A scuola con i changemakers #12
5 step per combattere gli stereotipi di genere a scuola

5 step per combattere gli stereotipi di genere a scuola

In media, nei Paesi dell’OCSE, la differenza di punteggio in matematica tra ragazze e ragazzi nella fascia superiore di punteggio è pari a 19 punti. E tra i paesi UE, l’Italia ha il maggior divario di genere negli apprendimenti in matematica (Dati OCSE-PISA 2020).  

Se consideriamo le previsioni per i lavori più richiesti nel 2022-2025 – scienziati e specialisti in AI, Machine Learning, Big Data, automazione, cybersecurity, specialisti dell’internet delle cose – la conseguenza diretta è che una ragazza, in Italia, ha meno probabilità di un coetaneo maschio di essere occupata da adulta, ed avrà una retribuzione media più bassa a parità di ruolo e responsabilità. 

Lo studio PISA ci fornisce preziosi indizi su come attuare, con efficienza, un cambio di rotta e combattere gli stereotipi di genere a scuola:  

  • precisa che le differenze di genere nell’istruzione, come in altri campi, spesso emergono durante l’adolescenza con l’aumento del gap maschi-femmine sull’acquisizione delle competenze, con le ragazze che consolidano il vantaggio su materie umanistiche a discapito di quelle scientifiche 
     
  • l’analisi suggerisce che, osservando ragazze ad alto rendimento in matematica e scienze – in particolare nei compiti che richiedono la formulazione di problemi matematici o la spiegazione scientifica di fenomeni – il divario di genere che si viene a creare a quest’età può avere molto a che fare con la fiducia delle ragazze nelle proprie capacità in queste materie. Guarda caso, quando si confrontano i risultati di matematica tra ragazzi e ragazze con livelli simili di fiducia in sé stessi e di ansia rispetto alla matematica, il divario di genere scompare.  

In sintesi, da una parte il condizionamento si consolida con l’adolescenza, dall’altra, quando gli studenti sono più sicuri di sé, si concedono la libertà di fallire, di impegnarsi in processi di prova ed errore che sono fondamentali per acquisire conoscenze in matematica e scienze. E proprio a causa dei condizionamenti di genere, le ragazze tendono ad avere più paura di sbagliare, forse perché non riescono a distinguere psicologicamente tra “ho fatto un errore” e “mi sono sbagliata”. 

Che fare quindi? La ricetta magica probabilmente non esiste. Tuttavia, con la nostra esperienza di empowerment per bambine in Italia con 50 percorsi svolti ad oggi e oltre 11.700 bambine (ed in alcuni casi bambini) coinvolte, ci permettiamo di condividere qualche ingrediente utile: 

  1. Concentrare gli interventi prima dell’adolescenza, prima che lo stereotipo si “cristallizzi”, porta a risultati efficaci: è importante agire nell’età 8-12 anni, cercando di operare a livello di autostima e consapevolezza delle proprie capacità nelle bambine. 
  2. Proporre percorsi STEAM (Science Techology Engeneering Arts Mathematics) anziché STEM (Science Techology Engeneering Mathematics): attraverso un progetto concreto (che prevede la produzione effettiva di un prototipo, una maquette, un oggetto, un programma informatico) fare leva sull’aspetto ludico dell’attività, sulla creatività, l’immaginazione, la componente artistica ed inventiva del progetto. 
  3. Porre estrema attenzione quando si propongono attività cariche di stereotipi (per esempio un laboratorio di robotica, di meccanica, di informatica) e sul coinvolgimento delle bambine in gruppi misti: l’esperienza nella misurazione d’impatto di Bet She Can ci dimostra che i gruppi misti portano con sé inevitabilmente dinamiche stereotipate (sia nel gruppo stesso, sia negli educatori che inquadrano le attività). Se sottovalutate, queste dinamiche risultano controproduttive per le bambine e ragazze. 
  4. Fare leva sull’ascolto: l’ascolto è la premessa ad ogni rapporto di apprendimento. L’ascolto riconosce la dignità, l’identità e diventa presupposto per relazionarsi alla diversità, non solo della bambina o bambino da cui si parte ma anche appunto della diversità di genere, di condizione sociale, di cultura, di stimoli ricevuti. Succede che all’interno di un processo di apprendimento i silenzi siano funzionali a rispettare i tempi del bambino. In queste “soste” l’adulto deve imparare ad attendere, a sostenere senza interferire perché in quell’attesa c’è il seme di tante qualità che vanno oltre l’apprendimento in sé e l’accompagnano: la capacità di gestire e stare nella frustrazione, di accogliersi e arrivare a conoscenze autentiche e consapevoli. 
  5. Sviluppare la propria consapevolezza e attenzione. Siamo noi adulti, insegnanti, genitori, famiglie a veicolare lo stereotipo, ad ingabbiare le nostre bambine e bambini in compartimenti stagni. E’ importante metterci in discussione, chiederci se il nostro linguaggio impone un’identità non sentita, se i nostri comportamenti incasellano le numerose sfumature di una realtà colorata in sovrastrutture in bianco e nero, se sono le nostre aspettative e proiezioni di futuro ad impedire a bambine e bambini di esplorare un potenziale fatto di infinite opportunità. Siamo noi i primi a doverci mettere in discussione, a dover uscire dalla nostra comfort zone, a dover sbagliare. Già questo è un primo passo. 

Su questi temi abbiamo previsto un webinar gratuito rivolto a tutti i docenti:
12 Ottobre 2022, ore 17:00
UN NUOVO APPROCCIO ALLA DIDATTICA STEM
con Elia Bombardelli e Alberto Garniga

Altri articoli da “A scuola con i changemakers”

A scuola con i changemakers #15 Consigli pratici per scoprire i talenti degli studenti con disabilità 
A scuola con i changemakers #14 La scuola come un organismo vivente: le 42 azioni strategiche per cambiare la scuola 
A scuola con i changemakers #13 La prevenzione sui Disturbi del Comportamento Alimentare passa tra i banchi di scuola
A scuola con i changemakers #11 I disturbi specifici dell’apprendimento e la necessità di un nuovo Mindset 
A scuola con i changemakers #10 Riscoprire la passione per l’insegnamento per cambiare la scuola
A scuola con i changemakers #9 Cambiare prospettiva con la neurodiversità: da limiti a possibilità