E se Machiavelli o Hegel avessero i social? Ecco come portare i grandi della storia su Instagram con i tuoi alunni

E se Machiavelli o Hegel avessero i social? Ecco come portare i grandi della storia su Instagram con i tuoi alunni

Per molti docenti i social rappresentano l’antitesi della cultura, dello studio e dell’apprendimento. Sono considerati distrattivi, superficiali, inutili e molto spesso dannosi per gli alunni e per la loro crescita.

A Firenze però il Data Life Lab ha cercato di raccogliere evidenze riguardo ad un possibile utilizzo didattico dei social, in particolare dell’utilizzo didattico di Instagram, il social network preferito dai più giovani. Lo scopo del Data Life Lab è quello di mettere a punto strumenti di indagine innovativi per fare ricerca sui giovani, mettendo insieme competenze tematiche dell’università con quelle pratiche delle imprese che lavorano sul territorio con la tecnologia. Il buon rapporto fra Università di Firenze, la società ReteSviluppo S.C. e la Startup Kinoa ha permesso la nascita del Data Life Lab che oggi entra ripetutamente in contatto con i giovani per attività di ricerca e di formazione.

“Come laboratorio di ricerca pensiamo che sia importante dare ai ragazzi la possibilità di esprimersi nel linguaggio che è loro più familiare, e quello di Instagram in questo momento è un linguaggio che parlano quotidianamente”.

Dopo alcuni focus group esplorativi condotti proprio con gli studenti che conducevano un percorso di Alternanza Scuola Lavoro presso il Lab, si è pensato di creare un format che potesse unire la ricerca, la partecipazione e la didattica utilizzando Instagram. È
nata così la Social Challenge, un gioco/contest in cui i ragazzi utilizzano Instagram per produrre e diffondere contenuti su diversi temi. È un modo per avviare con i ragazzi una riflessione sull’uso responsabile dei social network ma soprattutto è un modo eccellente per renderli protagonisti attraverso uno strumento che padroneggiano perfettamente, un modo nuovo per ascoltarli e per aiutarli a dire con parole “social” quello che pensano.

L’obiettivo della Social Challenge era quello di invitare gli studenti di alcuni istituti fiorentini a far parlare e dialogare fra loro i profili Instagram di grandi personaggi della storia, della letteratura e della filosofia, attribuendo loro l’originale e corretto pensiero filosofico/ ideologico o politico, ma in un contesto di attualità. La sfida è stata quindi quella di immaginare che Hegel, Machiavelli o Dante fossero vivi oggi e molto attivi sui social: cosa scriverebbe Seneca se avesse un account Instagram? Che tipo di stories farebbe Talete?

Per sapere come è andato l’esperimento del Social Challenge abbiamo fatto qualche domanda a Ester Macrì, Project Manager della start up Kinoa e del laboratorio DataLifeLab, phd in Metodologia delle Scienze Sociali.

Come hanno reagito gli insegnanti a cui avete proposto di sperimentare una Social Challenge con i personaggi storici?

Tendenzialmente gli insegnanti sono un po’ smarriti di fronte a Instagram. I più “social” sono abituati a utilizzare Facebook, ma non conoscono Instagram e il suo funzionamento. Qualcuno si è incuriosito e ci ha fatto molte domande su questo mondo per loro nuovo. Una parte della scuola, purtroppo, sembra avere paura del web e dei social network, visti solo come una minaccia o una perdita di tempo. Con la Social Challenge vogliamo dimostrare che i social sono un mondo che i ragazzi già abitano, anche in maniera positiva, e il vero pericolo sta nel fatto che gli educatori, rifuggendolo, rinunciano a prendervi parte e, in qualche modo, abbandonano i ragazzi a se stessi.

La scuola ha il dovere di educare le nuove generazione non solo trasferendo le nozioni del passato ma anche insegnando ai ragazzi come utilizzare i potenti strumenti messi a disposizione dalla rivoluzione digitale in atto. Questi strumenti sono neutri ed è solo la modalità con la quale si utilizzano che ne decretano l’impatto, positivo o negativo, sulla società. Ma dove si dovrebbe insegnare ad usarli se non a scuola?


Qual è stata la risposta invece degli alunni davanti alla proposta didattica, sicuramente creativa e innovativa?

