Preparare il cuore al nuovo inizio. Ogni giorno.

Preparare il cuore al nuovo inizio. Ogni giorno.

Non c’è educazione senza relazione.
Non c’è apprendimento senza un clima emotivo facilitante e accogliente.
È per questo che i consigli ai docenti per un buon inizio anno sono gli stessi che valgono per ogni giorno dell’anno scolastico.

Chiedere prima di tutto agli studenti “come state?” e interessarsi alle loro risposte.

Perché ci sono le ansie, la noia, la tristezza, la gioia, la rabbia di questi primi giorni. Ci sono gli amori estivi finiti o quelli che continuano a distanza e ci sono le menti e i cuori lasciati altrove. C’è un sistema limbico del bambino e dell’adolescente che spinge, a fronte di una parte razionale che non è ancora pienamente sviluppata. È per questo che l’educazione si svolge sul terreno dell’imprevedibilità, è per questo che l’educazione non si fa solo con le slide e spesso non si prepara, ma si fa tutte le volte che il docente entra in classe e si sintonizza con l’ansia, con la tristezza, con la rabbia, con la frustrazione degli alunni, sapendo quando dare il limite, quando contenere e quando invece comprendere e ascoltare.

Essere preparati (nel senso di preparare il cuore, non le slide) su come si vorrà riempire quell’ora insieme in classe

La sfida di ogni giorno, che poi è il più fine degli strumenti relazionali ed educativi è la sintonizzazione con i bisogni della classe, sapendo che il bisogno della classe non deve essere sempre soddisfatto ma è fondamentale che venga riconosciuto ogni giorno e che ne venga riconosciuta la legittimità del sentire.

E così, di fronte alla frustrazione degli alunni per l’inizio, anziché cercare di convincerli che la scuola è il posto più bello del mondo basterà fare comprensione. “Vi capisco se in questo momento fate fatica ad iniziare”. E possiamo anche aggiungere, se è un pensiero autentico: “anche io sto facendo un po’ di fatica in questo momento a ricominciare, però sono felice di vedervi”. Gli alunni vogliono vedere un docente capace di nominare l’emotività e di condividerla, esattamente quello che si aspettano da qualsiasi adulto: che non tenga il muso, che non gli urli contro o perda il controllo, che non svaluti e non entri nelle sfide che la classe o il singolo alunno gli propone, ma che nomini quello che sta sentendo, perché nominare significa fare il primo passo per gestire quello che si ha dentro. E gli alunni questa capacità di gestire l’emotività vogliono impararla dagli adulti che sono i loro modelli di riferimento.

Perché la classe è un grande specchio per il docente. Gli rimanda la sua noia, le sue gioie, le sue frustrazioni e spesso anche i bisogni non soddisfatti nella sua vita personale.

Solo se gli alunni sentiranno che il docente è disponibile ad ascoltare le loro fatiche, i loro bisogni relazionali, le loro paure o le loro frustrazioni, i loro entusiasmi, saranno disponibili all’ascolto (anche delle noiose nozioni) quando gli sarà chiesto. Ecco perché a volte ci si domanda perché la stessa classe che è in silenzio e produttiva con un docente, con un altro si distrae continuamente. La buona relazione è la risposta a questo che a volte sembra essere un mistero. Ma la buona relazione bisogna saperla costruire ogni giorno, con i gesti, con le parole e con la capacità di gestire l’emotività. E questa capacità, che non si improvvisa, la si può imparare.

di Gaetano Cotena,
psicoterapeuta e docente,
autore del libro “Insegnare senza farsi male” (UTET Università, 2021)

Di questi temi parleremo insieme durante il webinar previsto per il 5 Ottobre 2022 alle ore 17:00.
Iscriviti subito: https://bit.ly/webinar_5OTT

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