Indizi
L'ombra

L'ombra

Nel vaso attico, decorato dal cosiddetto Pittore di Penelope (V sec. a.C.), compare forse per la prima volta nella storia dell’arte un dettaglio pittorico di grande importanza: la rappresentazione dell’ombra.

Essa viene prodotta dal capo di Telemaco sulla tela tessuta da Penelope, di cui vediamo la parte superiore, appena iniziata, con il particolare del dio Hermes (Mercurio) in corsa tra due cavalli alati. L’immagine coglie un momento drammatico nella vita del palazzo di Ulisse. I Proci, che vi si sono insediati, stanno richiedendo sempre più insistentemente la mano di Penelope: il figlio interroga la madre sul da farsi e manifesta la sua intenzione di mettersi alla ricerca del padre.

La scena raffigurata possiede una forte nota realistica grazie anche alla presenza di una penombra che sfuma i corpi e le vesti, trasformando i personaggi mitologici in persone fisiche che interagiscono con lo spazio e con il tempo.

Proprio la presenza dell’ombra e della penombra, tradizionalmente assenti nelle immagini vascolari, mi fa ritenere che l’opera sia una intenzionale riproduzione di un dipinto famoso, probabilmente di Polignoto, l’artista di cui Plinio ricordava essere stato colui che, meglio degli altri, per le sue qualità realistiche, era riuscito a raffigurare la trasparenza dei veli e la fisicità delle figure.

A maggior ragione, quindi, dobbiamo pensare all’importanza di questa tazza, ammirata da ospiti e commensali non solo per i suoi pregi artistici, ma anche per la capacità di rievocare l’antico racconto di Omero, fonte inesauribile, nel correre dei secoli, di diverse e inaspettate conclusioni.

Esaminiamo dunque questa immagine. Elemento centrale della rappresentazione è il muto colloquio tra il figlio e la madre. Penelope, china in avanti, è ritratta in una posa malinconica, con il capo appoggiato alla mano. La sua indecisione è evidente; Telemaco, di fronte a lei, con il braccio piegato sul fianco, è in attesa. Stringe nella mano due lance: sono la dotazione armata del guerriero. Penelope non risponde. Ha visto un’ombra alle spalle del figlio, proiettata sulla tela, da lei continuamente ritessuta, e che può interpretare come un interrogativo sul loro futuro. Quale sarà il loro destino non è infatti chiaro. Forse presagisce che Ulisse, una volta tornato, insofferente di quella condizione di stabilità, la possa abbandonare nuovamente, e teme che il figlio, una volta ereditato il regno, possa pensare di ripetere le orme del padre.

Pittore di Penelope, Penelope davanti al suo lavoro e al figlio Telemaco,
440 a.C. Ceramica a figure nere, 26,90×26,73cm. Chiusi, Museo Nazionale.

Infatti, se Telemaco accetterà il ruolo di sovrano del regno tradirà l’insegnamento di non accontentarsi mai degli obiettivi raggiunti; se vorrà inseguire, come il padre, nuove esperienze, sarà anch’egli condannato a vivere per sempre nell’altrove, dimenticando gli affetti famigliari e i doveri verso il suo popolo.

L’immagine possiede, pertanto, un significato profetico indicato dalla figura di Hermes, che intravediamo sullo sfondo. Hermes è non solo il dio protettore dei viaggi in terra, ma anche l’accompagnatore dei defunti nel mondo sotterraneo. Possiamo quindi interpretare la figura dell’ombra come un segnale funesto, una sorta di nube che oscura il destino di Telemaco, obbligato ad andarsene in esilio dopo il ritorno del padre perché non si attuasse la profezia che ne aveva predetto l’uccisione.

Pittore di Penelope, Odisseo lavato da Euriclea,
440 a.C. Ceramica a figure nere, 26,90×26,73cm. Chiusi, Museo Nazionale.

Sul lato opposto della tazza l’ignoto artista raffigura, con un salto temporale che serve a completare la narrazione omerica, riportandoci al piacere del racconto e sviluppando un motivo commovente, il momento in cui la nutrice lavando i piedi del pellegrino, riconoscerà, in un’antica ferita, la prova di avere di fronte l’amato padrone che si augura sia tornato per sempre.

La tazza di Chiusi possiede, oltre all’importanza iconografica della sua decorazione, anche un valore archeologico particolare, in quanto attesta la presenza di un mercato di opere attiche nelle regioni etrusche d’Italia. Che l’immagine raffiguri, dunque, Telemaco, è rilevante per un motivo conclusivo, dal momento che l’antica città etrusca di Clevisie (Chiusi) rivendicava la sua origine per opera proprio di Telemaco. E dunque di colui che aveva ripetuto la scelta paterna di un eterno errare.

Per approfondire

Link esterni

Il professor Ernesto L. Francalanci è l’autore del corso dell’Arte

Altri articoli da “Indizi”

Indizi Le ali
Indizi Il fiore di loto
Indizi Il pensiero
Indizi Il bacio
Indizi La pelle
Indizi La lanterna