Città e mobilità

Città e mobilità

Le città hanno un ruolo strategico per l’adattamento al cambiamento climatico. Attraverso l’analisi delle problematiche più sensibili del contesto urbano, affrontiamo alcuni aspetti legati alle città di oggi in una prospettiva di sostenibilità ambientale, economica e sociale: dopo l’approvvigionamento energetico, approfondiamo il tema della mobilità urbana.

Ogni mattina, gran parte delle persone esce di casa per dirigersi in qualche posto. Senza accorgersene, diventa così parte di un ingranaggio fondamentale di ogni città: la mobilità. Questi spostamenti – che nel tempo si sono intensificati ed evoluti nelle forme e nei modi – avvengono per la maggior parte in città, o tra città, e non sempre si dimostrano rispettosi dell’ambiente in cui si realizzano. Per questo quella della mobilità è una delle sfide più impegnative e determinanti per il futuro sostenibile del nostro Pianeta.

Trasporto ed emissioni

La mobilità si è evoluta nel tempo per essere più veloce ed efficiente: dopo aver avuto a disposizione solamente i piedi, in aiuto del genere umano sono arrivati gli animali, poi le imbarcazioni, i carri e le carrozze e infine le biciclette, i treni, le automobili, i ciclomotori e tanti altri mezzi di trasporto. Il filo unico che lega tutti questi nomi è la volontà e/o necessità dell’essere umano di muoversi e di muovere le cose che servono per la sopravvivenza o il tempo libero.

Il trasporto ammonta a circa un quinto delle emissioni globali di anidride carbonica, uno dei gas serra più inquinanti. Se pensiamo che, secondo le previsioni dell’ONU, entro il 2050 il 70% della popolazione umana vivrà in città, cambiare il trasporto urbano, sia delle persone che delle merci, è un fattore di estrema importanza per il nostro futuro.

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Spostarsi in città, una questione privata?

In molte città italiane (e non solo), la maggior parte delle strade e delle vie ha un solo obiettivo: far muovere le automobili. Tuttavia, per quanto ci sembri un fatto assodato, non è sempre stato così.

Le strade erano un posto in cui mangiare, passeggiare, incontrarsi con amici e amiche, fare acquisti. In poche parole vivere. All’inizio del ‘900 la situazione è drasticamente cambiata sotto la pressione dell’industria automobilistica. Le strade sono diventate più larghe, sono stati rimossi gli alberi per far posto ai parcheggi e ai marciapiedi, ora relegati ai margini. Il risultato è che ora sulle strade le automobili sono padrone, mentre i pedoni sono solamente ospiti.

Le auto hanno anche altri effetti negativi: l’inquinamento acustico dato dai motori e dai clacson, l’inquinamento atmosferico provocato dagli scarichi delle marmitte, il traffico generato nelle ore di punta, il tempo perso in coda o la difficoltà a camminare sui marciapiedi a causa dei parcheggi selvaggi…

Spazio vitale

Va rilevato inoltre che lo spazio cittadino non viene occupato solo quando i mezzi sono in movimento: essi occupano spazio anche quando sono fermi.

Nel 1991 un fotografo del Dipartimento di urbanistica di Münster, in Germania, realizzò un servizio per mostrare concretamente lo spazio necessario per spostare 60 persone in automobile, in autobus o in bicicletta (per questo venne soprannominato “Trittico di Münster”). Le sue immagini dimostrarono in maniera evidente e immediata lo spreco di spazio urbano causato dall’utilizzo dell’auto privata.

Ispirandosi a questo esperimento, lo stesso scatto è stato ripetuto nel 2019 dall’Azienda Trasporti Bergamo (Atb) nella città di Redona, per dimostrare che lo spostamento di 60 persone occupa uno spazio molto diverso a seconda che esse viaggino in automobile (48), in autobus (1) o in bicicletta (60).

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Münster, 1991
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Redona (BG) 2019 (Foto Atb / Laura Pietra)

Le auto nel tempo hanno soffocato lo spazio presente in città. Quante strade cittadine hanno file e file di macchine parcheggiate e quante piazze conosciamo che in realtà sono solo un parcheggio?

