Piccola guida al PNRR - Missione 2: Rivoluzione verde e transizione ecologica

Piccola guida al PNRR - Missione 2: Rivoluzione verde e transizione ecologica

La serie di articoli sul PNRR (Piano nazionale di Ripresa e Resilienza), che illustrano le aree di investimento e le potenzialità innovative del programma, prosegue con la presentazione della Missione 2. Il suo obiettivo è quello di attuare la cosiddetta “rivoluzione verde”, realizzando la transizione ecologica e allineando il nostro Paese con gli ambiziosi traguardi indicati dal “Green Deal” europeo.

Missione 2: un massiccio investimento per l’ambiente

La Missione 2 è la più ricca dell’intero PNRR in termini di finanziamenti: 59,47 miliardi dal Dispositivo per la ripresa e la resilienza (un terzo dell’importo complessivo del Piano), 9,16 miliardi dal Fondo complementare e 1,31 miliardi dal React EU.

Come afferma la presentazione del PNRR, questi fondi servono ad avviare una «progressiva e completa decarbonizzazione (Net-Zero)» e di «rafforzare l’adozione di soluzioni di economia circolare», per «proteggere la natura e le biodiversità e garantire un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente».

La Missione 2, oltre a essere la più costosa, dovrebbe avere l’impatto più consistente e “visibile”. Riguarda infatti aspetti importantissimi dell’economia e dell’uso del territorio, come:

  1. l’agricoltura;
  2. la gestione dei rifiuti;
  3. la transizione energetica;
  4. la tutela della biodiversità.

Va segnalato anche che l’attenzione all’ambiente è un obiettivo trasversale del PNRR, tanto che tutti gli interventi previsti (e quindi non solo quelli di questa Missione) devono rispondere a un criterio molto importante, riassunto nell’acronimo DNSH: Do No Significant Harm, cioè «Non fare danni significativi (all’ambiente)».

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Una missione chiave per l’Italia

Quelli elencati sono traguardi molto importanti e con un rilievo del tutto particolare per il nostro Paese, il cui ricchissimo patrimonio naturale rappresenta «l’elemento distintivo dell’identità, della cultura e della storia».

Il nostro Paese, però, è anche molto fragile, a causa sia di elementi naturali (caratteristiche del territorio, vulcanesimo e sismicità) sia degli abusi che hanno aggravato il rischio idrogeologico dovuto al verificarsi di alluvioni, frane ecc…, sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici.

Nella Missione 2 sono state individuate quattro componenti, a ciascuna delle quali sono stati destinati determinati investimenti (le cifre dello schema riguardano solo le risorse previste dal Dispositivo per la ripresa e la resilienza).

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L’economia circolare e l’agricoltura sostenibile

Il PNRR propone innanzitutto due obiettivi: migliorare la gestione dei rifiuti e ridurre l’impatto ambientale delle produzioni agroalimentari, una delle “eccellenze” italiane, facendole diventare “smart e sostenibili”. Le risorse disponibili ammontano a 5,27 miliardi di euro.

I rifiuti

Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, nel 2020 l’Italia ha recepito le direttive UE del “Pacchetto Economia Circolare”: l’obiettivo è quello di arrivare almeno al 65% di riciclo dei rifiuti urbani entro il 2035 e di limitarne lo smaltimento in discarica a non più del 10%.

Per raggiungere questi obiettivi, bisogna innanzitutto aumentare e migliorare la raccolta differenziata, in particolare per alcune tipologie ritenute strategiche, come le apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), la carta e il cartone, i prodotti tessili, meccanici e di plastica.

In secondo luogo è necessario ammodernare gli impianti di trattamento o costruirne di nuovi, anche per sanare gli squilibri regionali: ogni anno, circa 1,3 milioni di tonnellate di rifiuti vengono trattati in regioni diverse da quelle di origine. In particolare, la rete di impianti di raccolta e trattamento è del tutto carente nel Centro-Sud.

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Fonte: Eurostat, 2020

L’agricoltura 4.0

Per quanto riguarda il settore agroalimentare (agricoltura, pesca e acquacoltura), insieme a silvicoltura, floricoltura e vivaismo, ci si muove nell’ambito della strategia europea chiamata “Dal produttore al consumatore”.

Per trasformare quella italiana in una “agricoltura 4.0” gli interventi sono numerosi: si tratta di migliorare la competitività delle aziende agricole e il loro impatto ambientale, per esempio promuovendo la digitalizzazione e l’adozione delle nuove tecnologie, sostenendo la diffusione dell’agricoltura di precisione e un minore uso di pesticidi.

