Perché Fantozzi è antologizzato persino nei manuali di letteratura?

Perché Fantozzi è antologizzato persino nei manuali di letteratura?

Chi è Fantozzi, e perché abbiamo deciso di antologizzare le pagine di un autore comico nel manuale Cuori Intelligenti?
Fantozzi è un impiegato di medio-basso livello di una grande azienda (non se ne scopre mai il nome, né si viene mai a sapere che cosa produca, o di che cosa si occupi). Ha una moglie, la signora Pina, e una figlia, Mariangela. Vive a Roma, anche se nei libri e nei film la città non si vede quasi mai. È l’identikit dell’italiano medio, salvo che Fantozzi è l’italiano medio nella sua versione tragicomica.
I primi tre libri e i primi tre film di Fantozzi sono ambientati nell’Italia degli anni Settanta, cioè in un momento storico di relativo benessere, in cui anche la piccola borghesia alla quale Fantozzi appartiene gode di un certo agio. Fantozzi è l’uomo del post boom. Da un lato, dunque, Fantozzi ha il valore di un documento, perché ci aiuta a capire come viveva e che cosa pensava un normale impiegato (anzi, un impiegato un po’ al di sotto della norma) nell’Italia di quegli anni. Dall’altro lato, Fantozzi è un personaggio comico davvero riuscito, perché Villaggio lo carica di tutti i difetti che un piccolo-borghese può avere e lo mette in situazioni nelle quali questi difetti si manifestano in maniera quasi violenta. Fantozzi è un reazionario che non sa di esserlo, è goffo, meschino, umile con i forti e spietato con i deboli, e inoltre – per debolezza e per ignoranza – è vittima di tutte le trappole che la vita moderna gli tende: guarda troppa televisione, ama troppo il calcio, non resiste all’attrazione del consumismo, riempiendosi la casa di ciarpame.

Perché Fantozzi è importante?

Quando si pensa a libri che parlano del mondo del lavoro, si pensa a Donnarumma all’assalto o a Memoriale, non a Fantozzi, il che è comprensibile – e anche giusto – perché quelle di Villaggio, a differenza di quelle di Ottieri o di Volponi, non sono rappresentazioni realistiche, sono parodie. Nel mondo reale non ci sono direttori che si fanno chiamare «Dott. Ing. Grand. Uff. Lup. Mann.» o che hanno in ufficio poltrone in pelle umana e un acquario in cui nuotano gli ex dipendenti. Ma proprio in queste comiche forzature sta il genio di Villaggio. Nei libri e nei film dedicati al lavoro i padroni si possono disprezzare o odiare come nemici, ma sono sempre nemici seri. Nei libri e nei film di Fantozzi, invece, i padroni e i dirigenti, prima di essere padroni e dirigenti, sono soprattutto degli imbecilli: gente ignorante, incapace, superstiziosa, meschina, puerile, piena di tic e di manie assurde, a cui nessuna persona sensata affiderebbe la direzione di una bocciofila, figurarsi di un’azienda. Fissando l’attenzione sui lati ridicoli del mondo del lavoro, Villaggio gli ha tolto un po’ di quell’aura sacrale che lo circondava nel giornalismo e nella letteratura impegnata. Ha fatto per l’ufficio qualcosa di simile a ciò che Fellini ha fatto per la scuola in Amarcord. Sono parodie, certo, ma parodie che introducono nel ritratto un elemento di verità.

 

Scarica qui il pdf completo sulla figura di Fantozzi tratto dal manuale Cuori Intelligenti

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