Appunti per la scuola #11
Pochi investimenti, docenti sottopagati e livelli di istruzione ancora troppo bassi: il Rapporto OCSE 2023 sull’educazione.

Pochi investimenti, docenti sottopagati e livelli di istruzione ancora troppo bassi: il Rapporto OCSE 2023 sull’educazione.

Lo scorso 12 settembre è stato presentato, presso la sala Aldo Moro del Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM), il rapporto Ocse Education at a glance 2023. La pubblicazione annuale dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) fornisce una panoramica completa e comparativa dei sistemi educativi dei paesi membri dell’OCSE (quindi non solo europei) e di alcuni partner selezionati. Lo scopo principale del Rapporto è quello di fornire dati, analisi e indicatori chiave sull’istruzione per aiutare i governi, i policy maker, i ricercatori e il pubblico a comprendere le tendenze e le sfide nei sistemi educativi a livello internazionale.

Di seguito alcuni dei punti salienti emersi dal Rapporto per tentare di contribuire a aumentare la consapevolezza, soprattutto a livello di tematiche generali, di quelle che sono, nel bene e nel male, le principali caratteristiche del nostro sistema scolastico e dare così alcuni punti di riferimento per contestualizzare il lavoro che quotidianamente viene svolto in classe.

Il nostro paese investe poco in istruzione.

Nel 2020 i Paesi dell’Ocse hanno speso in media 5,1% del loro PIL per l’istruzione, dal livello primario a quello terziario. In Italia invece la quota corrispondente era pari al 4,2% del PIL, di cui il 30% è stato destinato all’istruzione primaria, solo il 16% all’istruzione secondaria inferiore, il 30% all’istruzione secondaria superiore e post-secondaria e il 24% ai percorsi di laurea triennale, specialistica e dottorato o equivalenti. In termini relativi, la spesa per studente in Italia risulta pari al 27% del PIL pro capite ed è in linea con il valore medio dell’area Ocse (27%).  Per consentire una valutazione in termini assoluti, dovendo confrontare paesi molto diversi tra loro, gli investimenti vengono misurati utilizzando una valuta fittizia chiamata USD PPP, ovvero dollari americani a parità di potere d’acquisto. OCSE ha quindi calcolato che per tutti i livelli di istruzione, il nostro paese spende all’anno per studente 11.439 USD PPP, rispetto a una media dei paesi Ocse pari a 12.647 USD PPP.

Il tempo di istruzione obbligatoria è minore rispetto alla media dei paesi Ocse.

Nel nostro paese il tempo totale di istruzione obbligatoria si ferma a 7.491 ore, distribuite su otto anni, mentre in tutta l’area Ocse, nel corso dell’istruzione primaria e secondaria inferiore, ammonta in media a 7.634 ore, distribuite in media su nove anni. Inoltre, nei Paesi Ocse il 25% del tempo di istruzione obbligatoria nell’istruzione primaria è dedicato alla lettura, alla scrittura e alla letteratura mentre il 16% alla matematica. Per quanto riguarda l’istruzione secondaria inferiore la percentuale è del 15% per la lettura, la scrittura e la letteratura e del 13% per la matematica. Il nostro paese è uno dei pochi nei quali questo dato non è disponibile, in particolare nella scuola primaria.

I tassi di completamento del percorso di studi variano molto in base all’indirizzo scelto.

In Italia il 37% dei ragazzi tra i 15 e 19 anni è iscritto a percorsi di istruzione secondaria superiore a indirizzo liceale (valore in linea con la media Ocse), mentre il 40% è iscritto a percorsi di istruzione secondaria superiore a indirizzo tecnico-professionale (23% media Ocse). L’1% è iscritto a percorsi di istruzione secondaria inferiore (12% media Ocse) e il 9% a programmi di istruzione terziaria (12% media Ocse).

Nella maggior parte dei Paesi con dati disponibili, i tassi di completamento dei percorsi di istruzione secondaria superiore a indirizzo tecnico-professionale sono inferiori a quelli dei programmi di istruzione secondaria superiore a indirizzo liceale. In media il 77% di chi frequenta un percorso di istruzione secondaria superiore a indirizzo liceale completa con successo gli studi nei termini previsti. Tasso di completamento che aumenta in media di 10 punti percentuali entro due anni dalla fine della durata teorica. In media, nell’area Ocse, il 62% di chi entra in percorsi di istruzione a indirizzo tecnico-professionale completa gli studi in tempo, mentre il 73% consegue il diploma entro i due anni successivi.