In secondo luogo bisogna rafforzare e ammodernare le infrastrutture per la lavorazione, lo stoccaggio, il confezionamento e la distribuzione dei prodotti, per ridurre le emissioni di gas serra (in Europa il settore agricolo è responsabile del 10% delle emissioni), ridurre i rifiuti e favorire il riutilizzo degli scarti di lavorazione per produrre energia. 

I consumatori, dal canto loro, vengono coinvolti soprattutto per quanto riguarda la tracciabilità dei prodotti e la riduzione degli sprechi alimentari.

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L’energia rinnovabile, l’idrogeno, la rete elettrica e la mobilità sostenibile

La quota più rilevante dei fondi (23,78 miliardi) riguarda la seconda componente, considerata strategica per l’obiettivo della “decarbonizzazione”. I principali interventi sono relativi all’aumento della quota di energia ottenuta da fonti rinnovabili e al potenziamento e alla digitalizzazione delle infrastrutture, in particolare rafforzando la “rete intelligente” di distribuzione dell’energia elettrica (smart grid).

Le hydrogen valleys

Coerentemente con la “Strategia europea sull’idrogeno” del 2020, il PNRR promuove l’utilizzo dell’idrogeno “verde” come fonte di energia (secondo la strategia europea nel 2050 dovrebbe rappresentare il 13-14% del mix energetico).

Il PNRR favorisce la creazione di hydrogen valleys, cioè aree industriali la cui economia si basa almeno in parte sull’idrogeno. I settori industriali prescelti sono quelli caratterizzati da un forte consumo di energia e poco elettrificabili: l’acciaio (l’Italia è il secondo produttore europeo, dopo la Germania), il cemento, il vetro e la carta.

Il piano prevede inoltre la creazione di 40 stazioni di ricarica dislocate in aree strategiche per incentivare l’uso dell’idrogeno nel trasporto pesante e nelle tratte ferroviarie non elettrificabili.

Tuttavia, l’utilizzo dell’idrogeno è ancora in fase di studio: per questo è importante sostenere e incentivare la ricerca scientifica per lo sviluppo di tecnologie per lo stoccaggio e il trasporto, così come per la trasformazione dell’idrogeno in altri “combustibili verdi”.

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Cliccando sull’immagine puoi consultare la mappa dei progetti sull’idrogeno come fonte energetica in Europa.

Le altre fonti rinnovabili

Per promuovere lo sviluppo delle energie rinnovabili, il PNRR propone poi interventi finalizzati a potenziare la produzione di energia fotovoltaica, eolica e marina (in particolare con impianti off-shore), oltre che del biometano ottenuto dai residui organici e di batterie per il settore dei trasporti.

Gli impianti agro-voltaici

L’Italia è al terzo posto dopo Francia e Germania tra i Paesi dell’UE per il consumo di energia nella produzione alimentare. Nel nostro Paese, in media, più di un quinto dei costi di produzione variabili delle aziende agricole riguarda i consumi energetici (una quota che sta salendo vertiginosamente a causa della guerra in Ucraina).

In realtà le aziende agricole potrebbero risparmiare moltissimo producendo in proprio energia rinnovabile senza compromettere l’utilizzo dei terreni coltivati, ma utilizzando i tetti dei propri edifici (abitazioni, stalle, magazzini ecc…) per installarvi milioni di pannelli a energia solare: l’emissione agricola di CO2 potrebbe diminuire di 0,8 milioni di tonnellate all’anno. 

I trasporti locali

Un altro capitolo fondamentale è quello dei trasporti locali: per renderli più sostenibili si prevede in primo luogo la realizzazione di quasi 600 km di piste ciclabili urbane e di circa 1250 km di piste ciclabili turistiche.

C’è poi lo sviluppo del trasporto rapido di massa nelle principali aree metropolitane: in questo caso i progetti riguardano 240 km di reti fra metro, tram, filovie e funivie. L’obiettivo è di spostare almeno il 10% del traffico dalle auto private al trasporto pubblico (in Italia oltre il 60% degli spostamenti avviene con mezzi privati).

Ci sono poi progetti per migliorare le infrastrutture di ricarica per i veicoli elettrici (7500 punti di ricarica rapida lungo le autostrade e quasi 14.000 nei centri urbani), l’acquisto di migliaia di autobus a basse emissioni e il potenziamento dei treni “verdi”.

