La testimonanza di chi ha partecipato direttamente agli eventi della storia ha un grande valore umano e scientifico, e può essere anche utilizzata come importante occasione didattica. Ascoltare il racconto di chi ha vissuto in prima persona esperienze cruciali del nostro recente passato suscita emozioni, fa riflettere, pone interrogativi. E aiuta a costruire un percorso di apprendimento a cavallo tra il vaglio delle fonti storiche e il recupero della memoria individuale, con l’obiettivo di una rielaborazione meditata e costruttiva.
La parola al testimone
Oggi invitare un “testimone” durante le lezioni scolastiche è diventata una pratica sempre più comune. È lo stesso Ministero dell’Istruzione a stimolare questa modalità didattica per sottolineare l’importanza formativa di certe ricorrenze, legate soprattutto agli eventi della Seconda guerra mondiale, come il Giorno della Memoria, quello del Ricordo, la Festa della Liberazione, appuntamenti che si tengono sulla base della collaborazione fra istituzioni scolastiche e associazioni quali l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) o il CDEC (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea). Le testimonianze possono anche riguardare altri ambiti e coinvolgere momenti storici diversi, più vicini alla nostra diretta esperienza: si possono per esempio invitare in classe migranti e rifugiati, giornalisti che operano in scenari di guerra, rappresentanti della società civile impegnati nella difesa dei diritti umani.
La presenza del testimone è poi fondamentale quando si visitano luoghi della memoria: il suo racconto fornisce senso e vita a tali luoghi, rafforzandone l’impatto emotivo e permettendone al tempo stesso una migliore comprensione.
Storia e memoria
È necessario tuttavia essere sempre consapevoli che la testimonianza del singolo è una fonte storica, non è storia: deve essere quindi valorizzata, ma anche trattata con attenzione e prudenza. Un testimone, infatti, riporta vicende e situazioni di cui è stato partecipe in prima persona, e che quindi appartengono specificatamente alla sua memoria.
La memoria, però, è soggettiva. È il modo particolare in cui ogni persona rivive e ricostruisce al tempo stesso il proprio passato. E può essere fortemente condizionato da fattori interni (il coinvolgimento emotivo, il giudizio su se stesso…) e da fattori esterni (il contesto in cui si è formata, il confronto inevitabile con altre memorie, il bisogno di dare coerenza alla propria narrazione…). E ciò accade in ogni caso in modo sempre parziale.
Di contro la storia è (o per lo meno cerca di essere) una ricostruzione oggettiva, che tiene conto della complessità dei processi storici e della molteplicità dei punti di vista. Da qui la necessità di non confondere storia e memoria.
La proposta didattica
Come organizzare la presenza in classe di un testimone della storia? Come preparare l’incontro e come utilizzarlo didatticamente una volta terminato? E quali testimoni possiamo coinvolgere durante le lezioni?
Per strutturare al meglio il momento della testimonianza, proponiamo un percorso didattico pensato per una classe della scuola secondaria di secondo grado. La sua durata complessiva è di 10/12 ore ed è articolato in 5 moduli distinti. Questa attività vuole offrire a insegnanti e studenti un metodo efficace per ascoltare, conservare ed elaborare le parole dei “testimoni”.
