Dopo una pausa di relativa tranquillità, in cui abbiamo potuto assaporare una presenza in classe a geometria variabile, molte scuole sono tornate alla didattica a distanza.
La lezione che ne ricaviamo è che non bisogna mai abbassare la guardia, né nella protezione della propria e altrui salute, né nella nostra formazione professionale.
L’importanza del rientro in presenza e dell’allestimento di una scuola il più possibile sicura, non avrebbe dovuto esimerci dal continuare a confrontarci con l’ambiente digitale e dal progettare una didattica quanto più efficace possibile, consapevoli del fatto che le emergenze che dovessimo malauguratamente incontrare in futuro, anche di altro genere, avranno questa ancora di salvezza per mantenere viva la scuola.
Il futuro è ormai blended e la scuola del dopo COVID-19, per molte ragioni, non potrà più essere la scuola di prima; l’ambiente digitale è divenuto a pieno diritto un ambiente di apprendimento al quale non potremo più rinunciare, anche perché stiamo imparando che usarlo correttamente e con una buona consapevolezza pedagogica, significa ampliare in modo considerevole gli strumenti, le opportunità e le modalità di apprendimento.
Il presupposto di un efficace blended learning è una buona conoscenza delle caratteristiche costitutive dei diversi ambienti di apprendimento, allo scopo di ottimizzarle, non di forzarle ad usi che non sono consoni, come spesso abbiamo cercato di fare.
L’ambiente digitale è profondamente diverso da quello fisico e bisogna partire da una progettazione didattica fondata su alcune domande di partenza: cosa posso fare meglio nell’ambiente digitale di quanto non potrei fare nello spazio fisico? Per quali attività è irrinunciabile la presenza? E dunque quali attività posso utilmente riservare all’ambiente digitale senza che si perda qualcosa, ma, al contrario, si pervenga a quelle forme di impiego che implicano una ridefinizione profonda delle attività e dei compiti di apprendimento?
Uno degli usi non proprio ottimali che ne abbiamo fatto è stato riproporre nello spazio on line la lezione frontale e in generale il modello didattico trasmissivo-riproduttivo. In tal modo abbiamo utilizzato lo strumento della videoconferenza molto spesso per fare dei veri e propri webinar con i nostri studenti, senza renderci conto delle difficoltà oggettive insite nel mezzo: il non essere compresenti nello spazio implica una minore o più difficile interattività, che invece, nell’ambiente d’aula, anche in una lezione molto tradizionale, è decisamente più agevole. La curva dell’attenzione è marcatamente più breve e anche la fase di aggancio degli studenti, quella che si stabilisce durante i primi minuti della lezione e che fa decidere allo studente se restare con noi, dentro la dinamica di insegnamento-apprendimento, o estraniarsi e dedicarsi ad altro, merita una cura particolare. Lo studente si trova infatti a fruire la proposta didattica in uno spazio di per sé pieno di alternative allettanti e coinvolgenti (app, giochi, chat, ecc) a cui può dedicarsi, sviando la propria attenzione con molta facilità. Proporre una tradizionale lezione frontale, in cui chiediamo di ascoltare e vedere, senza fare e senza ingaggiare, non è la modalità migliore di valorizzare l’ambiente digitale.
L’apprendimento a distanza, infatti, che è già molto praticato nell’ambiente universitario, aziendale e nella formazione in servizio, per i momenti di input frontale si serve normalmente della videolezione registrata, un po’ come si fa nel modello della flipped classroom. La videolezione del docente, conservata nel repository dell’aula virtuale, ha il vantaggio di restare disponibile per tutto il tempo di apertura del corso, di poter essere scaricata dagli studenti ed essere rivista molte volte e fruita in base ai ritmi individuali di apprendimento.
Le videolezioni che prepareremo andranno gradualmente a formare un repertorio di risorse che potremo riutilizzare nel tempo, arricchire, integrare. Una prospettiva molto interessante, soprattutto se si lavora in collaborazione con i colleghi, ci si suddivide gli argomenti, si mette in comune materiale.
Le videolezioni registrate create durante l’emergenza potranno essere utilizzate anche in futuro e saranno un’ottima occasione per cimentarsi con la flipped classroom.
E non è sempre necessario creare tutto da zero! Deascuola nei suoi testi rende disponibili moltissimi video e videolezioni di qualità che possono essere direttamente proposte ai nostri studenti per risparmiare il tempo che dovremmo dedicare alla ricerca dei materiali.
C’è anche Crealezioni, un tool utilissimo per creare videolezioni mixando materiali di nostra proprietà con risorse presenti nei libri digitali.
In questo modo la videoconferenza potrà essere dedicata alle attività più varie, dal lavoro collaborativo in piccoli gruppi, a sessioni di domande e risposte, ad attività applicative individuali o di gruppo, alla progettazione di compiti autentici, a verifiche formative o test di comprensione con successive attività di peer teaching.
In ogni caso, anche in presenza, la lezione dovrebbe essere sempre progettata come un’esperienza di apprendimento articolata in diverse fasi, in cui si propone agli studenti, oltre all’input frontale (insegnamento diretto) una ricca varietà di compiti e attività in cui dovrebbero essere coinvolti attivamente.
Ben vengano allora lezioni a distanza varie, in cui si lanciano attività in sincrono sulla lezione messa a disposizione in piattaforma, ci si dà del tempo per svolgerle in asincrono, ci si ritrova insieme per il commento e il feedback, in cui si svolgono attività di problem solving collaborativo, ci si ritrova in sotto-stanze virtuali per lavorare a compiti di gruppo. Brainstorming, formulazione di ipotesi, attività per lo sviluppo del pensiero critico, feedback bidirezionale, esperimenti in ambiente virtuale, sono tutte attività che portano ad ottimizzare l’ambiente digitale, nella sua interattività e nelle sue caratteristiche di spazio ideale per co-costruire conoscenza.
Questi temi sono stati trattati ampiamente nel volume “Didattica Digitale Integrata”, scritto da A. Rucci e M.Gabbanelli, edito da Utet Università, collana Formazione Docenti.
Inoltre nel corso online “Didattica Digitale Integrata per un apprendimento attivo” sono presentate numerose attività didattiche e strumenti digitali utili per un ambiente di apprendimento blended e per creare esperienze di apprendimento coinvolgenti anche a distanza.