I ragazzi si sono entusiasmati, partecipando alle sfide con impegno, motivazione e allegria. Alcuni ci hanno scritto dei messaggi privati su Instagram nei giorni successivi per ringraziarci e per dirci che si erano molto divertiti. Ad esempio un ragazzo di 16 anni, che si è impegnato molto in una delle nostre sfide e ha conseguito ottimi risultati, ci ha rivelato che, per portare avanti il gioco in maniera migliore e vincere, si è documentato su internet. Ha letto alcuni articoli e ha visto dei video tutorial su Youtube su come scattare delle foto accattivanti e come fare dei post virali. Ha capito, attraverso il gioco, che stare su un social network è una faccenda seria e ha scelto di auto-formarsi.


Gli alunni hanno dimostrato di aver compreso in modo approfondito i personaggi storici e i concetti che -in modo più classico- hanno appreso attraverso libri e lezioni frontali? Com’è cambiata la loro “confidenza” rispetto ai concetti appresi?

Paradossalmente, creare dei profili virtuali dei personaggi studiati a scuola li ha resi “reali”, cioè li ha avvicinati ai ragazzi, alla loro vita quotidiana, al loro ambiente naturale. Riuscire a trasferire i contenuti studiati a scuola nel linguaggio dei social è un’operazione cognitiva abbastanza complessa, ma i ragazzi non si sono fatti spaventare e hanno prodotto dei post molto creativi mostrando di padroneggiare perfettamente le nozioni apprese a scuola. In uno dei post i ragazzi hanno rappresentato Machiavelli che mangia una schiacciata in uno dei locali più alla moda di Firenze e questo lo ha portato davvero in mezzo ai ragazzi di oggi. Parallelamente, in una storia Instagram, sempre Machiavelli sintetizzava il contenuto de “Il Principe” con un tono semplice e divulgativo, molto d’impatto.


I social possono quindi essere considerati come nuova metodologia di apprendimento?

I social possono essere uno strumento di supporto alla didattica e all’apprendimento, oltre che alla diffusione di buone prassi e alla condivisione di esperienze didattiche. È importante che la scuola abiti i social network senza paura, riempiendoli di contenuto. Al tempo stesso bisogna educare i ragazzi a utilizzare correttamente questi strumenti, e questo può essere fatto solo usandoli insieme.

Non bisogna mai far pensare ai ragazzi che i social network siano “una cosa stupida” o “una perdita di tempo”, perché in questo caso li utilizzeranno davvero solo per perdere tempo.


Come si sono mossi gli studenti fra post e stories? Hanno utilizzato le due opzioni in modo differente, e se sì come? Hanno compreso la loro diversa natura?

Su questo punto abbiamo raccolto dei dati molto interessanti e abbiamo scritto un articolo di approfondimento sulla distinzione tra “tempo verticale” (i post) e “tempo orizzontale” (le storie). Diciamo che i ragazzi sanno perfettamente distinguere quando è il caso di fare una storia e quando un post, noi ricercatori lo avevamo meno chiaro e infatti abbiamo impostato quest’ultima sfida in modo che i ragazzi fossero liberi di utilizzare i due diversi tipi di pubblicazione per poi analizzare le loro scelte . In sintesi, le storie sono state scelte per le interazioni tra personaggi, più o meno amichevoli, mentre i post sono stati scelti per immortalare quello che resta che, per i ragazzi, è soprattutto l’amore.
Abbiamo scritto un articolo che parla proprio di questo, e lo trovate qui.


Quali sono i contenuti postati dagli studenti che più vi hanno colpito, dal punto di vista contenutistico?

Ci ha colpiti questo post di Machiavelli appena sveglio, per la capacità di rendere attuale e quotidiano il personaggio. Machiavelli si affligge per il mancato ringraziamento da parte di Lorenzo de’ Medici per la dedica della sua opera Il Principe. Ci ha fatto molto sorridere l’espressione “anche oggi grazie domani”.

Ci è piaciuta molto anche la disputa filosofica tra Eraclito e Talete, in particolare questa storia in cui, in un linguaggio tutto social, Eraclito accusa Talete di aver creato un sistema filosofico tutto incentrato su un solo elemento, e quindi di aver operato una semplificazione della realtà. Abbiamo apprezzato questo post perché se i due filosofi avessero avuto Instagram e fossero stati contemporanei, probabilmente si sarebbero detti proprio questo.