Se andiamo ad analizzare i dati riguardanti il nostro paese vediamo che il 79% di chi entra in un percorso di istruzione secondaria superiore a indirizzo liceale completa il proprio ciclo di studi entro i termini previsti (percentuale che sale al 90% considerando i due anni successivi). E solo il 55% di chi si iscrive a istituti tecnico – professionali completa il ciclo di istruzione secondaria superiore entro i termini previsti (70% dopo altri due anni).

In aggiunta, il 75% dei diplomati dell’istruzione secondaria superiore a indirizzo liceale è iscritto a un percorso di istruzione a un anno dal diploma, rispetto al 29 % dei diplomati dell’istruzione secondaria superiore a indirizzo tecnico-professionale.

Sarà interessante verificare nei prossimi anni se le scelte contenute nel Pnrr e attuate dai governi Draghi e Meloni di investire attenzioni e risorse sulla cosiddetta “filiera lunga professionalizzante” produrranno un effetto di riallineamento rispetto alle medie degli altri paesi Ocse, come auspicato anche dall’Unione europea, sia in termini di iscrizioni che di successo formativo.

Abbiamo troppi insegnanti pagati troppo poco.

In media, nei Paesi Ocse, in termini equivalenti a tempo pieno, ci sono 14 studenti per docente nell’istruzione secondaria superiore a indirizzo liceale e 15 studenti per docente nei percorsi di istruzione secondaria superiore a indirizzo tecnico-professionale. In Italia, invece, abbiamo 11 studenti per insegnante nei percorsi di istruzione secondaria superiore a indirizzo liceale, mentre contiamo 9 studenti per ciascun docente nei programmi di istruzione secondaria superiore a indirizzo tecnico-professionale. Tra il 2015 e il 2022 nel nostro paese gli stipendi dei docenti della scuola secondaria superiore sono diminuiti del 4%. Come viene spiegato nel rapporto salari degli insegnanti costituiscono un importante fattore di attrattività verso la professione docente ma rappresentano, contemporaneamente, anche la principale voce di spesa nell’istruzione formale. Nell’area Ocse, in media, la retribuzione dei docenti nei percorsi a indirizzo liceale in possesso della qualifica più diffusa e con 15 anni di esperienza è pari a 53.456 USD PPP, nel nostro paese invece la retribuzione corrispondente adeguata in funzione del potere d’acquisto scende a 44.235 USD PPP. Secondo i dati gli stipendi medi effettivi degli insegnanti corrispondono a solo il 69% degli stipendi di altri lavoratori con un livello di istruzione terziaria, questo riduce l’attrattività della professione, in particolare nelle aree del paese con indici di occupazione più elevati.

In Italia abbiamo pochi laureati e un basso livello di istruzione. In Italia le donne e gli uomini in possesso solo della licenza media sono, rispettivamente, il 19% e il 25% contro il 12% e il 16% della media Ocse. Secondo l’analisi portata avanti dall’Ocse nel 2022 solo il 20,3% delle persone di età compresa tra i 25 e i 64 anni possiede un diploma di istruzione terziaria, la media dei Paesi Ocse è del 40,4%. In Italia il 76% delle persone tra i 25 e i 64 anni in possesso di un diploma di laurea triennale aveva un impiego, tasso inferiore alla media dell’area dell’OCSE, dove l’82 % delle persone con un diploma di istruzione terziaria a ciclo breve aveva un’occupazione. Nel 2022, nel nostro paese, quasi la metà dei nuovi iscritti a corsi di laurea triennale ha scelto indirizzi STEM e quasi il 13% di essi era costituito da donne.

Un giovane su quattro non lavora e non studia. Secondo i dati, nei Paesi dell’Ocse, in media, il 9,9% dei giovani adulti tra i 25 e i 29 anni in possesso di qualifiche di livello terziario non segue un percorso scolastico o formativo (NEET), mentre nel nostro paese la percentuale corrispondente è del 16,3 %. Nell’area Ocse, il 17,1% delle persone tra i 25 e i 29 anni in possesso di un diploma di istruzione secondaria superiore o post-secondaria non terziaria a indirizzo tecnico-professionale rientra nella categoria dei NEET, percentuale che in Italia sale al 26,2 %.

Un giovane su cinque è senza diploma. “Sebbene un diploma di istruzione secondaria superiore sia spesso il livello minimo necessario per partecipare con successo al mercato del lavoro, alcuni giovani di età compresa tra i 25 e i 34 anni abbandonano comunque gli studi senza conseguire tale qualifica.” In media, in tutta l’area Ocse, il 14% dei giovani adulti non possiede un diploma di istruzione secondaria superiore mentre in Italia questa percentuale sale al 22%. 

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