Cuori Intelligenti: leggi l'introduzione al percorso dedicato alla canzone

Cuori Intelligenti: leggi l'introduzione al percorso dedicato alla canzone

In occasione dell’uscita di Cuori Intelligenti, la nuova letteratura Garzanti Scuola, DLive vi propone alcune pagine del manuale, esemplificative dello stile e dei contenuti scelti dall’autore.
Nelle settimane scorse vi abbiamo proposto la lettura dell’introduzione al Volume 1 – Dalle origini al Rinascimento, l’introduzione al Volume 2 – Dal Barocco al Romanticismo, l’introduzione al volume su Giacomo Leopardi, l’introduzione al Volume 3– Dal secondo Ottocento al primo Novecento e l’introduzione all’antologia della Commedia.

Oggi vi proponiamo l’introduzione a uno dei percorsi del terzo volume, dedicato alla forma artistica a oggi più diffusa e più amata dai giovani: la canzone.
Nel 1984 Franco Fortini aveva scritto che lo spessore culturale delle canzoni era «ormai inseparabile da quello delle ricerche della poesia “vestita da poesia”». Allora era stata una brillante intuizione, oggi è un’innegabile evidenza.


 

Volume 3b – Dal secondo Novecento a oggi
La canzone: una rivoluzione alla metà del Novecento

Nell’arco di pochi decenni la musica leggera ha cambiato sia la sua natura sia la sua posizione nel sistema dei generi artistici e nella società. All’inizio dell’Uomo senza qualità Musil parla delle canzoni che piacciono a uno dei personaggi del romanzo, Leona, e dice che «erano vecchie canzonette fuori moda che parlavano tutte di amore, dolore, fedeltà, abbandono, mormorii di selve e guizzi di trote nei torrenti». Possiamo dire che fino agli anni Cinquanta la maggior parte delle canzoni era questo, parlava di questo. Basta scorrere l’elenco delle canzoni che hanno vinto il Festival di SanremoGrazie dei fiori (1951), Vola colomba (1952), Viale d’autunno (1953), Tutte le mamme (1954) e così via. Sono canzoni semplici, che parlano di sentimenti semplici con parole semplici.
 
Con gli anni Sessanta cambia tutto. I giovani nati negli anni Quaranta sono i primi, da molte generazioni, a non conoscere la guerra; al contrario, vivono in mezzo alla più grande fase di espansione economica della storia occidentale. Sono tanti, ricchi, e hanno molto tempo libero da dedicare alla cultura e alle arti, soprattutto alle nuove arti come il cinema e la canzone. E tra la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, artisti come Elvis Presley, i Beatles, i Rolling Stones, Bob Dylan, Leonard Cohen dimostrano che la canzone pop-rock può dire cose che sino ad allora non aveva detto, che può essere originale, profonda, seria e, soprattutto, personale come una poesia.
 
In Italia, il cambiamento comincia a manifestarsi nelle canzoni di autori come Gino Paoli, Luigi Tenco, Sergio Endrigo: i cosiddetti cantautori della “scuola genovese”. Ma presto la “canzone d’autore” diventa un fenomeno nazionale, e coinvolge autori e interpreti ancor oggi amati da ogni italiano: gli anni Settanta e Ottanta sono quelli dei cantautori, da Fabrizio De Andrè a Lucio Dalla, da Rino Gaetano a Francesco De Gregori, da Antonello Venditti a Ivano Fossati. E dagli anni Novanta a oggi il pop, il rock, l’hip hop, il rap e gli altri generi della musica leggera diventano sempre più centrali nel sistema delle arti, tanto da occupare, soprattutto tra i giovani, il posto che in altre epoche avevano occupato la poesia o il melodramma.
 
Da un lato, la canzone è oggi il genere artistico più familiare per i giovani, e l’unico che molti di loro non solo consumino ma producano in prima persona. Un tempo le scuole erano piene di poeti dilettanti, oggi sono pieni di rapper in erba. Dall’altro lato, le canzoni sono testi, cioè congegni (anche) verbali che possono essere studiati proprio come si studiano i romanzi e le poesie, e testi la cui qualità è oggi, non di rado, alta quanto quella delle migliori pagine di romanzo e delle migliori poesie.
 
Ciò significa che ai testi delle canzoni si possono porre domande simili a quelle che si pongono ai testi delle poesie che si studiano a scuola. Chi è la «mother Mary» di cui Paul McCartney parla in Let It Be? In Born in the Usa, Bruce Springsteen fa un elogio o una critica della nazione in cui è nato? Perché gli Afterhours intitolano una loro canzone Il paese è reale? A che cosa alludono i 21 grammi di cui parla Fedez in una sua canzone?
Si tratta di leggere, riflettere, fare ipotesi. Proprio come con la letteratura “seria”; ed è un ottimo esercizio anche per prepararsi alla letteratura “seria” (e per capire che non sono due mondi incompatibili).

Claudio Giunta
 

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