Titolo: “Il testimone in classe”. La testimonianza diretta come risorsa per l’apprendimento della storia, per l’educazione alla cittadinanza e l’educazione interculturale
Classe di destinazione: scuola secondaria di secondo grado
Discipline coinvolte: Storia, Geografia, Lingua italiana; Educazione alla Cittadinanza e alla Costituzione; Educazione interculturale
Obiettivi formativi
- saper partecipare in modo corretto e fattivo a un dialogo
- riflettere su temi quali l’assunzione di responsabilità o la necessità di operare delle scelte
- favorire l’accoglienza e l’integrazione degli allievi di origine straniera
- favorire il decentramento cognitivo
- acquisire miglior conoscenza di se stessi attraverso il confronto con l’altro saper riconoscere luoghi comuni, stereotipi, pregiudizi
Obiettivi disciplinari
- migliorare la conoscenza di eventi storici, aree geografiche, problematiche sociali
- saper distinguere fra storia e memoria
- acquisire consapevolezza dell’importanza della critica delle fonti
- saper trascrivere testi orali
- saper scrivere testi narrativi e argomentativi di soggetto storico o sociale
Modalità: incontro-intervista; lavoro di gruppo o individuale
Materiali necessari: registratore, webcam
Fasi dell’attività didattica
- Fase 1 / Prima dell’incontro – Presentazione dell’attività in classe: introduzione dell’argomento e del testimone; preparazione delle domande (2 ore)
- Fase 2 / Durante l’incontro – La parola al testimone: ascolto ed eventuale formulazione di domande (2 ore)
- Fase 3 / Dopo l’incontro – Riascolto e riflessione collettiva: riflessione approfondita sulla testimonianza tramite la registrazione; condivisione del contenuto con l’istituto scolastico (2 ore)
- Fase 4 / Attività didattiche: conservare la memoria: trascrizione della registrazione (il lavoro può essere suddiviso in gruppi) (2 ore)
- Fase 5 / Attività didattiche: rendere viva la testimonianza: redazione di testi narrativi o espositivi-argomentativi (lavoro per gruppi o individuale) che saranno oggetto della verifica finale (2/4 ore)
Durata totale: 10/12 ore
Fase 1. Prima dell’incontro – Presentazione dell’attività in classe
Sul piano didattico, ciò comporta la necessità di un’adeguata preparazione all’incontro con il testimone. Come ogni impegno formativo, non può essere un momento improvvisato, ma va iscritto all’interno di una sequenza di attività, con obiettivi e contenuti chiari.
Prima di tutto, per affrontare al meglio l’incontro, gli allievi devono essere adeguatamente informati sugli eventi di cui sentiranno parlare. In questo modo possono preparare una lista di possibili domande (nel caso l’incontro preveda uno scambio attivo con il testimone).
È bene inoltre presentare preventivamente alcune notizie sulla storia e la personalità del testimone stesso, per poter partecipare così in modo attivo e più consapevole al dialogo con lui. L’ideale sarebbe poi che accanto al testimone fosse presente un esperto, come avviene normalmente nei convegni, con la funzione di contestualizzare il racconto e di fornire precisazioni storiche. Siccome in ambito scolastico ciò non sempre è possibile, sarà l’insegnante ad assumersi questo incarico. Presenterà il testimone e fornirà l’inquadramento storico necessario per meglio comprendere le vicende da questi raccontate.
Fase 2. Durante l’incontro – La parola al testimone
L’incontro diretto con un testimone, oltre a permettere di mettere in evidenza e di affrontare con gli allievi la distinzione tra storia e memoria – non sempre trattata in ambito scolastico – consente il passaggio fondamentale dall’astratto al concreto.
Non sono più le parole stampate del libro di testo, i concetti e i freddi numeri, ma è la parola viva di una persona che in qualche modo incarna e rende reali con la sua presenza i fatti in cui è stata coinvolta. Permette agli allievi di toccare con mano una realtà diversa, di cui hanno potuto solo leggere o hanno sentito parlare indirettamente. È un’esperienza diversa, molto più coinvolgente, anche sul piano emotivo, e capace spesso di suscitare domande, più che dare informazioni, favorendo la riflessione su aspetti fondamentali della cittadinanza, come l’assunzione di responsabilità o la necessità di operare delle scelte.
Nuovi testimoni: le storie dei migranti
Negli ultimi anni la pratica didattica dell’incontro con un testimone ha conosciuto un’ulteriore estensione, come conseguenza del grande fenomeno immigratorio vissuto dal nostro Paese. Tale fenomeno ha innescato problematiche nuove di convivenza e integrazione e ha, cosa non irrilevante, mutato in modo importante la composizione delle nostre classi, obbligando a ripensare modalità e contenuti del lavoro scolastico.
In questa situazione, la presenza in classe di un testimone – un momento inteso come incontro, dialogo e confronto tra persone provenienti da realtà diverse, con storie diverse – ha assunto una nuova valenza, nell’ottica dell’educazione interculturale.
Esso, infatti, contribuisce a favorire l’accoglienza e l’integrazione degli allievi di origine straniera; grazie al confronto, porta non solo alla conoscenza dell’altro, ma anche di se stessi; provoca il riconoscimento e lo smantellamento dei pregiudizi; facilita e promuove la capacità di vedere e giudicare le cose da più punti di vista, aspetto fondamentale sia sul piano cognitivo sia su quello etico.
