La metacognizione come cardine per un apprendimento significativo

La metacognizione come cardine per un apprendimento significativo

La fine dell’anno scolastico è dietro l’angolo: per alcuni di noi incombe, ricordandoci i passi che dobbiamo ancora fare, per altri è una finish line che si profila serena, senza necessità di sprint conclusivi. 

Indipendentemente dalla situazione in cui ci troviamo, un aspetto da non dimenticare è quello della metacognizione: non solo quella “lato docenti” che riflettono sul percorso didattico svolto durante l’anno, ma anche quella “lato studentesse e studenti”. 

Partiamo dal primo, come sempre nell’ottica del modeling.

Una delle modalità con cui noi insegnanti dobbiamo cercare di mostrarci in classe è quella di persone consapevoli dei processi di apprendimento, di monitoraggio, di regolazione e di (auto)valutazione che mettiamo in atto nel nostro agire didattico. Per questo è importante ritagliarci dei momenti a casa e in classe per ripercorrere quanto fatto, le scelte operate, le conseguenze (attese o meno), gli aggiustamenti in corsa e i risultati ottenuti (qui potete leggere un esempio di una nostra metacognizione focalizzata sul laboratorio di lettura). Questo ci servirà per ricalibrare meglio l’attività per il nuovo anno scolastico e per avere ben chiaro da quali presupposti e situazioni ripartiremo a settembre. Ma questa riflessione non deve restare chiusa nei nostri taccuini, dobbiamo verbalizzarla e condividerla anche in classe per far capire alle ragazze e ai ragazzi che ogni attività didattica è frutto di una progettualità sulla quale l’insegnante riflette all’inizio, durante e dopo.

Questo habitus mentale della riflessione sui processi messi in atto dovrebbe far parte di ogni azione umana. Ecco perché cercheremo di far nascere e sviluppare nelle studentesse e negli studenti l’abitudine all’approccio metacognitivo, a calarsi in questa modalità per affrontare in maniera più consapevole i “compiti scolastici” e, in grande, le sfide del domani

Inoltre, al termine del I ciclo di istruzione siamo chiamati a certificare anche questa competenza (cfr. «Assumersi le proprie responsabilità […]. Riflettere su se stessi e misurarsi con le novità e gli imprevisti. Orientare le proprie scelte in modo consapevole.», Decreto MIM 30.10.2024 n 14 – Nuovo documento di Certificazione delle competenze): per assegnare in modo consapevole un livello in questo ambito dobbiamo quindi aver predisposto diverse occasioni di metacognizione. 

Il laboratorio di lettura e di scrittura ci aiuta in questa elaborazione di un curricolo verticale metacognitivo perché questo approccio è nel DNA del WRW. Già all’inizio dell’anno, in accoglienza, pianifichiamo alcune attività di conoscenza di sé, dei propri punti di forza e di debolezza come lettori e lettrici (vedi per esempio Che lettore sono?); introduciamo strumenti di automonitoraggio, come il registro delle letture e  il plan box, e modelliamo costantemente un approccio di tipo strategico che prevede l’analisi della situazione, il riconoscimento di una difficoltà da superare, l’individuazione delle risorse a disposizione e un atteggiamento proattivo. In chiusura di quadrimestre e di anno scolastico proponiamo delle sessioni dedicate alla riflessione sui progressi, sulle sfide affrontate e sugli obiettivi (qui un esempio di questionario di autovalutazione).

Passando al laboratorio di scrittura, l’approccio metacognitivo è molto evidente grazie a diversi strumenti e passaggi. Per esempio, le checklist create insieme alla classe al termine dell’immersione per determinare le caratteristiche di qualità di un genere o di una tipologia testuale (qui un approfondimento sull’immersione), diventano una guida procedurale e uno strumento di automonitoraggio in fase di scrittura del testo. Inoltre chiediamo, al termine di ogni unità di scrittura, di riflettere sul processo seguito tramite alcune domande guida (process paper – biografia del pezzo), che si ripetono uguali per ogni testo, in modo da costituire una routine:

  1. Da dove hai preso l’idea per questo pezzo?
  2. Che cosa hai fatto per pianificare (prescrittura) il tuo pezzo?
  3. È stato facile o difficile scrivere la bozza? Che cosa ti ha messo in difficoltà? 
  4. Elenca le strategie che hai utilizzato per scrivere e revisionare.
  5. Qual è la parte migliore del tuo pezzo e perché? Che cosa non ti convince?
  6. Qual è stata la parte più difficile nel processo di scrittura di questo pezzo e come mai?

Grazie a questi e altri strumenti, che ogni docente può anche personalizzare e calare meglio nell’attività svolta in classe, non solo forniamo alle studentesse e agli studenti il supporto necessario per entrare nell’habitus della metacognizione, ma anche noi docenti ricaviamo tutta una serie di informazioni preziose per una progettazione didattica efficace e rispondente ai bisogni reali di chi incontriamo in classe ogni giorno. 

Da ultimo, ma non per importanza, sottolineiamo il fatto che l’approccio metacognitivo così vissuto e portato in classe rende l’esperienza dell’apprendimento più incisiva e dà spessore e significato a quel fatidico numero scritto sul registro elettronico.

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