Che cosa sono i PFAS
Il loro nome corretto è sostanze perfluoroalchiliche, da cui l’acronimo PFAS; rappresentano una categoria ampia e variegata di composti organici di sintesi che comprende anche quelli definiti polifluoroalchilici e tutti i composti che possiedono nella loro molecola forti legami covalenti C-F. Questi legami rendono particolarmente stabile la molecola sia da un punto di vista chimico che fisico.
La storia dei PFAS
Le PFAS sono state introdotte nell’industria in tempi relativamente recenti per le loro proprietà idrorepellenti e oleorepellenti che si prestano ad innumerevoli applicazioni in svariati settori: dalla produzione di pentole antiaderenti, agli imballaggi, ai presidi medici, all’edilizia, al settore elettronico, automobilistico, aeronautico, tessile, … sembrano proprio non avere fine le possibilità di impiego di queste sostanze. Nel 2018 sono state censite quasi 5000 molecole PFAS! Il fatto di essere chimicamente stabili non rappresenta solo un pregio, determina infatti anche un grave problema; Le PFAS non sono facilmente degradabili e quindi persistono a lungo nell’ambiente con conseguenti problemi di accumulo nel suolo, nelle acque superficiali e sotterranee. Del resto i monomeri ottenuti dalla loro lentissima degradazione sono molecole che diffondono facilmente nell’aria.
Dove si trovano i PFAS
Praticamente sono presenti ormai ovunque sotto forma di diversi tipi di composti; tra quelli a carattere acido ricordiamo l’acido perfluoroottanoico (PFOA) l’acido perfluoroottano solfonico (PFOS), l’acido perfluoroexano sulfonico (PFHxS), l’acido perfluorononanoico (PFNA) e l’acido perfluorodecanoico (PFDA). Proprio l’acido perfluoroottansolfonico e i suoi derivati (PFOS) sono tra i più diffusi nell’ambiente con un evidente rischio di bioaccumulo nella catena alimentare; sono dunque sotto stretta sorveglianza in Europa (Direttiva 2013/39/UE, recepita in Italia dal D.Lgs. 172/2015) perché considerate molecole “pericolose” da monitorare scrupolosamente nelle acque superficiali a causa della loro tossicità per gli animali e l’uomo. In Italia il monitoraggio è particolarmente attivo in Lombardia e Veneto, per cui vengono redatti rapporti annuali da parte dell’ARPA regionale in riferimento alle acque sotterranee e superficiali oltre che agli impianti di depurazione.
Gil effetti dei PFAS
Sono molte le indagini a carattere epidemiologico che riguardano l’impatto sulla salute dell’uomo; numerose ricerche vengono condotte in tutto il mondo e mettono in evidenza alterazione a carico degli ormoni steroidei, della tiroide, della funzionalità epatica e renale oltre che a un generale stress ossidativo a cui sono sottoposte le cellule. Un ulteriore effetto è legato al problema della fertilità nell’uomo. A dimostrare l’urgenza del problema possiamo seguire la crescente diffusione di PFAS nell’ambiente che si è registrata in Italia negli ultimi 20 anni ed i provvedimenti presi in proposito:
- nel fiume PO sono rilevate tracce di PFAS (2001)
- La diffusione della contaminazione da PFAS appare elevata nel territorio di Vicenza tanto da avviare indagini più approfondite (2013)
- Il Ministero della Salute emana linee guida in proposito all’esposizione a PFAS (2016)
- Si provvede a un piano di bonifica per le zone più contaminate (2018)
- Vengono stanziati fondi per la bonifica e viene promulgata una legge per il controllo delle PFAS (2020)
- Continuano le indagini sugli effetti da esposizione per l’uomo e l’ambiente (2023)
L’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), ha pubblicato nel settembre 2020 le indicazioni con la soglia settimanale di sicurezza per le PFAS che si possono accumulare nell’uomo: 4,4 nanogrammi per chilogrammo di peso corporeo. Questa valutazione ha tenuto presente anche l’effetto congiunto di più sostanze.
Cosa fare a questo punto?
La situazione non è tale da dover sconsigliare l’uso di determinate abitudini alimentari. Dobbiamo però essere consapevoli che il problema esiste e va pianificato al meglio il monitoraggio e la conoscenza dell’azione tossicologica per gli esseri viventi e l’ambiente. Parallelamente è urgente sostituire le PFAS con altri composti di cui sia ben valutato l’impatto prima della loro diffusione. In pratica non dobbiamo dimenticare questo problema.
Attività:
1) consulta il link PFAS nei cibi: l’EFSA ne valuta i rischi e stabilisce il limite di sicurezza | EFSA (europa.eu), quindi considera:
a. In quali cibi si possono trovare più facilmente le PFAS
b. Quali sono i composti PFAS considerati nella valutazione dell’EFSA
c. Quale fascia di età della popolazione deve essere particolarmente garantita dall’assunzione delle PFAS
d. Quale nuovo effetto è stato evidenziato sull’uomo
2) Ricerca in quali specifici impieghi vengano utilizzate le PFAS nel settore dell’edilizia, in quello tessile e nei presidi sanitari.