Può sembrare una posizione radicale: perché privarci, nelle città, del mezzo di trasporto più comune? Come dimostrano in realtà gli esempi che presentiamo di seguito, la trasformazione delle strade in spazi condivisi e accessibili a tutti apporta benefici sia sul piano ambientale, riducendo l’inquinamento atmosferico, sia sul piano della vivibilità e del benessere, anche economico.

Quali prospettive per la mobilità urbana?

Per rendere più vivibile la mobilità urbana, senza perdere l’efficienza del servizio, esistono diverse opzioni. Si può decidere, per esempio, di vendere solo macchine elettriche o rafforzare il trasporto pubblico in modo che meno persone debbano prendere la macchina per muoversi.

Alcune soluzioni sono applicabili estensivamente in ogni città (per esempio il rafforzamento del trasporto pubblico e la creazione di una rete di piste ciclabili), altre invece, come la sostituzione di auto a combustione con auto elettriche, presentano una serie di problematiche.

In questo caso, infatti, i materiali per produrre le batterie delle macchine elettriche sono particolarmente rari e costosi, e servono anche per altre tecnologie utili a contrastare il cambiamento climatico come i pannelli fotovoltaici. Inoltre, sostituire tutte le auto a combustione con auto elettriche non risolverebbe né il problema del traffico né quello dello spazio sottratto alla città.

Come fare allora a ottimizzare la mobilità urbana e migliorare la vita dei cittadini? Lasciamoci ispirare da alcuni progetti innovativi in due importanti città europee.

Barcellona

La peculiarità urbanistica di Barcellona è rappresentata da una pianta rigidamente geometrica scandita da “blocchi” di edifici perfettamente quadrati. Il progetto della città per una mobilità sostenibile è quello di creare grandi isolati a partire da questi blocchi di edifici tramite una serie di interventi graduali per riutilizzare le infrastrutture esistenti.

La maggior parte delle strade verranno trasformate in zone pedonali con traffico ridotto o addirittura azzerato. Si creeranno così dei “superblocchi” più accessibili per tutti gli utenti della strada, con beneficio anche di vecchi e nuovi esercizi commerciali. Secondo un report del Barcelona Institute of Global Health, inoltre, la riduzione dell’inquinamento atmosferico grazie a questa nuova struttura urbanistica potrebbe evitare 667 morti premature ogni anno.

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I “blocchi” residenziali della rete urbanistica di Barcellona.

Amsterdam

Nel 2007 Amsterdam è diventata la prima grande città occidentale in cui la bicicletta ha superato l’automobile come mezzo più popolare per il trasporto privato. Uno dei risultati immediati più importanti è stato un effettivo miglioramento della qualità dell’aria rispetto ai primi anni del 2000.

È pensiero comune che gli olandesi amino da sempre le biciclette, ma le forme di mobilità urbana in questo Pese si sono evolute negli anni: confrontando la viabilità di una stessa strada di Amsterdam negli anni ’70 e al giorno d’oggi, si può notare che le cose sono molto cambiate nel tempo e le biciclette sono solo l’opzione più recente.

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Da sinistra: Haarlemmerdijk (Amsterdam) nel 1900, 1971 e 2013. (Foto: Amsterdam Archives)

La base del cambiamento non va ricercata in un’idea romantica della bicicletta, ma in una pianificazione orientata a beneficio di tutti gli utenti della città, superando il concetto per il quale vada dato spazio alle macchine sopra ogni cosa.

Progressivamente, le infrastrutture cittadine sono state adattate all’utilizzo da parte di tutti, introducendo ampie aree pedonali, corsie ciclabili in ogni strada, limiti di velocità a 30 km/h in zone sensibili della città (per esempio davanti a scuole o asili).

Il risultato è stato una facilitazione degli spostamenti in bicicletta e con il trasporto pubblico, e una disincentivazione agli spostamenti in automobile, diventati a tutti gli effetti inefficienti all’interno della città. La vivibilità della città è aumentata anche grazie alla riduzione dell’inquinamento acustico dato dalle macchine e le strade sono tornate a essere pienamente dei luoghi di vita, nelle quali automobili, pedoni, biciclette e qualsiasi altro utente possono coesistere.

