδεύω), volano per divenire a propria volta – come per Minosse, allievo altrettanto illustre – maestri paradigmatici di virtù e giustizia. Confrontando questa dimensione artigianale dell’apprendimento e dell’insegnamento (ποιέω), sovvengono i precetti pedagogici di Quintiliano (Institutio oratoria II, 2, 4-7; 9, 1-3) inerenti al sodalizio intellettuale tra maestri “illuminati” e allievi affamati di conoscenza (stay hungry!, avrebbe detto Steve Jobs).
Come non ricordare anche il tirocinio alla regalità sunteggiato nel De clementia da Seneca, o nelle tragedie?
Sono solo alcuni spunti da cui l’insegnante può partire per orientare la classe nella sapiente gestione del pensiero trasversale, a conferma che il Learning to Learn, competenza oggi indispensabile, ha radici profonde che allignano nella filosofia e nella letteratura antiche.