Le Biblioteche viventi, una risorsa “a distanza”
A questo proposito, mi piace ricordare l’attività delle Biblioteche viventi, associazioni sorte sul modello della Human Library di Copenaghen: i libri di queste biblioteche sono in realtà esseri umani, portatori ciascuno di storie significative. I titoli sono volutamente molto diretti (“Donna islamica col velo”, “Ragazzo rom”…), proprio per suscitare reazioni emotive negli allievi, attivandone però anche eventuali stereotipi e pregiudizi. L’efficacia dell’incontro consiste proprio nel rendere concreta la persona che si nasconde sotto il titolo, che cessa così di essere percepita come rappresentante di una categoria sulla base di una generalizzazione, ma si rivela come un essere umano reale, una persona che non rappresenta nessuno se non la propria storia.
Fase 3 / Dopo l’incontro – Riascolto e riflessione collettiva
L’attività didattica non si interrompe peraltro con la fine dell’incontro. È opportuno infatti procedere alla registrazione – meglio se anche video – della testimonianza (ovviamente il testimone dovrà essere debitamente informato per dare il suo consenso).
È di grande utilità, infatti, procedere a un riascolto, sia per avviare una riflessione più approfondita sui punti salienti dell’incontro, sia per sottoporre la testimonianza a un vero e proprio lavoro di critica delle fonti, utilizzando per esempio quegli strumenti che gli allievi sono soliti impiegare nell’analisi di un testo narrativo (voce narrante, fabula e intreccio, focalizzazione).
Questa attività consente di comprendere meglio le parole del testimone, la sua disponibilità, la stessa immagine che vuol fornire di sé. La registrazione dell’incontro, infine, diventa patrimonio dell’istituto scolastico, disponibile per la condivisione e il riuso: non dimentichiamo che in particolare i testimoni degli eventi del secondo conflitto mondiale per ragioni anagrafiche sono sempre meno e nell’arco di pochi anni scompariranno del tutto. Da questo punto di vista, la registrazione diviene una fonte di memoria permanente.
Fase 4 / Attività didattiche: conservare la memoria
Dalla registrazione si passa poi alla trascrizione, che pone problemi di carattere linguistico-comunicativo: il passaggio dall’orale, con le sue inflessioni, esitazioni, ripetizioni, il ruolo dell’intonazione e della gestualità, allo scritto… Si tratta di aspetti su cui è sempre interessante riflettere, anche perché si tratta di un argomento trattato spesso in modo marginale nell’insegnamento della lingua.
Fase 5 / Attività didattiche: rendere viva la testimonianza
Infine, la trascrizione può essere utilizzata per proporre agli allievi la produzione di testi (in gruppo o individualmente). Questi possono essere di tipo narrativo, incentrati sulla vicenda del testimone, oppure di carattere espositivo-argomentativo, in cui le vicende narrate dal testimone e le informazioni da lui presentate possono essere impiegate a supporto di riflessioni più ampie (per esempio, i rapporti fra partigiani e popolazione civile, il ruolo della donna nell’Islam…). Questi scritti saranno oggetto della verifica dell’attività didattica.
Approfondimenti. Ecco una lista di libri e di siti utili da consultare.
Testi
- David Bidussa, Dopo l’ultimo testimone, Torino, Einaudi 2009
- Maurizio Gusso, Dimensione planetaria della storia ed educazione interculturale, in Silvana Presa (a cura di) Che storia insegno quest’anno. I nuovi orizzonti della storia e il suo Insegnamento, Regione Autonoma Valle d’Aosta / Assessorato all’Istruzione e Cultura / Direzione delle Politiche Educative – Ufficio Ispettivo Tecnico, Aosta, 2004
- Valentina Pisanty, Abusi di memoria. Negare, banalizzare, sacralizzare la Shoah, Milano, Bruno Mondadori 2012
- Annette Wieviorka, L’era del testimone, Milano, Raffaello Cortina 1999
Siti
- Duccio Demetrio, Pedagogia interculturale. Raccontarsi e raccontare tra memoria e progetto, Associazione Bambini del Mondo
- Graziella Favaro, Pedagogia interculturale. Le idee e le indicazioni didattiche, ICARO 2000 Cooperativa Sociale
- Scuola e memoria (a cura di), Il buon uso del testimone