La situazione in Italia

Sul fronte della mobilità urbana, nel nostro Paese esistono situazioni molto diverse. Alcune città si stanno adoperando per diventare più sostenibili: Milano per esempio ha inaugurato una nuova linea della Metropolitana che dovrebbe rendere gli spostamenti più agevoli e ridurre il numero di persone che usano la macchina per spostarsi in città. Tuttavia manca un piano per la mobilità su bicicletta: le piste ciclabili sono poche e spesso non ben delimitate e questo è un difetto per una metropoli con area occupata ridotta e che quindi sarebbe molto comoda da attraversare su due ruote. Roma da parte sua ha tre linee di metro che, però, spesso hanno bisogno di lavori di manutenzione e non sono efficienti come dovrebbero, oltre a lasciare scoperti diversi quartieri dell’area urbana.

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Le linee della metropolitana e delle ferrovie all’interno del territorio di Milano, una rete di trasporto sostenibile per viaggiare in ogni punto della città (Foto ATM S.p.A)

Esiste anche una differenza tra metropoli e città di medie dimensioni: mentre le prime investono fortemente sul trasporto pubblico (anche perché la quantità di persone che effettuano gli stessi spostamenti lo rende estremamente conveniente), le città di medie dimensioni (Rimini e Padova per esempio) investono maggiormente nella mobilità su bicicletta in quanto le dimensioni le rendono comode per spostarsi con questo mezzo.

Nonostante questo anche queste ultime città stanno cercando di muoversi verso dei trasporti pubblici più sostenibili: molte (per esempio Bolzano) hanno sostituito la propria flotta di autobus con mezzi elettrici o a idrogeno.

Un Paese a due velocità

Su questo tema esiste un forte divario tra Nord e Sud: spesso le città del Sud sono riluttanti o hanno più difficoltà (economiche o infrastrutturali) a investire sulla mobilità sostenibile. Questo non deve però far pensare che la situazione al Nord sia idilliaca. La maggior parte delle città non sta certo investendo in modo significativo in questa direzione; si stanno perlopiù implementando delle migliorie insufficienti a cambiare effettivamente la situazione, perché spesso non sono inserite in una pianificazione a lungo termine.

Sono comunque dei passi in avanti che fanno ben sperare, ma serve più coraggio da parte delle amministrazioni per poter programmare un’evoluzione efficace della mobilità urbana.

Cosa ci riserva il futuro?

È difficile prevedere gli sviluppi futuri, ma una cosa è certa: la mobilità urbana richiede alcuni cambiamenti obbligati e alcune tendenze sono già avviate. L’automobile perderà (e sta già parzialmente perdendo) il suo status di intoccabile padrona della strada, soprattutto in città, per motivi legati all’inquinamento acustico e atmosferico, e alla riduzione della vivibilità degli spazi urbani.

Un altro motivo, non secondario, è che le città saranno tra le zone del pianeta più colpite dal cambiamento climatico. Ljubljana per esempio vedrà la propria temperatura alzarsi di 3,5 °C in media, e così come lei tante altre metropoli. In questa prospettiva le grandi distese di cemento e asfalto necessarie per il trasporto privato con automobile saranno insostenibili. Al contrario invece vie più piccole, possibilmente alberate, aiuteranno a mantenere l’ambiente urbano più fresco e vivibile anche in un contesto di aumento delle temperature.

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Un quartiere con mobilità green a Reims (Francia).

Fare Geo

Dividetevi in gruppi all’interno della classe per affrontare il tema della mobilità in relazione alla vostra esperienza di studenti e studentesse.

  • In ciascun gruppo, ognuno elenca i mezzi di trasporto che usa quotidianamente e lo scopo per il quale li utilizza.
  • Riflettendo sul grado di inquinamento ambientale dei mezzi elencati, si individuano assieme forme di mobilità alternativa e più sostenibile.
  • Ciascun gruppo elabora una proposta da sottoporre all’amministrazione comunale per migliorare la viabilità e la mobilità cittadina.
  • Tutti i gruppi si riuniscono e confrontano le loro proposte.

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