Quando si esauriranno le fonti fossili?

Quando si esauriranno le fonti fossili?

Il periodo che l’umanità sta affrontando, e che affronterà nei prossimi anni, sarà probabilmente una delle fasi più importanti dell’intera storia della nostra specie da quando siamo comparsi sul pianeta.

Grazie a lunghi e complessi studi abbiamo la certezza che il clima globale stia cambiando, andando incontro a un riscaldamento progressivo che, se non arrestato, comporterà conseguenze catastrofiche che porteranno a povertà, estinzioni e guerre. La causa principale di queste modificazioni climatiche è molto chiara: gli esseri umani e le emissioni di gas climalteranti.
Queste sostanze che immettiamo in enormi quantità in atmosfera sono principalmente anidride carbonica (CO2), metano (CH4) e ossidi d’azoto che derivano dallo sfruttamento di combustibili fossili.
Le fonti fossili sono un insieme di sostanze che l’umanità ha imparato a estrarre dal sottosuolo e che derivano da biomasse (alghe, alberi, batteri, animali etc) morti milioni di anni fa e, in seguito, ricoperti da sedimenti. Il petrolio, il carbone e il gas naturale che estraiamo dai giacimenti si trova lì da centinaia di milioni di anni e necessiterà di altrettanto tempo per riformarsi.
Siccome l’aumento della popolazione e il miglioramento delle condizioni di vita necessitano di grandi quantità di energia, l’umanità ha imparato a estrarre le fonti fossili nascoste nel sottosuolo e a bruciarle, ottenendo calore che poi viene utilizzato per produrre elettricità, far muovere mezzi di trasporto, scaldare le abitazioni o anche solo per cucinare.
Chiaramente, oltre all’emissione di gas climalteranti, la combustione distrugge le fonti fossili che, per rigenerarsi, richiederebbero milioni di anni. La conclusione, a cui l’umanità è arrivata solo in tempi relativamente recenti, è che i combustibili fossili non siano infiniti e che, presto o tardi, dovremo imparare a farne a meno.

I primi a rendere pubblico questo concetto, oggi probabilmente ovvio, sono stati gli esperti del Club di Roma, un’associazione non governativa e no-profit, fondata nel 1968 che riuniva personalità della scienza, dell’economica e della politica provenienti da tutto il mondo.
Il Club di Roma commissionò al Massachusetts Institute of Technology (MIT) la stesura di un rapporto per stabilire quali fossero i limiti della crescita dell’umanità posti a confronto con i limiti delle risorse presenti sul pianeta.

Il risultato dello studio fu pubblicato nel 1972 con il titolo di “Rapporto sui limiti dello sviluppo” ed ebbe subito un enorme successo mediatico anche grazie al fatto che nel 1973 cominciò la grande crisi del petrolio che mise l’umanità di fronte al fatto che queste risorse su cui era abituata a contare non potevano essere date per scontate.
Nel rapporto si leggono numerose analisi dettagliate sul fatto che molte delle risorse su cui basiamo la nostra economia potrebbero presto diventare limitate provocando aumenti dei prezzi e, per le zone più povere del pianeta, l’impossibilità di avere accesso alle tecnologie fondamentali per la sopravvivenza. Tra queste risorse ci sono minerali, acqua, combustibile nucleare e, ovviamente, i combustibili fossili.

Secondo le stime iniziali, il petrolio sarebbe cominciato a essere meno disponibile a partire dai primi anni 2000, ma evidentemente, qualcosa ha preso una piega diversa.
Sebbene molti paesi del mondo abbiano visto il loro benessere, e la loro richiesta di energia, crescere notevolmente negli ultimi anni, l’utilizzo di tecnologie più efficienti, il ricorso al gas naturale e a sempre migliori fonti sostenibili, ha permesso di diminuire progressivamente il ricorso al petrolio che, tra tutte le fonti fossili, è quello a più alto rischio di esaurimento.
Contemporaneamente, nuove tecnologie hanno permesso di sfruttare più efficientemente i giacimenti, aumentando così le riserve globali di combustibili fossili.

Ad oggi, nel 2022, abbiamo ancora circa 50 anni di utilizzo di petrolio e gas naturale e quasi 100 anni di utilizzo di carbone. Se apparentemente questa può sembrare una buona notizia, in realtà non lo è. L’83% dell’energia che usiamo nel mondo è ancora prodotta con fonti fossili, la strada quindi è ancora lunga. La diminuzione progressiva della disponibilità delle risorse ci avrebbe spinto, forzatamente, a modificare il nostro sistema di produzione dell’energia basandolo su fonti rinnovabili e sostenibili. Il fatto di poter contare ancora per decenni su fonti fossili inquinanti ci permette di rimandare questa transizione, nonostante i cambiamenti climatici che stiamo provocando non accennino a fermarsi.

La transizione verso un futuro sostenibile dovrà quindi avvenire perché sceglieremo di dismettere i combustibili fossili e non perché rimarremo senza. Fortunatamente, la sensibilità dell’umanità è molto cambiata negli ultimi anni e la gran parte degli Stati si sta impegnando per limitare sempre più il ricorso ai combustibili fossili. Le tecnologie per farlo le abbiamo, non ci rimane che implementarle.

FARE SCIENZE

Come sta contribuendo la tua famiglia alla diminuzione dello sfruttamento dei combustibili fossili?

Ogni studente può esaminare la propria vita quotidiana e riflettere in quale modo sta agendo per diminuire la dipendenza da fonti fossili e in quali ambiti continua invece a farne ricorso.
A livello di spunto si possono prendere in considerazione:
– gli spostamenti in auto e il tipo di auto
– i mezzi usati per raggiungere il luogo di vacanza
– il metodo di riscaldamento dell’abitazione
– se l’abitazione è efficientata (classe energetica dell’abitazione)
– se la fornitura di energia elettrica è 100% rinnovabile
– utilizzo di fornelli a induzione o altre forme di efficientamento
– uso di lampadine a led o domotica per ridurre i consumi

Al termine dell’analisi gli studenti potrebbero riflettere su quali azioni mettere in atto per diminuire il consumo di fonti fossili e, di conseguenza, delle emissioni.

foto in apertura di Loïc Manegarium

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