Ci è piaciuto tantissimo poi lo scambio di commenti tra Beatrice e le sue fan sotto ad un post che la ritrae col suo Dante. Le ragazze hanno coniato il nome macedonia “Dantrice” per shippare (ossia tifare) per la relazione tra i due, come fanno le fan delle serie tv. Una ragazza chiede anche a Beatrice se ha friendzonato Dante. Ci colpisce l’uso di termini tipici dello slang del web e degli adolescenti attribuiti a due personaggi come Dante e Beatrice. Questo li rende veramente reali.

Infine, segnaliamo la storia realizzata dai ragazzi che hanno animato il profilo del filosofo Hegel, immaginando la nottola di Minerva che spicca il volo di mattina e dopo 24 ore si cancella e riparte. In questo modo hanno giocato ribaltando il pensiero di Hegel che usa la metafora della nottola che spicca il volo di sera per rappresentare la filosofia che può parlare della realtà solo quando le cose sono già avvenute. La nottola su Instagram riparte ogni 24 ore, in questo modo i ragazzi hanno padroneggiato perfettamente un concetto complesso rendendolo comprensibile nella logica dei social network. Per rendere più verosimile la storia hanno inserito come tag del luogo l’Università Humboldt di Berlino e per renderla più divertente l’espressione “buongiornissimo” che stride evidentemente con l’immagine di filosofo colto quale è Hegel. Questi ragazzi hanno dimostrato di conoscere benissimo il pensiero di Hegel e hanno giocato sul paradosso e sull’ossimoro.


Si nota un uso intelligente dell’ironia -in linea con la natura stessa di Instagram. Questa scelta è stata spontanea o è stata in qualche modo suggerito l’utilizzo di questo registro?

I ragazzi potevano scegliere in maniera autonoma il registro da adottare. Molti hanno scelto il tono ironico, che tuttavia è molto difficile da padroneggiare. Ma sono stati bravissimi in questo, senza mai scadere nella banalità o nella volgarità e anzi riuscendo a inserire l’ironia all’interno dei concetti studiati a scuola con molta naturalezza.


Quali sono gli steps che un docente di lettere, storia o filosofia deve fare per replicare il social challenge nella propria classe?

  1. Abbandonare la paura e il pregiudizio verso Instagram calandosi nel mondo dei ragazzi che utilizzano questi strumenti di espressione e comunicazione che possono apparire alieni a un adulto ma che sono naturali per un adolescente.
  2. Non improvvisare: per usare un nuovo strumento in un contesto complesso è necessario usare un metodo. Per prima cosa bisogna esplorare Instagram e capirne il funzionamento: creare un profilo, seguire alcune persone, imparare a pubblicare contenuti, leggere gli articoli di addetti ai lavori ed eventualmente partecipare a corsi di formazione dedicati. È importante anche vivere il social in prima persona, anche solo da osservatori.
  3. Con creatività, provare a immaginare come ciò che viene studiato a scuola potrebbe essere collocato all’interno del social network: scegliere un tema per la sfida tra gli argomenti affrontati in classe.
  4. Assegnare ai ragazzi delle sfide da portare avanti attraverso Instagram: riassumere dei contenuti nelle storie, creare il profilo di un personaggio che si è appena studiato, inventare gli hashtag per sponsorizzare un’opera letteraria etc. La sfida deve permettere ai ragazzi di trasferire i contenuti studiati a scuola in un linguaggio social.
  5. Premiare i ragazzi più creativi o più motivati con qualcosa di insolito che non sia il voto e che li stupisca, per dare un sapore di sfida all’attività.
  6. Analizzare i contenuti prodotti insieme ai ragazzi, creando un dibattito. È stato divertente portare avanti questa attività? È stato difficile? Che tipo di contenuti sono stati prodotti?

Un’ulteriore attività che i docenti potrebbero portare avanti con Instagram è proprio quella di esplorare il Social Network insieme ai ragazzi stessi. Proiettando in classe, si potrebbero analizzare i post, gli hashtag, le storie e discuterne insieme. Ad esempio, se in storia stiamo studiando le leggi razziali, potremmo andare insieme su Instagram a caccia di post contro il razzismo o anche di post da evitare, dal contenuto razzista. Da qui potrebbe partire una discussione sull’argomento e i ragazzi stessi potrebbero provare a produrre dei post contro il razzismo.

Questo servirebbe a far capire agli studenti che i social sono una cosa seria, da usare bene e consapevolmente e, probabilmente, servirebbe ai docenti per comprendere più a fondo il mondo dei ragazzi.


> I professori più creativi possono inviare le loro idee e i loro risultati al Data Life Lab che sarà lieto di ospitarli sul proprio blog: ester.macri@kinoa.tech

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