L’uso dei veicoli elettrici è molto importante per raggiungere gli obiettivi europei sulla decarbonizzazione, ma è ancora molto limitato (0,1% dei veicoli): si stima che nel 2030 dovranno essercene almeno 6 milioni, con almeno 31.500 punti pubblici di ricarica rapida.

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La rete europea delle piste ciclabili turistiche riunite sotto il marchio di EuroVelo.

L’efficienza energetica e la riqualificazione degli edifici

La terza componente (15,36 miliardi) riguarda l’efficienza energetica degli edifici pubblici e privati, una misura necessaria in considerazione dell’età avanzata di gran parte del patrimonio edilizio italiano e molto importante per la riduzione delle emissioni.

Nel complesso, più di un terzo dei consumi energetici del Paese è dovuto proprio ai sistemi di riscaldamento / raffrescamento degli edifici. Tra gli interventi previsti ci sono:

  • la sostituzione di 195 edifici scolastici obsoleti con strutture moderne e sostenibili, in particolare nelle zone ad alto rischio sismico, e l’adeguamento di 48 edifici giudiziari;
  • le detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica (Ecobonus) e l’adeguamento antisismico (Sismabonus) di oltre 100.000 edifici privati;
  • gli incentivi per lo sviluppo di sistemi di teleriscaldamento.

La tutela del territorio e della risorsa idrica

La quarta componente, ultima ma non meno importante delle precedenti, riguarda la sicurezza del territorio e, in senso lato, le azioni per rendere il nostro Paese più “resiliente” ai cambiamenti climatici.

Sono questioni ambiziose e che comprendono aspetti molto diversi, dalla mitigazione dei rischi idrogeologici alla tutela delle aree verdi, del suolo e delle aree marine fino all’eliminazione dell’inquinamento di acque e suoli. Alla tutela del territorio e delle risorse idriche sono destinati 15,05 miliardi.

Uno degli interventi promuove la digitalizzazione dei 24 parchi nazionali e delle 31 aree marine protette, per renderli più sostenibili ed efficienti. Un progetto molto particolare riguarda il fiume Po, di cui è prevista una grande opera di “rinaturazione”, cioè di ripristino di caratteristiche più simili a quelle naturali compromesse da decenni di interventi “insostenibili”: l’eccessiva canalizzazione dell’alveo, l’inquinamento delle acque, il consumo di suolo, le escavazioni nel letto del fiume per trarne materiali per le costruzioni ecc…

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Fonte: Eurostat, 2020

La tutela delle acque

Molto importanti sono poi l’approvvigionamento e la gestione sostenibile delle risorse idriche, fondamentali per la vita e la salute dei cittadini. In questo caso vengono finanziati 75 progetti di manutenzione straordinaria, di potenziamento o completamento delle infrastrutture (acquedotti, reti di distribuzione cittadine ecc.) presenti in tutto il territorio.

Sono interventi resi necessari dalla vetustà degli impianti (il 35% delle condutture ha tra i 30 e i 50 anni) che comporta una forte perdita di acqua: nella distribuzione per usi civili, si tratta in media del 41%, con punte del 51% al Sud.

Fare Geo

  • Tanti boschi in città
    La quarta componente della Missione 2 si occupa anche di tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano. Gli interventi riguarderanno soprattutto le 14 città metropolitane, sempre più esposte all’inquinamento atmosferico, all’impatto dei cambiamenti climatici e alla perdita di biodiversità. Una misura prevede lo sviluppo di boschi urbani e intorno alle città, con la piantumazione di almeno 6,6 milioni di alberi.
    Che cosa si sta facendo nella tua città o in quelle vicine al luogo in cui abiti per quanto riguarda il verde urbano? Informati e produci una presentazione multimediale.
  • La mobilità ciclistica
    Il PNRR si occupa anche dei ciclisti: dal 2013 il loro numero è in costante crescita e nel 2020 la pandemia lo ha fatto crescere del 20%. Usare la bicicletta non è solo un merito ecologico perché si tratta di un mezzo di trasporto non inquinante, ma anche un contributo allo sviluppo economico: in Italia, l’indotto economico che “ruota” intorno alle biciclette è di quasi 8 miliardi di euro all’anno.
    Tu vai in bicicletta? Nel luogo in cui abiti l’uso della bicicletta è diffuso? Quali fattori lo rendono facile o, all’opposto, difficile? Sono state realizzate piste ciclabili? Se sì, prepara una mappa dei quartieri o delle zone collegati; se no, prova a immaginare una rete di piste che ti consenta di raggiungere le località che frequenti quotidianamente.
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