Cittadini istruiti, 0% di analfabetismo e record di iscrizione alle scuole obbligatorie. Sono i numeri dell’istruzione in Giappone, che vanta una delle popolazioni più affezionate al mondo scolastico. Eppure gli studenti nipponici lamentano spesso di essere oppressi da sessioni di esami particolarmente faticose, rigore e disciplina ferrea. Qual è dunque il prezzo di questo sistema scolastico buono nei numeri ma severo con gli alunni?
Partiamo dai dati positivi. Anche se non obbligatorio, il tasso di iscrizione alle scuole superiori supera il 96% a livello nazionale e si avvicina al 100% nelle grandi città. Il tasso di abbandono scolastico è davvero irrisorio ed è di circa il 2%. Queste percentuali restano alte anche nel proseguimento degli studi: circa il 46% di tutti i diplomati delle scuole superiori si iscrive all’università o junior college.
Ma quanti investimenti sono necessari per poter vantare numeri simili? E gli studenti quando sono soddisfatti di un sistema scolastico particolarmente invadente? Il Giappone investe circa il 5 % del suo PIL nel settore dell’istruzione e i bambini nipponici ottengono dei punteggi altissimi rispetto ad altri coetanei nel mondo, come confermano i test PISA.
Il sistema scolastico funziona bene grazie a una combinazione ottimale di etica del lavoro e dello studio e tecnologia: i bambini hanno accesso a tantissime risorse informatiche e ottenere buoni risultati scolastici è un must have indiscutibile che apre la porta (o meno) al successo personale e lavorativo. Dalla carriera scolastica, insomma, si apre uno spartiacque, quello del successo o dell’insuccesso.
Tra gli altri importanti obiettivi per il sistema educativo giapponese troviamo le attività extra-scolastiche. In Giappone quasi tutti gli studenti sono iscritti a club e praticano numerosi sport ma anche corsi come giardinaggio, cucina, informatica o addirittura giochi di strategia come gli scacchi. Il prezzo di un sistema scolastico così strutturato è però alto in termini di apprezzamento: gli studenti hanno un nome poco lusinghiero per denominare la scuola: shiken jigoku (試 験 地 獄) ossia “l’inferno degli esami”.
Cerchiamo di capire meglio com’è strutturato il sistema scolastico. Il ciclo della scuola è praticamente identico al nostro e si divide nelle seguenti cinque fasce: Scuola materna (3 – 6 anni), Scuola elementare (6 – 12 anni), Scuola media inferiore (12 – 15 anni), Scuola media superiore (15 – 18 anni), College o università (4 anni circa).
La scuola giapponese, come per molti altri aspetti della vita di questa cultura, si basa su un sistema verticale o gerarchico: se un bambino frequenta una scuola pubblica, considerata di basso livello, riuscirà solo ad approdare in un’università di livello medio basso, e così potrà trovare solo lavori di livello medio basso. Se si frequentano invece scuole rinomate, più alta sarà la possibilità di arrivare in università di pari livello, e quindi in futuro ci saranno buone opportunità di ottenere un ottimo lavoro.
L’orario scolastico base prevede lezioni dalle 8.30 alle 16 circa, a cui vanno aggiunti corsi extra, ovviamente a pagamento, che partono dalle ore 17 e possono addirittura terminare alle ore 23. Questa mole di studio è giustificata dal fatto che il sistema lavorativo giapponese offre posti quasi sicuri ai laureati, e garantisce l’occupazione a vita. L’anno scolastico inizia nel mese di Aprile e finisce nel mese di Marzo e le vacanze estive durano circa sei settimane. Oltre alle feste nazionali, gli alunni hanno due settimane di vacanza a Capodanno e due in primavera tra il vecchio e il nuovo anno scolastico.
Ultimo punto molto importante è che già a partire dalle scuole elementari, gli studenti sono co-responsabili della pulizia della loro scuola. Ogni classe è divisa in gruppi che, a turno, puliscono la classe, i corridoi, i bagni e altre aree comuni della scuola. Insomma un sistema piuttosto rigido e impegnativo che sembra però portare i bambini giapponesi a ottimi risultati.