Durante i periodi di chiusura delle scuole si è reso necessario limitare le attività didattiche on-line in modalità sincrona per ridurre l’esposizione degli studenti agli schermi, salvaguardare il loro benessere fisico e anche per garantire loro una diversificazione dell’esperienza di apprendimento.
Le stesse linee guida per la didattica digitale integrata sono intervenute a fissare un monte ore di attività sincrona e hanno previsto forme di integrazione del tempo scuola facendo ricorso ad una modalità tipica dell’apprendimento on-line o blended, il lavoro asincrono.
La saggezza popolare insegna tuttavia che tra il dire e il fare il passaggio non è immediato e le criticità legate a questa nuova forma didattica si sono evidenziate da subito nella difficoltà ad immaginare come attività asincrona qualcosa di diverso dall’unica che abbiamo sempre conosciuto: i compiti a casa.
Il forte legame con un modo di intendere il tempo-scuola, collegato alla compresenza in uno stesso spazio fisico, al concetto di monte-ore annuale obbligatorio, che sottintende una validazione formale del tempo trascorso a scuola sotto la guida dei docenti, la scarsa dimestichezza della scuola tutta con strumenti didattici più tipici del mondo degli adulti (e-learning, blended-learning), le questioni contrattuali, che considerano il lavoro del docente come attività erogata frontalmente, non hanno aiutato a cogliere la straordinaria opportunità, offerta dalle circostanze, di innovare la scuola.
La didattica digitale integrata, in realtà, per conseguire un’ottimizzazione degli ambienti di apprendimento e delle loro peculiarità, richiederebbe di ripensare tutta la progettazione didattica e potrebbe trarre il massimo vantaggio dalla metodologia del flipped learning, ribaltando cioè radicalmente le pratiche tradizionali e riservando alla fruizione asincrona, individuale o di gruppo, il momento dell’input frontale e della sua elaborazione, spostando di conseguenza nelle sedi sincrone tutte le attività che possono essere massimizzate attraverso pratiche di apprendimento sociale.
Facendo tesoro di questo principio, che permette di riconcettualizzare il costrutto tradizionale di lezione, (basato prevalentemente, quando non esclusivamente, sul ciclo esposizione-riproduzione) non solo la didattica digitale, soprattutto nei periodi di fruizione a distanza, risulterà rivitalizzata, ma si potrà incidere su molti fattori che hanno grande influenza sulla motivazione: coinvolgimento massimo dello studente, responsabilizzazione, autodeterminazione.
Uno strumento di grande utilità per creare attività di apprendimento asincrone diverse dai classici compiti per casa è l’hyperdoc, un format didattico da tempo molto diffuso in ambiente statunitense, in particolare nelle scuole abituate al BYOD (Bring Your Own Device) e già esperte nell’integrazione del digitale nella didattica, le cosiddette Google-Infused Classrooms.
Si tratta di uno strumento di semplicissima realizzazione tecnica, essendo niente altro che un ipertesto, quindi un documento con dei link esterni che conducono lo studente di volta in volta in ambienti diversi per svolgere varie attività di apprendimento, ma con delle caratteristiche molto speciali: un learning design e un mandato di autonomia, entro un framework definito, consegnato allo studente.
In altre parole l’hyperdoc non è una lista di compiti da svolgere, ma un’esperienza di apprendimento che si dipana lungo un percorso progettato dal docente e che prevede diverse fasi, che possono avere luogo in modalità sincrona o asincrona, che permettono allo studente, se svolte in modo completo e con risultati positivi nei momenti di controllo/valutazione, di capitalizzare dei crediti che vanno ad integrare quel tempo scuola non realizzato in modalità sincrona nelle circostanze DAD.
Il fatto di essere consegnato allo studente e alla sua responsabilità, di prevedere lavori, scadenze e valutazioni, fa invece leva su fattori di potenziamento della motivazione, in quanto configura lo strumento come una sorta di contratto formativo fra il docente e lo studente, che permette a quest’ultimo di acquisire il controllo di uno specifico segmento del proprio percorso formativo.
Il ricorso a modalità di apprendimento attivo diverse dalla lezione frontale, soprattutto qualora prevedano itinerari di ricerca e scoperta, attività di problem solving collaborativo, risposta a sfide ottimali, faranno leva su altri aspetti sottostanti la motivazione, come la curiosità, il conflitto cognitivo e l’autoefficacia.
In questo percorso il docente svolge diverse attività e riveste diversi ruoli: progetta il lavoro definendo il format, sceglie i materiali, realizza graficamente il documento (una grafica colorata, ricca di immagini e accattivante è parte fondamentale di questo format), predispone le tappe di verifica sommativa/formativa, progetta gli strumenti di valutazione, osserva il lavoro degli studenti e dà feedback al termine delle diverse tappe.
Nel corso online Deascuola Formazione “Didattica Digitale Integrata per un apprendimento attivo” e nel testo “Didattica Digitale Integrata per un apprendimento attivo”, è riservato uno spazio specifico proprio all’hyperdoc, per conoscerne tutte le potenzialità.